Fortunatamente l’imprevedibilità del calcio, che come spesso ricordiamo ne fa per questo lo sport più seguito al mondo, ci consegna, di tanto in tanto, delle sorprese tali, da farci sobbalzare persino nei casi che immaginavamo impensabile potessero accadere. Le dimissioni (così almeno ci sono state ufficialmente presentate, ma ne parleremo più avanti) di Luciano Zauri all’inizio della scorsa settimana, in seguito alla bruttissima prestazione casalinga contro la Salernitana, avevano acceso i commenti più disparati, fra la tifoseria del Delfino. In primis su chi sarebbe stato il suo successore. Un po’ a sorpresa, ma conoscendolo, in fondo nemmeno tanto, fra i vari Pillon, Di Biagio ed altri, Daniele Sebastiani si limita a promuovere, come spesso aveva già fatto in passato, l’allenatore della Primavera. Ed ecco che Nicola Legrottaglie si è trovato, almeno in prova per una settimana, a dover gestire una panchina ormai bollente.
Com’è andata a finire ormai lo sappiamo tutti: il Pescara, grazie ad una prestazione davvero convincente, l’altro ieri pomeriggio è andato a prendersi l’intera posta in palio a Udine, contro la vice capolista Pordenone. Un’impresa finora non riuscita a nessun’altra squadra, visto che i neroverdi erano, per l’appunto, imbattuti fra le mura amiche. Un netto 0-2, che avrebbe potuto essere anche più rotondo se i legni non avessero negato altre reti a Galano e Machin. Più che il risultato finale, in realtà hanno sorpreso la qualità del gioco, l’intensità e le transizioni da un reparto all’altro, che la formazione schierata dall’ex difensore juventino, ha mostrato. Davvero chiunque ha fatto fatica a riconoscere la stessa squadra (mal)vista solo sei giorni prima. Per quanto possa essere stato in gamba il neo allenatore, riteniamo pressoché impossibile si possano consegnare esclusivamente a lui le chiavi di questa incredibile trasformazione. E quindi? Beh, andiamo ad analizzare, a freddo, i fatti …
Partiamo, com’è doveroso, da lui, il presidente, gestore unico di questa compagine. La sua filosofia, fin qui vincente, non tanto sul campo, quanto sui libri contabili, sia della Pescara Calcio, che suoi personali, si semplifica nello spendere poco o nulla, cercando, al contempo, di ricavare il più possibile e appena possibile. Il che, tradotto, si esplica essenzialmente nel mettere a libro paga contratti poco onerosi, di personale che lo accondiscenda o, quanto meno, eviti di dargli troppo fastidio. Complici la buona sorte e un fiuto per gli affari non indifferente (questo bisogna riconoscerglielo), finora gli è andata mediamente bene, nonostante i malumori ormai sempre più pressanti di un ambiente davvero stanco della sua gestione. Con Luciano Zauri gli ha detto, però, molto male. Il tecnico abruzzese in questi mesi ha mostrato evidenti limiti, sia di natura tecnica, sia di dialogo. Non è piaciuto davvero a nessuno, tanto meno ai suoi giocatori, che lo hanno definitivamente delegittimato contro la Salernitana. Qualche commentatore “buonista” ha avuto anche l’ardire di applaudirlo, per essersi dimesso, anziché attendere l’esonero. Noi no e lo scriviamo senza mezzi termini. Fra le sue ultime dichiarazioni alla stampa, prima della gara incriminata, risalta quella in cui affermava proprio che non ci si deve mai dimettere! Poiché propendiamo per credergli, in quanto non daremmo mai del bugiardo a nessuno, per principio, dobbiamo altresì ipotizzare che le sue dimissioni siano state, almeno, “suggerite” e non volute … pertanto non riscontriamo in questo alcun gesto da “gran signore”, come qualcuno ha voluto far credere. Fin dal ritiro estivo si era mostrato filogovernativo in maniera talmente esagerata da rasentare l’assurdo. La rosa fornitagli dalla società, che ai più sembrava inadatta per competere almeno a buoni livelli, a lui invece andava più che bene, salvo poi, dopo i primi infortuni, lamentarsene per primo, facendo così irritare il boss, che non si sarebbe mai aspettato un voltafaccia proprio dal suo protetto. Giustificandolo con la scarsa propensione alla dialettica (…), grazie anche a qualche buon risultato ottenuto, alla fine tutto sembrava essere rientrato. Mangiato il panettone, ecco che infatti, nonostante il capitano Memushaj lo avesse virtualmente già esonerato, Zauri ha proseguito il suo percorso da allenatore del Delfino, anche durante le tre settimane di sosta invernali. Alla luce di quanto visto contro il Pordenone, c’è forse da mangiarsi le mani, per questo tardivo abbandono, ma questo solo i posteri potranno sentenziarlo.
