Indubbiamente Luciano Zauri sta mettendo grande passione e impegno nel proprio lavoro. Il suo Delfino, complici le tante assenze per infortuni e altro, ogni settimana viene ridisegnato e posizionato in campo a seconda delle disponibilità. I risultati e il bel gioco, purtroppo, anche per colpa di questi continui, ma necessari, rimescolamenti, arrivano solo a tratti, non c’è continuità e anche le gare sulla carta accessibili, stanno diventando montagne insormontabili per i biancazzurri. Ne è un esempio lampante l’ultimo confronto disputato fra le mura amiche, quello di sabato scorso contro il Venezia. I lagunari, impegnati a districarsi nei bassifondi della classifica, malgrado il doppio svantaggio, grazie alle reti dei soliti Galano e Machin, hanno letteralmente “messo sotto” il Pescara, pareggiando il match nel finale, ma forse avrebbero addirittura meritato di aggiudicarsi l’intera posta in palio.
Nonostante la coppia di trequartisti (in pratica attaccanti ormai) più prolifica della cadetteria (sedici marcature finora messe a segno da Galano e Machin) e, di conseguenza, anche il miglior attacco in assoluto del campionato (ventisei le reti, in quindici gare complessive fin qui disputate), molte, troppe, cose non vanno. L’impegno dell’undici in campo non è mai continuo, molti giocatori si eclissano letteralmente dal match durante i novanta minuti, al punto che sembra di giocare spesso in inferiorità numerica. Siamo abbastanza certi che con Fiorillo, Palmiero e Tumminello al posto dei rispettivi sostituti, i nostri commenti settimanali sarebbero di ben altro tenore e, forse, questa squadra si troverebbe subito dietro la capolista Benevento, in cima alla graduatoria, ma ciò dimostra che a questi livelli è davvero improponibile affrontare un intero campionato con una Rosa dalla coperta così corta.
Da qui e, almeno fino al termine del girone d’andata, eviteremo pertanto di fare pronostici su questo Delfino. Sono davvero troppi i fattori negativi che ne stanno condizionando il cammino. A gennaio, poi, in base soprattutto a ciò che il mercato saprà, eventualmente, regalare a Zauri, potremo finalmente iniziare a sbilanciarci, anche se immaginiamo davvero difficili eventuali sogni di gloria. Il “clima” intorno alla Pescara Calcio è sempre più freddo e questo non certo a causa dell’arrivo del Generale Inverno, quanto del disamore verso una società che, dopo aver proposto questa Rosa, ha anche il coraggio di lamentarsene pubblicamente, così come farebbe un qualsiasi, incolpevole, tifoso. Siamo, dunque, al paradosso di un presidente che ormai se le canta e se le suona, arroccato sulla torre del suo castello, dalla quale rilascia dichiarazioni senza contraddittorio a microfoni amici.
Speriamo che ai piani alti di Roma e Coverciano, presto o tardi si accorgano di lui. La sua esperienza e l’innata capacità di riuscire a gestire una società, a questi livelli, non solo senza spendere un euro, ma addirittura riuscendo a guadagnarci, merita senza dubbio una considerazione a livello nazionale. Lo vedremmo già pronto per vestire una casacca federale, emulo dei suoi corregionali che lo hanno preceduto, Vincenzo Marinelli e Gabriele Gravina. Qualcun’altro disposto a sobbarcarsi il peso e le responsabilità del Delfino, che diamine, lo si potrà pur trovare, no?
Prima di salutarci, vale senz’altro la pena ricordare che sabato mattina, presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano (PE), si è svolta la cerimonia di assegnazione del PREMIO ANTONIO ZIMEI – MOSCHETTIERE D’ABRUZZO, giunto alla 15ª edizione. Fra i premiati, il giornalista e scrittore Gianni Lussoso, ormai da decenni in prima linea nel raccontare le vicende della Pescara Calcio, con l’ausilio anche di autorevoli e documentati testi, come l’ultimo, da poco andato in stampa: LA STORIA DEL PESCARA 1925-2019.