Severa lezione di calcio da parte del Chievo Verona al malcapitato Delfino, nell’anticipo di sabato pomeriggio per la settima giornata d’andata. I veneti non hanno lasciato scampo agli uomini di Mister Oddo, che forse ha peccato un po’ di presunzione nella fase centrale della ripresa, quando non ha saputo ovviare tatticamente all’infortunio occorso all’albanese Ray Manay, fino a quel momento migliore in campo per i biancazzurri, capace di reggere con fisicità e buona tecnica il peso dell’attacco e mettendo in apprensione gli avversari quel tanto che bastava per impedire loro quelle velenose ripartenze, vero marchio di fabbrica della squadra allenata da Rolando Maran.
La mancanza di scelte in avanti e il calo di rendimento (preoccupante?) di chi aveva finora messo in mostra le migliori giocate, come Gianluca Caprari, Valerio Verre e Ahmad Benali, oltre alle precarie condizioni fisiche di capitan Memushaj e alla malaugurata squalifica tramite la prova tv di Francesco Zampano per il fallo di mano (probabilmente non volontario) nella precedente gara con il Genoa a Marassi, hanno letteralmente messo in ginocchio il Pescara. Alla luce di tutto ciò e anche delle profetiche dichiarazioni pre-gara di Massimo Oddo, che non avrebbe disdegnato anche un solo punto pur di muovere la classifica, è apparsa poco comprensibile la scelta di schierare il rumeno Alexandru Mitrita al posto di Manay, mentre sarebbe stato più opportuno coprirsi a centrocampo a protezione di una difesa eccessivamente ballerina nel corso, almeno, delle seconde frazioni di gioco. E meno male che quest’anno, scongiuri permettendo, si può contare su Hugo Campagnaro al 100% delle sue possibilità .
Sembra scontato ripeterlo e sottolinearlo quasi ogni settimana, ma la Serie A è troppo diversa dal campionato cadetto, il possesso palla diventa fine a se stesso in mancanza di verticalizzazioni e improvvise accelerazioni. Anche riuscendo a mettere in pratica questo gioco, va detto che purtroppo lì davanti non abbiamo più quel finalizzatore implacabile che risponde al nome di Gianluca Lapadula. Insomma, sebbene sia troppo presto per preoccuparsene qualcosa dovrà necessariamente cambiare negli schemi e nelle gerarchie della squadra. Dal punto di vista tecnico non possiamo fare a meno di rimarcare la pressoché totale incapacità dei biancazzurri nel rendersi pericolosi tramite i calci piazzati, un’arma che invece potrebbe sopperire alle altre mancanze sopra menzionate: in particolare l’esecuzione dei corner è talmente resa male che spesso addirittura causa i contropiedi avversari.
L’unico aspetto davvero positivo fin qui da evidenziare, per quanto strano potrebbe apparire, è rappresentato proprio dallo sguardo attento nei confronti dell’attuale classifica. Delle sette formazioni a oggi incontrate dal Delfino, ben sei le ritroviamo piazzate sul cosiddetto lato sinistro della stessa, mentre l’unica assente è, guarda caso, quel Sassuolo sconfitto (per ora) solo a tavolino, per la ormai arcinota vicenda Ragusa. Non è certamente quindi frutto di casualità lo scarso bottino di punti finora raccolto dal Pescara, a fronte di alcune buone prestazioni, ma di un calendario che si è rivelato ancor più spietato di quanto si potesse facilmente prevedere. A tal proposito la pausa che ci attende per gli impegni delle varie Nazionali, arriva quanto mai opportuna, soprattutto in previsione della prossima gara, che vedrà gli uomini di Massimo Oddo affrontare, nel secondo consecutivo impegno casalingo (e nuovamente nell’anticipo pomeridiano del sabato), la Sampdoria dell’ex Lucas Torreira. L’impegno contro i doriani è di quelli che, se preparati con la giusta mentalità e decisione, non si possono fallire: l’appuntamento con i tre punti potrebbe rilanciare gli adriatici e, nello stesso tempo, giustificare, come sopra spiegato, gli scarsi risultati per il momento ottenuti. Una specie di finale contro se stessi, che i tifosi dovranno vivere e sostenere con quanto fiato avranno in gola.