Inizia, ma non per il Delfino, la cui gara prevista ieri pomeriggio contro la Fiorentina all’Adriatico è stata rinviata per neve, un difficile 2017. Nell’anticipo di quest’ultima giornata del girone d’andata, nel frattempo l’Empoli ha sconfitto il Palermo, portandosi a ben diciassette punti, sette più degli stessi siciliani e otto di Crotone e Pescara. Considerando che i toscani hanno fatto bottino pieno contro le suddette tre probabili candidate alla retrocessione (poco più della metà dei punti conquistati finora) e che, di conseguenza, sono avvantaggiati anche negli scontri diretti, il discorso salvezza, come già abbondantemente scritto nei precedenti editoriali, parrebbe oggettivamente chiuso. Di fatto, le altre due compagini che precedono immediatamente la squadra di Giovanni Martusciello, in altre parole il Sassuolo e il Bologna, appaiono lontanissime da raggiungere, sia per i punti di distacco, che, soprattutto, per le Rose a disposizione, obiettivamente di ben altro spessore. E quindi? Quali possibilità abbiamo di modificare un destino che pare già scritto? Analizziamo la situazione.
Partiamo dal mercato di riparazione, che si sta rivelando quasi rivoluzionario, come, in effetti, tutto l’ambiente auspicava. Via i rami secchi, ovvero quei giocatori non all’altezza del compito per i più disparati motivi, come ad esempio Alberto Aquilani, nei confronti del quale apriremo in seguito un capitolo a parte, e dentro atleti esperti e (si spera) motivati. Qualche dubbio, ci preme rilevarlo ancora una volta, nutriamo nei confronti proprio di Massimo Oddo, che finora non ha mostrato una grande confidenza con le insidie della Massima Serie. Un conto è averci giocato, anche ad alti livelli, lo ricordiamo, un altro, evidentemente, allenare una compagine che dovrebbe lottare con il coltello fra i denti, piuttosto che mostrare sporadici e improduttivi sprazzi di bel gioco. In tal senso, però, potremmo ricordare il grintoso finale contro il Palermo: un altro segnale importante e positivo in prospettiva?
Ci sono ancora venti gare da disputare, almeno la metà delle quali contro avversarie sulla carta, nettamente superiori al Pescara, ma, fermo restando che se vogliamo alimentare in qualche modo la flebile fiammella della speranza, dobbiamo credere di poter vedere in campo un Delfino ben diverso da quello finora a mala pena avvistato, ipotizziamo quindi che almeno un paio di “squadroni”, per la legge dei grandi numeri, magari riusciremo a batterli. Chiaramente è sugli altri dieci impegni che bisognerà costruire la difficilissima rimonta. Potrebbe venirci incontro, per assurdo, proprio la classifica, giacché affrontare alcune formazioni di medio spessore, già al sicuro e senza obiettivi particolari, potrebbe essere più semplice, se, come detto, il Delfino saprà essere giustamente grintoso e “cattivo”. Non facciamoci troppe illusioni, comunque la montagna da scalare apparirà sempre altissima e impervia. Esistono, in ogni caso, anche altri obiettivi, per così dire, secondari: evitare di finire per l’ennesima volta all’ultimo posto e, di conseguenza, battere altri record negativi. Il pessimo rapporto storico fra i colori biancazzurri e la Serie A, oltre a generare immediate retrocessioni (tranne che in un’unica “galeoniana” occasione), ha causato spesso anche una sarabanda di numeri negativi, destinati anche a rimanere imbattuti. Ecco, almeno in quest’occasione bisognerà cercare di retrocedere con dignità, se proprio dovesse malauguratamente accadere.
Ci piace considerare di buon auspicio, in proposito, il rinvio della gara contro la Viola, che potremo affrontare fra qualche settimana, con i nuovi innesti, soprattutto l’illustre ex Alberto Gilardino, meglio rodati e affiatati al resto della truppa.
Prima di chiudere, dopo la giusta ventata di ottimismo che ci è parso opportuno esprimere in quest’occasione, vale senz’altro la pena soffermarsi sulle dichiarazioni di Alberto Aquilani e della sua consorte, l’attrice Michela Quattrociocche, all’indomani dei saluti, destinazione Sassuolo, squadra peraltro con la quale ha immediatamente esordito ieri. Non potevamo certo auspicare un addio senza qualche polemica, poiché il centrocampista romano, fortemente cercato in estate su esplicita richiesta di Oddo, dopo qualche deludente prestazione, era addirittura stato spedito in panchina. Difficile da accettare, considerato che l’ex nazionale, nell’immaginario della tifoseria, sarebbe dovuto diventare il faro della linea mediana biancazzurra. A nostro modesto avviso, per esaltare le sue doti, il Mister avrebbe dovuto modificare radicalmente il gioco della squadra: non più passaggi veloci da una parte all’altra del campo, ma brevi tocchi a distanza ravvicinata, finalizzati a improvvise verticalizzazioni. Questo non è accaduto e, poiché facciamo davvero fatica a credere che i due non si siano confrontati prima di far apporre le firme sul contratto, ne consegue che i fatti “extra-calcistici” lamentati dall’ormai ex pescarese, possano essere ricondotti a diatribe con qualche compagno di squadra, magari oppostosi a un radicale cambiamento di gioco, che forse lo avrebbe escluso dal parco titolari. Il primo (e unico?) nome che ci balena in mente è quello di capitan Memushaj, sia per il suo ovvio carisma all’interno dello spogliatoio, sia perché appare evidente come i due, insieme, si pestassero i piedi in campo, detto in gergo calcistico (oltre che le teste, come accaduto a San Siro contro il Milan …). Sarà davvero questo il motivo del suo sfogo? La nostra è solo un’ipotesi, in attesa che, fonti magari ben informate, possano renderci edotti sull’accaduto.
Domenica prossima si dovrebbe finalmente ripartire, per affrontare il Napoli al San Paolo, una delle dieci gare potenzialmente “impossibili” di cui sopra, ci sarà finalmente spazio per un’impresa? Perché no, il ricordo della gara di andata potrebbe motivare ulteriormente i biancazzurri, non ci resta che sperare.