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Note su Borgo Marino Sud e racconti di vita di Ramon Scordella

La vita e il lavoro dei pescatori a sud del fiume Pescara

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Borgo Marino Sud è la zona dove si sono insediati i pescatori che ancora abitano le case costruite negli anni trenta tra il lungofiume Andrea Doria, via Vespucci, lungomare C. Colombo.

Case piccole che, in quegli anni, sostituirono le primitive fatte con pietre e malta dove vivevano intere famiglie di pescatori. Il vecchio Borgo del lato sud era situato originariamente dove poi Di Properzio installò le cisterne. Negli anni 30/40 furono consegnate le case popolari di via Thaon de Revel che, ancora oggi, esistono e sono abitate. Circa trenta famiglie di pescatori si insediarono in quelle case costituendo di fatto Borgo Marino Sud.

A Nord e a Sud del fiume negli anni si erano insediate intere famiglie di pescatori provenienti da varie parti dell’Italia. Ben presto tra i due villaggi di pescatori si formò una rivalità di frontiera come spesso capita ai confinanti che, in questo caso, erano divisi da un fiume. 

Già nel 1875 la consistenza della flottiglia locale era di almeno cinque paia di barchitti, che

appartenevano alle famiglie La Galla, Spina, Ammirati. Montanaro.

La rivalità tra le due sponde è stata sempre presente e gli abitanti si distinguevano in saravendane (sopraventani) che abitavano la sponda Nord del fiume e sottavendane (sottoventani) o palladine (i paladini) che abitavano a Sud del fiume.

Sopraventani o sottoventani significava che erano esposti sopra e sotto il vento della tramontana. Palladine era riferito al fatto che gli abitanti del rione sud provenivano dalla zona della palude. Pescara dal ponte risorgimento in poi era quasi tutta palude.

I cognomi, che ancora oggi esistono, erano tutti derivati da soprannomi che indicavano la provenienza degli abitanti. Palestini da Palestrina vicino Venezia, Fanese da Fano nelle Marche, Mazza da Silvi, Spina da San Benedetto.

Le famiglie del Nord e del Sud si formarono con lo spostamento dei marinai che venivano a pescare da Venezia fino in Puglia fermandosi a Pescara zona ricca di pesce.

Ramon Scordella, ultimo discendente di una famiglia di pescatori, proprietario e gestore del ristorante Taverna a Prua a Mare, ha raccontato la sua storia di bambino vissuto sempre nella zona Sud chiamata ora Borgo Marino Sud:

“Il sud è tuttora sempre “colonizzato” dalle stesse famiglie Camplone, Scordella, Di Giovanni, Cipollone. Il lato Nord ha avuto più influenze dal Teramano con i Palestini, Angelone. I miei nonni nel ’36, originari di Atri, si trasferirono a Silvi paese e poi alla marina nella parte sud del fiume.

Ritornando al discorso culinario abbiamo due tipologie e diversi modi di cucinare con le stesse basi o materie prime. Le nostre del lato Sud sono state più innovative. Il lato Nord si è sempre contraddistinto per la cucina, ma, dalla parte di là, sapevano fare solo il brodetto con il peperone detto anche feffellone.

Nel lato Sud c’è stato un approccio diverso di cucina più vario con pesce e frutti di mare. Negli anni 50, dopo la guerra, il pesce si lessava o si arrostiva, la frittura non si poteva fare perché l’olio di oliva non c’era e quel poco che si poteva trovare serviva per condire. Noi abbiamo avuto un’evoluzione da questo lato: “nù stevamo più avanti”, questa qualità l’abbiamo sempre avuta e sempre l’avremo. Forse l’evoluzione della cucina a Borgo Marino Sud è stata più aperta e sensibile al cambiamento naturale.

I polipetti affogati con il vino bianco e rosmarino sono forse nati per caso, ma i polipetti erano sia a nord sia a sud, ma “loro” hanno adottati li “bummaletti” o lumaconi che usavano solo per il brodetto.

Devo dire però che i pescatori di Nord e Sud sono tutti uguali, ci salviamo la vita in mare, ma quando rientriamo “io so’ di qua e tu di là”. Quando ero bambino sono andato sulla barca di un marinaio per imparare, non era consentito andare sulla barca del proprio padre. Ricordo che mangiavo i polipetti bruciati cotti sopra il fumaiolo della barca. Erano buonissimi anche perché avevamo tanta fame.

La Festa di Sant’Andrea, che si faceva al Nord, era l’occasione per incontrare i rivali e sfidarli con i remi che lasciavano a terra tante teste rotte. Tra Nord e Sud c’erano mazzate anche alla festa del Palio e la rivalità si estendeva anche alla cucina. Vù nun sapete fa lu brudetto come facemo nù, ci dicevano quelli del Nord.

Ma alle 6 del mattino, l’odore del loro brodetto era così buono ed invitante che ci faceva venire l’acquolina in bocca.

Il brodetto del lato Nord era fatto con il peperone o feffellone, mentre quello del lato Sud con il pomodoro. A Borgo Marino Sud esistevano ed esistono ancora le “appesarelle” cioè pomodorino messi a seccare appesi, di là si trovano a seccare i peperoni. Noi facciamo quintali di appesarelle.

Non si usciva in inverno in mare perché le barche non erano attrezzate e c’era la pratica di seccare il pesce pescato in estate per consumarlo in inverno.

Mio nonno, ma tutti lo facevano, metteva i pesci giusti per l’essiccamento in una calza da donna e li appendeva per farli essiccare. In inverno il pesce essiccato si metteva nell’acqua a rivenire e poi si faceva il brodetto. Si pescava anche il tonno che era facile da preparare sulla cucina economica con il piano di ghisa. Se ne metteva un pezzo con il rosmarino che copriva l’odore del tonno. Nonnò (mia nonna) ci faceva le tagliatelle con il ragù di polipo, era talmente buono che noi bambini credevamo che era fatto con la carne macinata.

Molto spesso si scambiava il pesce con i prodotti della terra con i contadini che venivano dall’interno del territorio verso il mare.

Mio nonno era della famiglia Cipollone che era una famiglia di coltivatori e mio nonno durante lo sfollamento della seconda guerra mondiale si fermò in una località del teramano a San Benedetto del Tronto. Mio nonno aveva costruito cento nasse, tutte fatte tutte a mano, che aveva barattato con i contadini di San Benedetto per l’olio. I contadini con le nasse hanno iniziato a pescare cominciando una nuova attività lavorativa. 

Ci stava la rivalità a chi avesse la barca più bella più grande, ma il lato nord è stato più avvantaggiato. Loro sono più istruiti più tecnici e scientifici, quelli del sud più spontanei con il cuore.

Dalla parte nostra abbiamo avuto una evoluzione nella cucina mentre quelli del nord sono rimasti tradizionalmente ancorati al brodetto con il peperone. Vedevamo il lato nord come persone superiori mentre noi mantenevamo la nostra spontaneità. 

Qui è rimasta la tradizione e la residenza dei pescatori mentre al lato nord molte case dei pescatori sono state abbattute e sono stati costruiti edifici e scuole. Noi nel tempo con il tentativo di superare il loro brodetto, molto buono, abbiamo sperimentato altre pietanze arricchendo il menu tradizionale”.

La Delegazione Pescara Aternum dell'Accademia Italiana della Cucina, celebrerà il 13 giugno una cena conviviale presso il ristorante Taverna Prua a Mare per scoprire tradizione e cultura della cucina dei pescatori per perseguire gli obiettivi propri dellassociazione.

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