Approfittiamo della sosta “forzata” del Delfino, giacché come sappiamo la gara di Pontedera è stata posticipata a causa dei nazionali convocati, per fare l’ennesimo punto della situazione su ciò che è ormai diventato il Calcio a Pescara.
La frase che tiene banco fra i tifosi in questi ultimi giorni, al termine di un periodo davvero buio, quanto meno in termini di risultati, è senz’altro “anche quest’anno vinceremo l’anno prossimo”, un triste ritornello che da troppe stagioni imperversa da queste parti, come unica, magra consolazione, per quella che fino a poco più di un decennio fa era una passione speciale, un amore viscerale per i colori biancazzurri, che fra alti e bassi non aveva mai fine.
Da quando Daniele Sebastiani si è impossessato di questo ex bene comune di un intero popolo, che spesso varcava anche i confini provinciali, l’unica certezza rimasta è la sopravvivenza, non importa in quale categoria e con quali giocatori e tecnici, ma l’importante è potersi iscrivere ad ogni campionato che si succede, senza mai un reale progetto tecnico, ma semplicemente reclutando calciatori o pseudo tali, donati per lo più in prestito o con altre modalità finanziarie tipiche del calcio “moderno”, da società “amiche”. Il tutto con la certezza di poterci guadagnare abbastanza per poter tirare avanti, in modo da restare agganciati in qualsiasi modo al dorato mondo del pallone, intorno al quale girano vorticosamente affari di ogni tipo, come ad esempio l’organizzazione di tornei di Padel o possedere quote in una miriade di partite IVA.
A questo imprenditore tanto scaltro e intelligente, quanto poco propenso all’empatia, il noto giornalista e saggista Gianni Lussoso ha dedicato parecchi tomi, alcuni “indiretti”, dove il riferimento a lui era più evidente, benché non conclamato, come “Lo sterco del diavolo - I mercanti e lo stadio”, che già alcuni anni or sono profetizzava ciò che oggi appare evidente e diversi altri dove invece il nome di Sebastiani spunta fin dalla copertina. Erano e sono avvisi di quanto accade a Pescara da molti, troppi anni. Tutti, per lo più, inascoltati, perché, si sa, la verità, quando è crudele, fa male e spesso si preferisce negarla, come molti tifosi hanno sempre fatto e continuano, imperterriti. Il bravo giornalista, da vero professionista, sa però che è solo questione di tempo. Giungerà, magari troppo tardi, ma alla fine, un giorno, qualcuno o qualcosa racconterà quest’epoca a tinte biancazzurre e, magari, magra, ma reale soddisfazione, lo farà citando proprio quei volumi oggi quasi condannati come “I versi satanici” di Salman Rushdie. Chi ama davvero la sua squadra o il suo popolo scrive sempre e solo la verità, senza farsi condizionare, a rischio di essere condannati e crocifissi, perché sa che non è mai il presente a consegnare medaglie, ma sempre e solo il futuro, che volgendo le spalle a ciò che è stato, legge la Storia senza pietà, nella sua totale e nuda crudezza.
Coloro che, invece, spargono fiumi di parole di circostanza, magari incensando a mo’ di salvatore, colui che ha condotto verso il “nulla” un’intera generazione di tifosi, sono solo patetici “profeti”, ascoltati a bocca aperta dalla massa, in quanto veri incantatori, dotati sì di favella, ma non di libertà nel pensiero.
Sabato prossimo, 25 novembre, con inizio alle ore 20:45, ci sarà il tanto atteso scontro con la nuova capolista del girone, la favoritissima per la vittoria finale, Cesena. Al momento i punti che separano le due squadre sono ben 12 (dodici), seppure con una gara in meno per il Pescara. Un’eventuale vittoria degli uomini di Zeman ridurrebbe lo svantaggio a un teorico meno sei, fermo restando che fra le due, al momento, troviamo anche altre compagini (Torres, Carrarese, Perugia, oltre a Pineto, Recanatese e Pontedera praticamente affiancate). Per ciò che si è visto in campo nelle ultime settimane, rispettivamente, sconfiggere i romagnoli appare quasi un Everest da scalare, ma d’altronde sono anni che andiamo avanti in questo modo, proseguiamo pure a sognare, almeno finché non ci verrà tolta pure questa possibilità.