Finalmente il tanto atteso (e temuto?) sfogo di Zeman è arrivato. Durante la conferenza stampa dello scorso sabato mattina, con poche ma efficaci frasi, il boemo ha scoperto scenari di rara chiarezza e in casa Delfino Pescara, diciamolo pure, in futuro nulla sarà più come prima. Ciò che maggiormente colpisce è che, in fondo, non ha detto niente di particolarmente clamoroso, ma si è trattato di ovvie considerazioni, finora tenute “nascoste” ad arte. Ha sollevato i tappeti e la polvere si è sollevata nell’aria, tutto qui.
Certo nessuno poteva immaginare avesse addirittura dato le dimissioni all’inizio di settembre, poi convinto a ritirarle e almeno in questo, diciamolo pure, il grande vecchio è mancato in coerenza. Che il mercato estivo non lo avesse per niente convinto, però, lo ricordiamo tutti. Voleva una Rosa molto meno ampia, con determinati innesti nei punti chiave dei suoi collaudati schemi. Chiese atleti “affamati” e giovani, in grado di assimilare nel più breve tempo possibile il suo ben noto credo calcistico. Aveva in mente di insegnare e non di fare da parafulmine. Tutto questo e anche altro, gli è stato negato. Ogni sua richiesta è stata disattesa, perché, almeno da queste parti, il suo modo di pensare questo sport non esiste più da qualche tempo. Per la precisione da quando Daniele Sebastiani è divenuto il presidente della società.
Chi scrive resta convinto che all’indomani della storica promozione dei record, se Giuseppe De Cecco fosse rimasto a capo del sodalizio biancazzurro, probabilmente Zeman sarebbe stato convinto a rimanere, nonostante le sirene giallorosse. E in quel caso anche la campagna acquisti e vendite avrebbe avuto un altro sapore, con ovvie e fortunate, immaginiamo, ripercussioni sul campionato, che sarebbe forse stato il migliore del Pescara nella Massima Serie. Ipotesi, certo, ma suffragate dalla conoscenza del loro pensiero, sempre vincente, purtroppo entrambi con parecchi difetti in termini caratteriali. Talloni di Achille su cui ha intelligentemente fatto leva la voglia di dominare che, invece, non manca a Sebastiani. La storia recente la conosciamo tutti, questi allestì una squadra infarcita di stranieri avulsi al calcio nostrano e di italiani per lo più sul viale del tramonto, poi dopo qualche stagione altalenante in serie B, la fortunata intuizione di Massimo Oddo, che per la cronaca rinviò di un anno e mezzo il ritorno, già ampiamente programmato, del paracadute boemo. Nel mezzo una miriade di cessioni e plusvalenze, degne più di un videogioco manageriale, piuttosto che di calcio giocato.
Il presidente, lo sanno anche i muri, non ama essere contraddetto, auto riconoscendosi la qualifica di migliore e in questo coadiuvato dai suoi pochi, ma fedeli collaboratori, di cui si è bellamente circondato. Ogni tanto qualcuno, un po’ meno propenso degli altri a farsi condizionare dalle sue scelte non opinabili (per lui), prova a tenergli testa o almeno a mettere in discussione, sia pure parzialmente, i suoi dettami, ma inevitabilmente viene, tosto, messo alla porta, reo di non essere completamente fidelizzato al progetto. Uno per tutti, ricordiamo Giorgio Repetto, defenestrato nonostante avesse fin lì ben operato, anche nel ruolo di talent-scout, consentendo alla società di acquisire a costi bassissimi, calciatori poi rivenduti a cifre importanti. Purtroppo il delitto di lesa maestà, da queste parti, è punito con il taglio della testa e questo totalmente a prescindere dagli eventuali positivi risultati contestualmente ottenuti.
Questa già storica conferenza pre-gara, ci ha svelato anche un altro, piccolo ma rilevante dilemma che da anni ci toglieva il sonno (…). Pur sapendo che fra Zeman e Sebastiani non corresse buon sangue, quest’ultimo non perdeva mai occasione, nel corso degli anni che hanno preceduto il ritorno del boemo, di ricordare quanto fossero false le supposizioni circa la loro presunta incompatibilità, tant’era vero che spessissimo si ritrovassero a cena insieme. Ebbene, ecco svelato l’arcano, come il tecnico ha naturalmente rilevato, fra le altre questioni: i due vanno d’accordo solo a tavola, unico luogo, dove sembrano parlare la stessa lingua, mentre in tema di calcio la pensano in maniera diametralmente opposta. Peccato, avremmo sicuramente preferito l’inverso ma tant’è …
In sostanza si sono appalesate almeno due certezze per il futuro. La prima è che, fino a quando l’attuale presidente manterrà il suo incarico, da queste parti non si potrà assistere a progetti di natura prettamente sportiva; ogni stagione sarà disputata sempre e solo sperando che la ciurma, proposta al condottiero di turno, riesca bene o male a condurre la nave in porto, non importa se prima delle altre, purché con un bilancio, fra acquisti e vendite, positivo. La seconda è che se Daniele “one man show” Sebastiani, vorrà avere la certezza di non dover più trovare inciampi, da parte dei prossimi allenatori, sarà necessariamente costretto a frequentare il corso di Coverciano, superare l’esame e prendere egli stesso il patentino, così potrà davvero fare tutto lui, alla larga per sempre da possibili criticoni e rompiscatole irriconoscenti.
Della stentata vittoria di ieri pomeriggio contro il Novara, francamente non vale la pena parlarne, poiché non saranno questi tre punti a determinare la permanenza di Zeman a Pescara. L’avevamo anticipato anche lo scorso lunedì, pur senza il supporto della conferenza stampa dell’altro ieri, che il tecnico avesse, in ogni caso, i giorni contati. Parafrasando il titolo del primo, celebre, film della mitica coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill, diremmo che Dio perdona … Sebastiani no!
Non rimane che augurare Buone Festività a tutti i lettori e agli sportivi che seguono il nostro editoriale, fissando appuntamento, questa volta, fra quindici giorni, precisamente il 1° gennaio 2018, per un resoconto finale della prima metà di stagione, cui farà seguito la cosiddetta pausa invernale, che durerà poco meno di un mese, in vista della prima gara del girone di ritorno, che avrà luogo, anticipi e posticipi permettendo, il prossimo 20 gennaio.