Buona la settima per il Delfino. Dopo l’ennesima sconfitta dello scorso lunedì a Lecce, ieri pomeriggio è giunta, tanto attesa, quanto quasi insperata, la prima vittoria stagionale. L’avversario, sulla carta, non era nemmeno fra i più malleabili, tra l’altro vera e propria bestia nera del Pescara negli ultimi anni: il Cittadella di Roberto Venturato. Grazie a un sorprendente primo tempo, chiuso addirittura in vantaggio per 3-0, finalmente gli uomini di Oddo hanno anche potuto abbandonare lo sgradito ultimo posto in graduatoria, virtualmente certo, perché la Cremonese, attualmente in fondo alla classifica con soli tre punti (contro i quattro del Delfino), ha disputato una partita in meno.
Abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo, per questa boccata d’ossigeno, anche i più critici, come chi vi scrive, perché, ogni tanto fa bene rammentarlo, le sorti di questa maglia stanno a cuore a chiunque le segue, da sempre e a prescindere dalle scomode verità che il diritto e il dovere di cronaca impongono di narrare. Anzi, è proprio per questo amore che bisogna sfidare le convenzioni, magari attirandosi l’ira di chi ritiene si debba parlare sempre e comunque bene del Pescara, pure quando non lo meriterebbe, a causa di chi ne detiene lo scettro, ovviamente.
Analizziamo, quindi, questa vittoria. Vero è che, stavolta, gli undici messi in campo da Oddo, hanno iniziato il match con un piglio diverso, soprattutto lasciandosi alle spalle l’inutile e deleterio possesso palla, tanto caro al Mister, invece aggredendo gli ospiti veneti, i quali, forse anche un tantino sorpresi dalla grinta degli avversari, sono apparsi quasi frastornati. Eppure la prima palla-goal l’avevano avuta comunque loro, dopo soli tre minuti. Fortunatamente l’ennesimo miracolo stagionale di capitan Fiorillo ha impedito a Cissè il possibile vantaggio. Passato il pericolo si è finalmente scatenato il, fino a quel momento oggetto misterioso, Damir Ceter Valencia, che nel giro di pochi minuti ha messo a segno una splendida doppietta. Il colombiano, che si ispira al connazionale Muriel, ha mostrato carattere e una discreta tecnica: auguriamoci possa ripetersi spesso a questi livelli. La perfetta punizione dello specialista sloveno Dejan Vokič, sul finire della prima frazione di gioco, aveva poi messo, almeno così sembrava, definitivamente al sicuro il risultato. Il secondo tempo, invece, ci ha mostrato il Pescara delle prime sei giornate. Confusionario, inconcludente e, soprattutto, alquanto ballerino in difesa. Dopo un quarto d’ora, difatti, lo stesso Cissè che aveva fallito il vantaggio iniziale, infilava di testa alle spalle di Fiorillo, stavolta impossibilitato a compiere un nuovo prodigio. Trascorrevano poco meno di cinque minuti ed ecco che un ingenuo atterramento in area del centrocampista ospite D’Urso, ad opera dell’irruento olandese Leandro Fernandes da Cunha, portava al dischetto lo specialista Manuel Iori. Il suo fatale (per i veneti) errore, che spediva la palla alle stelle, fissava il risultato finale sul 3-1 per il Delfino. Tremiamo all’idea di cosa sarebbe potuto accadere in caso di realizzazione, con quasi un’altra mezz’ora da disputare.
La suddetta breve cronaca ci racconta, pertanto, di come i problemi tecnici di questa squadra sono ben lungi dall’essere stati risolti. C’è però del buono su cui poter lavorare, questo sì.
È però fuori dal terreno di gioco che, in questo momento, si sta disputando la partita più importante. La cessione del pacchetto azionario di Daniele Sebastiani a favore dell’imprenditore milanese Leonardo Pavanati. Quest’ultimo si è addirittura sbilanciato, poche ore prima dell’incontro con il Cittadella, rimbalzando un video messaggio ad una testata locale, nel quale ha addirittura dichiarato che fra pochi giorni lo potremo chiamare “presidente”. Impossibile fare previsioni, visto il tenore dei protagonisti, quindi eviteremo di commentare finché non vedremo il nero su bianco. In pochi sanno davvero qualcosa del futuro nuovo numero uno del club biancazzurro, ma sono molti quelli che, prudenzialmente, prima di festeggiare, ricordano ancora la peggiore era della Storia calcistica pescarese, quella pre-fallimento dei vari Paterna, Pincione e Soglia, i cui nomi ancora oggi, a distanza di tanti anni, mettono i brividi alla schiena della tifoseria. Stavolta questa piazza non accetterà di finire passivamente dalla padella nella brace, per cui aspettiamoci solo rispetto e una ventata di liquidità, per riportare questi colori nuovamente e, ci auguriamo, definitivamente, fra i grandi di questo sport.