Solo una frettolosa lettura dei tabellini potrebbe far pensare alla similitudine delle ultime due gare disputate dal Delfino. In realtà, a parte l’aver subito due rimonte consecutive, gli incontri in questione hanno ben poco in comune e non potrebbe essere diverso, visto il modo spregiudicato di disporsi in campo delle squadre zemaniane. Se dopo la gara contro il Frosinone, addirittura si parlò di un punto guadagnato, il pareggio di sabato scorso in quel di Salerno, invece grida vendetta. Le statistiche di quest’ultima gara ci raccontano di un perfetto equilibrio, ma anche in questo caso, da quello che si è visto in campo, sono assolutamente fuorvianti. I biancazzurri avevano a tratti letteralmente dominato gli avversari campani, dando addirittura la sensazione che potesse terminare in goleada, ma le ormai consuete amnesie, che non risparmiano nessuno dei tre reparti, ancora una volta sono costate care.
L’impressione, in ogni caso, è che il potenziale di questo gruppo sia enorme. In primo luogo perché costituito da molti giovani, che seppur bravi con il pallone fra i piedi, devono ancora crescere in termini di mentalità, operazione assolutamente nelle corde operative dell’allenatore. In secondo perché alcuni importanti tasselli della Rosa devono ancora esordire o iniziare a dare il giusto contributo alla causa e da loro (Mancuso, Ganz, Valzania, Balzano, Latte Lath e, perché no, anche Bovo e Campagnaro) ci si attende qualcosa di relativamente importante per la categoria. Infine, come sempre ci piace ricordare, quando i pesanti carichi di lavoro estivi del boemo inizieranno a fare la differenza in termini atletici, le componenti velocità e resistenza, già da sole dovrebbero consentire di portare importanti vittorie a casa.
Al momento, però, le rimonte subite rischiano di condizionare le prossime gare. Dal punto di vista interno la squadra potrebbe risentirne in termini di sicurezza in campo, facendo apparire improvvisi fantasmi al primo eventuale goal subito. In più le avversarie ora scenderanno sul terreno di gioco con la consapevolezza che anche doppi o tripli svantaggi, non rappresenterebbero una sicura sconfitta e, con un Pescara così incerto, varrebbe la pena provarci fino all’ultimo istante. Insomma, il grosso del lavoro di Zeman e staff, nelle prossime settimane, sarà essenzialmente quello di entrare nelle teste dei giocatori e renderle capaci di mantenere alta la concentrazione durante l’intero arco dei novanta minuti. Il calendario, purtroppo, non aiuta in questo senso, giacché non concede soste e già domani sera si tornerà in campo per il primo turno infrasettimanale, dei cinque previsti, avversaria all’Adriatico la Virtus Entella. Si sfideranno due delle tre peggiori difese del campionato, finora (solo il Foggia le precede), garanzia, se mai ne dubitassimo, di reti e spettacolo.
Un breve cenno all’analisi dei singoli ci conferma rispettivamente gli ottimi momenti di forma, in attacco di Pettinari e in porta di Pigliacelli. Due autentiche colonne in questo primo scorcio di stagione, mentre per quasi tutti gli altri, dovremmo parlare di alti e bassi. Se Zampano è apparso in lenta ripresa, la pessima prova di Benali, che ha sostituito il brillante Capone, purtroppo non ancora in grado di reggere i novanta minuti, è stata addirittura decisiva nel consentire alla Salernitana di riacciuffare il pareggio in extremis. Il libico si è mostrato stranamente poco incisivo e a tratti stucchevole. Subito dopo aver servito Brugman in verticale, consentendogli l’assist a Pettinari per il facile e momentaneo doppio vantaggio, ha iniziato a incaponirsi in azioni personali, sempre stroncate dalla difesa campana. L’impressione è che avesse considerato chiusa la gara e volesse dimostrare a Zeman di non meritare la panchina. Se così fosse potremmo tranquillamente valutarlo un peccato comunicativo fra i due, poiché molto probabilmente, alla luce proprio dell’impegno infrasettimanale, il boemo lo aveva voluto semplicemente risparmiare. Solo una supposizione, ben inteso, ma lo stesso allenatore in conferenza stampa post gara si è lamentato quasi esclusivamente della mancata terza marcatura, più volte sfiorata, piuttosto che delle due reti subite nel finale, in fondo frutto di una splendida azione personale (Sprocati) e di un (evitabile) calcio piazzato, episodi più che consueti nel corso di una gara.
Proprio una celebre frase di Eugenio Bersellini, l’allenatore del dodicesimo scudetto conquistato dall’Inter nella stagione 1979/80 e ieri scomparso all’età di 81 anni, ci potrebbe consegnare una possibile chiave di lettura, rispetto a quanto accaduto sabato scorso: “Palla a noi, giochiamo noi. Palla a loro, giocano loro”.