Povero Delfino, che brutta fine hai fatto. Fanno riflettere le antiche contestazioni nei confronti di Pietro Scibilia, rispetto a quelle odierne, eppure il commendatore, all’epoca, ne prese atto e, pur sentendosi offeso, non replicò ai contestatori servendosi di una televisione “amica”. L’attuale presidente e padrone unico della Sebastianese (l’ex Pescara Calcio), che ha trascinato in un baratro sportivo senza fine questa società, dopo la civile protesta della tifoseria, fuori lo Stadio Adriatico, prima dell’inguardabile partita contro la Lucchese, ha invece parlato di clima surreale nei suoi confronti. Ha la coscienza a posto lui. Ma quale coscienza ci verrebbe da chiedergli? Eppure la sua decennale gestione è sotto gli occhi di tutti, anche dal punto di vista statistico, con record negativi ben difficilmente eguagliabili, se non, come temiamo, da egli stesso.
Dopo aver probabilmente costretto la sua pedina, tal Luca Matteassi, a prendersi le colpe (!?) per quest’ennesima ignobile stagione in corso, ieri si è sentito offeso il presidente. Probabile che ci creda davvero di essere “bravo”, perché per lui ciò che contano sono i bilanci, i ricavi, le plusvalenze, insomma tutte quelle faccende per cui si sente naturalmente portato e che, molto probabilmente, fin dall’inizio di questa ormai decennale avventura, non pensava potessero essere messe in discussione dai (fastidiosi) risultati maturati sui rettangoli verdi. Chiede ai supporter biancazzurri di portargli una persona seria che metta le firme al posto suo e, solo allora, se ne andrà, come richiesto a gran voce ormai dal 99% circa della tifoseria. Di veramente surreale non ci sono le contestazioni, ma che lui non si renda minimamente conto di come stanno le cose, questa la verità che, purtroppo, nessuno, fra i suoi lacchè, ha il coraggio di fargli notare.
Restando nel campo dell’assurdo, in tanti si chiedono come sia possibile che un mangia allenatori del suo stampo continui a difendere a spada tratta Gaetano Auteri, già da diverse settimane palesemente esautorato dalla squadra e letteralmente preso in giro dai tifosi, che non vedono l’ora di vedergli fare le valigie. Eppure nel recente passato il presidente ne ha esonerati diversi, che apparentemente avevano anche molte meno responsabilità di questo qui. La risposta a tale lecito quesito non può che essere una sola: ormai il modus operandi di questa società è noto a chiunque, di sicuro lo è agli addetti ai lavori. Pertanto, consapevole che gli avrebbe fornito un manipolo di presunti calciatori, quasi del tutto non scelti da lui, per accettare la panchina il buon Auteri, che con la sua esperienza ben sapeva i rischi a cui sarebbe andato incontro, avrà preteso una sorta di salvacondotto: la società lo avrebbe sempre difeso a spada tratta, colpevolizzando per gli scarsi risultati chiunque, anche il magazziniere e i raccattapalle se necessario, ma non l’allenatore appunto, almeno fino all’inizio del girone di ritorno. Solo allora, obtorto collo, ringraziandolo per il lavoro (…) fin qui svolto, sarà messo alla porta. Il sostituto, ennesima vittima da sacrificare all’altare delle plusvalenze, non potrà chiedere nulla, in quanto il mercato sarà già terminato, quindi accetterà di buon grado il ruolo, tanto non avrà nulla da perdere.
Una giostra malmessa, insomma, quella che Pescara deve sopportare e digerire, anno dopo anno e senza fine. Non resta che sperare nel karma riparatore, che in futuro, se tanto ci darà tanto, vedrà il Delfino nuovamente in serie A, magari impegnato nella lotta per un posto nella parte sinistra della classifica. Nessuno è eterno, comunque, questo è poco ma sicuro.