"Sono assolutamente felice. E' un riconoscimento meritato sia perché è stato presentato un bel progetto, un'idea interessante, sia perché nel 2009 la città era distrutta al punto che il governo pensava che non sarebbero bastati trent'anni e da lì è nata la proposta di svuotare la città delle sue funzioni e di trasferire i cittadini fuori dal centro, invece ce l'abbiamo fatta". Così Massimo Cialente, ex sindaco dell'Aquila alla guida del Comune ai tempi del terremoto, commenta all'Adnkronos la proclamazione della città come capitale italiana della Cultura 2026.
Cialente osserva che ancora c'è qualche "ritardo nella ricostruzione pubblica per colpa del sistema Italia" e ricorda che "ci provammo (a candidare L'Aquila, ndr) già anni fa, quando vinse Matera. Ne parlammo in giunta e fu una provocazione, una sfida, perché ci presentavamo con un'idea ma senza città. Fummo apprezzati per la voglia di lanciare il cuore oltre l'ostacolo".
Anni dopo, L'Aquila ce l'ha fatta: "La città ora è molto bella, l'auspicio è che si finisca in tempo il teatro" e, aggiunge Cialente, è "un peccato che il palazzo pubblico non sia stato ancora rifatto. Ma questa è l'occasione per correre di più. E' un'occasione per valorizzare anche il comprensorio, le zone interne e i borghi".