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Inaugurata la convention di Fratelli d'Italia, attesa per la candidatura di Meloni alle europee

Al via la tre giorni di Pescara, alla Nave di Cascella. La premier è attesa domani

Redazione
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A Pescara, dove Fratelli d'Italia è riunita intorno alla Nave di Cascella per una tre giorni fronte mare che formalmente è una conferenza programmatica ma di fatto è l'avvio della campagna elettorale per le europee, la candidatura di Giorgia Meloni come capolista è il segreto di Pulcinella: tutti sanno che lo farà ma continuano ad alimentare una suspence che non c'è riempiendo le frasi di "se" e di verbi al condizionale. In tutto, nel corso della tre giorni che avrà il suo momento clou domani con l'intervento della premier, sono previsti 20 dibattiti, distribuiti in tre diverse sale. Nella mega tensostruttura allestita sul lungomare del capoluogo adriatico si discute di Europa, di agricoltura, di lavoro, di politica estera.

Ma già dalla prima giornata, ieri, si coglieva una cifra che sembrava delineare il mood che potrebbe caratterizzare la strategia comunicativa che Meloni utilizzerà nelle prossime settimane. A dare un primo segnale è stato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Solitamente molto pacato, si è animato soprattutto quando ha puntato il dito contro "quei tanti maestri" che in questi giorni "sono saliti in cattedra" per "darci lezioni". Fratelli d'Italia, dice Ciriani, "è un partito che ha fatto i conti con il suo passato una volta per sempre, se lo mettano in testa".

Ma ancora più duro è l'affondo che arriva dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che comincia il suo intervento nel panel 'L'Europa dei conservatori: valori e identità', ricordando che "oggi è il 26 aprile e abbiamo alle spalle l'anniversario di un importante evento avvenuto circa 80 anni fa". Quello che segue è un discorso che partendo dal ricordo di una lezione universitaria, e basandosi sulla distinzione tra fascismo storico e fascismo demonologico, rapidamente si trasforma in un attacco a chi a suo giudizio sta provando a usare le etichette "sovranismo" e "populismo" come "arma di esclusione di massa".

"Nelle scorse ore - dice Mantovano - abbiamo assistito a un remake dell'operazione etichettatura. Ma attenzione, questa dinamica di etichettatura può riproporsi con i termini sovranista e populista e giocando sulla categoria Stato di diritto: un automatismo analogo per cui sei sovranista o populista, non hai titolo neanche per partecipare al consesso europeo". Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio sottolinea poi come "il vero Stato di diritto è quello che vede l'Europa al servizio dei popoli e non gli Stati che rappresentano quei popoli al servizio dei burocrati e dei giudici". Non solo. Mantovano contesta anche la decisione del Parlamento europeo di chiedere che l'aborto sia aggiunto alla Carta dei diritti fondamentali della Ue. "Confido che il nuovo Parlamento che andremo a eleggere non scriva più pagine simili non solo per il contenuto ma perché completamente fuori dal perimetro". 

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