Fastidio e preoccupazione accompagnano le prestazioni di questo Delfino, all’insegna di un progetto finora non decollato. E pensare che l’arrivo di Zeman, sul finire della scorsa stagione, aveva avuto come presupposto quello di gettare le basi per una partenza lanciata in serie B, al contrario sembra addirittura che ci si debba guardare le spalle, con malcelata inquietudine. Bisogna anche ringraziare la buona sorte e un Luca Valzania finalmente all’altezza delle attese d’inizio stagione, se almeno l’ennesima sconfitta è stata evitata. Vedere il boemo, sconsolato a bordo campo, mentre i suoi giocatori si fanno ripetutamente infilare dagli avversari di turno, quasi dimentichi delle istruzioni che sicuramente avevano ricevuto, fa molta tristezza. Una difesa quasi inguardabile, fra le peggiori della cadetteria per numero di reti incassate (solo il Foggia e il Cesena hanno fatto peggio), nonostante l’apporto di alcuni atleti che, a torto o a ragione, potrebbero persino militare in serie A. Ciò dimostra, in maniera quasi inequivocabile, che il tecnico ha finora fallito e che questa squadra non sembra essere nelle sue corde. A questo punto, a meno di volersi solo trascinare pietosamente per il resto della stagione, sperando di riuscire a salvarsi, le uniche due alternative sono: sostituire Zeman, oppure modificare la Rosa con il mercato di gennaio, stavolta però ascoltando le sue direttive e cercando di accontentarlo.
Poiché temiamo non si concreteranno le aspettative sopra descritte, conoscendo l’ormai collaudato modus operandi di Daniele Sebastiani, teso quasi esclusivamente a contabilizzare le plusvalenze, che ovviamente prescindono dall’aspetto puramente tecnico, ecco che l’obiettivo di una (speriamo …) tranquilla salvezza, plausibilmente potrebbe rappresentare la massima aspirazione stagionale di questo Pescara.
Un mesto addio al calcio per l’ormai non più giovane tecnico, che difficilmente avrà nuove occasioni per arricchire il suo curriculum, nonostante le dichiarazioni di voler ancora dare tanto a questo mondo, che però non è più il suo, come abbiamo già avuto modo di rilevare in altre circostanze. Le sue due armi principali, la preparazione estiva intensa e il modulo fisso, si sono ormai trasformate, addirittura, in limiti. Inutile, infatti, preparare atleticamente dei giocatori che dovrebbero iniziare a dare il loro meglio, solo verso la fine dell’inverno, se poi a gennaio, durante il mercato, sono ceduti. Non essere poi in grado di cambiare il modulo di gioco, diventa un suicidio tattico, se i giocatori a disposizione non sono in grado di applicarlo.
Anche in riva all’Adriatico però, come d’altronde un po’ ovunque, ammettiamolo, chi gestisce il potere ha imparato l’arte di utilizzare le armi (in questo caso non nel senso letterale del termine, per fortuna) di distrazione di massa. La scorsa settimana ha, infatti, tenuto banco la presentazione, in pompa magna, del progetto per la realizzazione del nuovo stadio. Non staremo qui a criticare, ma nemmeno a benedire, quest’annuncio, che ha già ampiamente diviso il popolo biancazzurro e la cittadinanza. Che il Giovanni Cornacchia, con la sua pista d’atletica, non sia adatto alle moderne esigenze di visibilità e gioco, è un dato di fatto inconfutabile. Un impianto votato esclusivamente al Calcio è ormai necessario per una società che cova ambizioni, ma il punto è proprio questo … un presidente quasi padrone, che non sembra in grado di padroneggiare il mercato, ma solo di subirlo, perché privo di liquidità (per sua stessa ammissione da sempre), che tipo di ambizioni potrà mai coltivare? Come sempre, quando profetizziamo un futuro incerto, ci auguriamo di essere smentiti con immenso piacere, al momento, però, ripercorrendo il percorso del Delfino da quando Daniele Sebastiani ne è il presidente, bisogna convenire che il rischio di costruire uno stadio troppo “impegnativo” per questa società, tra l’altro storicamente non portata ad avere un buon rapporto con la Massima Serie, appare purtroppo abbastanza concreto.
Avremo, in ogni modo, moltissime altre occasioni, in futuro, di riprendere questo delicato discorso, che in fondo potrà essere bene argomentato solo alla vigilia dell’inaugurazione. Fra tre o quattro anni dove militerà il Delfino? Come sarà composto l’ambito societario? Quali saranno i reali effetti sull’ambiente circostante la zona in cui sarà costruito il nuovo impianto? Che fine farà e come sarà gestito quello vecchio? Tante domande cui è impossibile (o quasi) dare risposte certe al momento. Se c’è una cosa che, però, ai tifosi non è sfuggita fin da subito, riguarda la proprietà del futuro stadio, costruito a spese di privati, che quindi lo avranno in gestione, a differenza di quanto avvenuto in altre città (Torino, Udine, Frosinone). Un particolare non esattamente di scarsa importanza, che ha indotto a profonde riflessioni anche chi non mastica di economia aziendale.
Terminiamo con il calcio giocato, ricordando che il Pescara sarà impegnato, nel prossimo turno, a Cesena, venerdì 8 dicembre alle ore 18. Un avversario storicamente ostico che, partito malissimo, ha però impresso una marcia ben diversa alla sua stagione, da quando Fabrizio Castori è subentrato ad Andrea Camplone. I padroni di casa, alla luce delle ultime prestazioni di entrambe le compagini, sembrerebbero nettamente favoriti in partenza, pertanto non resta che augurarci il contrario, diversamente la classifica inizierebbe seriamente a preoccupare.