Chiuso il capitolo Zauri, veniamo ad oggi. La tifoseria biancazzurra, sempre molto passionale, come ben sappiamo protende facilmente ai facili entusiasmi, così come, a volte, alle frettolose condanne. Il nostro dovere di cronisti ci impone un più equo e avveduto giudizio. La verità è che a questa squadra mancano almeno tre o quattro elementi fondamentali per potersi ritenere davvero competitiva, al netto degli infortuni, che nell’arco di una stagione, tutte le Rose devono saper affrontare. Un terzino di fascia sinistra (Del Grosso non ha più l’età per sopportare il peso di un intero anno da titolare), un incontrista dai piedi buoni (Busellato non da garanzie in questo senso) e un paio di attaccanti di categoria (uno solo potrebbe non bastare). Finora il mercato di gennaio non ha portato nulla di nuovo e ci auguriamo che questo insperato successo di Udine sia soppesato con le dovute considerazioni del caso: i rinforzi sono assolutamente necessari! Il livello tecnico della cadetteria si è talmente abbassato negli ultimi anni, che basta davvero poco (vedere il Benevento, che lo sta dominando con una Rosa semplicemente discreta, o in fondo dello stesso Pordenone), per fare la differenza e vincerlo. Altrettanto però potrebbe essere pericoloso sottovalutarlo, rischiando di retrocedere.
Sottolineiamo, infine, come la probabile conferma di Legrottaglie allontani fortunatamente l’ipotesi dell’arrivo di Gigi di Biagio. Dubitiamo che l’ex tecnico dell’Under 21, reduce da un disastroso Europeo di categoria (aveva fra le mani, giocandosela pure in casa, probabilmente la più forte Nazionale giovanile da decenni a questa parte), possa adattarsi all’ambiente biancazzurro, che ha sempre mal digerito i personaggi troppo spigolosi.
E ora due doverose notizie in chiusura dell’editoriale.
La prima, funesta, riguarda la scomparsa del noto artista pescarese Franco Summa. La sua fama, come spesso è accaduto a tanti altri illustri personaggi, porterà onore e gloria alla nostra città, fuori dalle proprie mura, molto più di prima e a partire da oggi, dopo aver abbandonato il cammino terreno. La sua arte policroma, che fu scoperta da tutti i pescaresi nel 1993, grazie alla celebre e discussa (all’epoca almeno) Porta del Mare, è divenuta un segno distintivo ed inequivocabile della cosiddetta “pescaresità”. Addio Maestro, colora il cielo come solo tu sapevi fare qui in Terra.
La seconda, invece, per annunciare l’ultima edizione, fresca di stampa, de La storia del Pescara raccontata da Gianni Lussoso. Aggiornata fino al termine del girone d’andata appena concluso e corredata da una breve presentazione a firma del sottoscritto. Per info ed eventuale acquisto potete contattare direttamente l’autore, tramite mail (info@giannilussoso.it), il sito www.giannilussoso.it o il suo profilo Facebook.