Dopo le due ultime vergognose prestazioni, il pari interno con la cenerentola Virtus Entella e la netta sconfitta di Cosenza, per il Delfino è tempo di abdicare. Al termine di una parabola iniziata in maniera gloriosa, dopo il fallimento del 2009, Daniele Sebastiani ricolloca il Pescara esattamente lì dove lo aveva trovato: in serie C. Certo all’epoca lui nemmeno sapeva esistesse uno sport che si chiama “calcio”, ma non ci ha messo molto a comprenderne le dinamiche, almeno quelle economiche, così da riuscire a creare un proprio impero economico grazie all’impressionante numero di compravendite, plusvalenze e affari vari, svolti in questo decennio abbondante da presidente unico e solo al comando di questa ex gloriosa società.
Il Delfino non esiste più da quando De Cecco lo abbandonò vigliaccamente per lasciarlo nelle avide mani di chi lo ha sacrificato all'altare del Dio denaro! Questa la descrizione che abbiamo pensato di collocare in maniera virtuale, quale ultimo epitaffio, sul sepolcro calcistico cui Daniele Sebastiani ha sotterrato il Pescara e, con esso, tutto il popolo biancazzurro. Quest’ultimo non si sa bene se a lutto per la retrocessione o per le dichiarazioni del presidente, che continua a dichiarare non mollerà l’osso. Forse, a ben pensarci, per entrambi i motivi. Non che rimanga molto da spolpare, ma qualche brandello di carne forse ancora c’è, perché quindi lasciarlo a nuovi, eventuali, imprenditori, quando lui e solo lui può, indisturbato, decidere che se lo rosicchierà fino al momento in cui davvero non resterà che la cartilagine?
Il destino, spesso beffardo, ha inoltre decretato proprio ieri, quasi in contemporanea con la retrocessione del Delfino, l’immediato ritorno fra i cadetti del Perugia, inopinatamente sconfitto ai play out lo scorso agosto, proprio dal “ripescato” Pescara. In fondo è giusto così, una punizione senza attenuanti, quella riservata ai biancazzurri (per tali intendiamo i tifosi e non coloro che indegnamente ne hanno vestito la casacca almeno da un anno e mezzo a questa parte), da tempo accondiscendenti rispetto al padrone, anche prima della pandemia da Covid-19. Fin troppo proni dinanzi alla baldanza di un (im)prenditore senza scrupoli, il quale con le sue bugie, divenute ormai proverbiali, ha drogato un ambiente che fino a qualche anno or sono godeva di fama e rispetto fra tutte le tifoserie italiane.
Oggi si parla addirittura di immediata rifondazione dei campionati, con una serie B a due gironi, che probabilmente regalerebbe a Sebastiani un altro anno fra i professionisti, ipotesi che al momento, con tutta franchezza, ci appare quanto meno peregrina. In ogni caso, qualunque sia il futuro del calcio a Pescara, di una cosa siamo sicuri al 100%: finché questa pseudo società non toglierà il disturbo, continuare a scrivere e discutere di questo sport, almeno in ambito biancazzurro, sarà completamente inutile e avvilente. Ci penseranno i “giornalisti” e i “reggi microfono” locali con la busta paga e il tesserino dell’ordine ben custodito sotto la giacchetta a proseguire il racconto, per coloro almeno che avranno ancora voglia di ascoltare le loro biascicanti cronache. Da parte nostra ci concentreremo esclusivamente nel fare da cassa di risonanza alle bugie che continueranno rumorosamente a risuonare in riva all’Adriatico, almeno fino a quando il naso di Pinocchio non si allungherà così tanto da fargli perdere l’equilibrio.