Come cantava De Andrè, i fiori rari non germogliano soltanto in terre note, ma a volte anche nei piccoli paesi si può trovare qualche personaggio straordinario, più o meno conosciuto all’esterno. Penne può vantare di aver dato i natali a Mimmo Locasciulli, un fiore benigno esportato a Roma, che porta sempre con sé la sua città, a cui ha donato maggior prestigio attraverso l’attività di cantautore italiano che porta avanti da 40 anni.
Nelle case di ogni pennese è presente almeno un suo disco, una sua canzone o una sua immagine e, indipendentemente dall’età, ognuno ha sentito nominare almeno una volta il suo nome. I bambini di diverse generazioni, curiosando tra la musica dei genitori, si sono imbattuti in lui ed hanno assistito al conseguente intervento di mamma e papà che affermavano «lui è di Penne» o «lui è mio amico». Ma chi è Mimmo Locasciulli? Un uomo comune, nato in un paesino tra le colline abruzzesi, dove sin dalla tenera età si è avvicinato alla musica e ne ha fatto parte integrante della sua vita. Seppur da anni trasferito nella Capitale, non ha mai abbandonato la sua terra, dedicandole attenzioni di ogni genere e approfittando di ogni momento libero per tornare in patria; camminando per le vie del centro storico ci si può incontrare spesso lui che, come molti suoi coetanei, passeggia, chiacchiera o si impegna in diverse attività del quotidiano. Attento e partecipe alla vita del paese, segue assiduamente le vicende che lo hanno segnato negli ultimi anni, senza mai tirarsi indietro dinnanzi la necessità di agire per migliorare la situazione o valorizzare la propria terra. Sempre presente nelle occasioni di pubblico interesse, e sempre come semplice cittadino, non ama mettersi in mostra e se gli si puntano i riflettori si emoziona ancora come la prima volta sul palco.
Un medico con la passione della musica, che ha cominciato a suonare sui “fustini della Dixan” nelle cantine polverose, formandosi realmente come musicista soltanto con l’esperienza e soprattutto grazie alla passione che non lo ha mai abbandonato. Ha iniziato con un pianoforte a 5 anni, ma la sua vera vocazione l’ha scoperta soltanto a 14 anni quando una mattina, per caso, ascoltò “Twist and shout” dei Beatles. Traferitosi da Penne a 17 anni per motivi di studio, non si è mai allontanato realmente: «Sono andato all’università a Perugia, molto bella ma anche molto frenetica, e poi mi sono spostato a Roma per lavorare. Guardavo i tramonti e mi rimandavano ai tramonti di Penne, gli odori e i sapori mi rimandavano alla cucina della mia nonna… Chi viene da Penne non può non esser preso dagli odori, dai sapori, dai colori e da tutte le meraviglie della nostra terra, non può non assorbirli e portarli dentro. Il mio “esilio” è stato vantaggioso dal punto di vista lavorativo, ma io rimango sempre strettamente legato alla mia città, e anche quando sono fuori porto Penne con me».
Spesso le virtù, ma anche i difetti più profondi, del posto in cui viviamo vengono riconosciute soltanto se ci si sposta lì dove tutto è differente: non è necessario percorrere numerosissimi chilometri per accorgersene, basta semplicemente vedere le cose da un’altra prospettiva. E questo è servito a Mimmo per guardare al microscopio il suo paese: «Ho visto iniziare un lento declino dagli anni 80, quando è cambiato il modulo amministrativo ed è venuta a mancare la fiducia tra cittadini ed amministrazione comunale. Da lì è iniziata una serie di errori che ha portato ad una decadenza sociale ed urbanistica, e mi piange il cuore nel vedere dove siamo arrivati. Prima il tessuto connettivo era molto forte, la Piazza era colma e si parlava di qualsiasi tipo di argomento; adesso si è passati da 200 a 20 persone, monadi che si isolano e pensano solo ai propri interessi. Penne è una città meravigliosa, ricca sotto ogni aspetto (basta pensare che noi abbiamo il palazzo dove ha dimorato Margherita d’Austria), ma a causa di questi comportamenti errati le grandi potenzialità vengono offuscate. Se fosse un paese presente in una qualsiasi altra regione d’Italia sarebbe un paese economicamente ricchissimo».
Dunque, il luogo comune che vuol additare il non residente come una persona interessata solo ad affari personali è ampliamente sfatato dalle parole di Mimmo. Distante fisicamente da Penne solo per necessità lavorative ed artistiche, ma strettamente collegato al paese dove per primo vide la luce 66 anni fa e dove vorrebbe far risplendere la stessa luce che illuminò la sua infanzia.