Arriva il lunedì e con esso una nuova storia da raccontare. Dopo l'esperienza dei Murè Teatro, di cui abbiamo parlato lunedì scorso, questa settimana a raccontarci la sua storia è Chiara Spina, trentunenne di Pescara che gestisce una rivendita di giornali in Via Nicola Fabrizi.
"Volevo fare la Giornalista e mi ritrovo a fare la giornalaia", esordisce Chiara. Una laurea in Scienze della Comunicazione in tasca, corsi specializzanti e qualifiche professionali, un passato lavorativo fatto di contratti a progetto e…Azzurra, una figlia di tre mesi.
"E' stato soprattutto per lei - afferma Chiara, parlando dell'edicola - che ho fatto questa scelta. Finché eravamo soli, io e il mio compagno ci arrangiavamo come potevamo, tra lavoretti precari e contratti a tempo determinato, ma con una figlia da crescere cambia tutto".
Quando e come è iniziata questa esperienza?
E' iniziato tutto verso la fine della scorsa primavera. Io e il mio compagno eravamo entrambi disoccupati e con una figlia in arrivo. Quando abbiamo saputo che c'era la possibilità di prendere in gestione quell'edicola, che è una delle edicole storiche di Pescara, non abbiamo potuto dire di no, nonostante sapessimo bene, soprattutto io, a cosa stavamo andando incontro.
Hai affermato di "sapere bene a cosa stavi andando in contro". Perché?
Diciamo che non sono proprio nuova del mestiere. Mia madre gestisce un'edicola (quella di Largo Madonna ai colli, ndr) da venticinque anni, quindi so bene come sia la vita dell'edicolante e non è una vita facile, soprattutto per gli orari lavorativi che sono davvero massacranti. La sveglia suona alle cinque del mattino tutti i giorni, compresi il sabato e la domenica. Non esistono ferie pagate, non esiste il sussidio di maternità . Insomma, è davvero una vita di sacrificio, soprattutto di questi tempi. Una volta il gioco valeva la candela, ora non è più così.
Oggi l'informazione arriva da nuovi canali, internet in primis. C'é gente che compra ancora i giornali?
Io ho vissuto il vecchio e il nuovo e posso dire con certezza che il lavoro è sceso tantissimo. Negli anni Novanta, quando mia madre ha iniziato a fare questo lavoro, si trattava davvero di un'attività redditizia. Il sacrificio veniva ripagato, quanto meno dal punto di vista economico. Oggi non è più così. Oggi ci si informa in altri modi, in più la crisi porta un sacco di persone a tagliare su alcune spese ritenute "non necessarie" e i giornali e le riviste rientrano sicuramente tra queste. Certamente la clientela c'è, ma spende molto di meno rispetto a quanto spendeva prima. Io ho clienti che vanno alla ricerca della rivista da 70 centesimi o che hanno rinunciato all'acquisto di alcuni quotidiani dopo l'ennesimo aumento del prezzo di vendita avvenuto qualche tempo fa. Comunque, nonostante internet e la crisi, alcuni "irrinunciabili" della carta stampata sopravvivono ancora. Per quanto riguarda i quotidiani, per esempio, non si può negare che la lettura del giornale sia molto più appagante, rilassante e approfondita rispetto alla lettura delle notizie sul monitor di un computer, sullo schermo di uno smartphone o su quello di un tablet. Certo, richiede il suo tempo, ma può essere anche un motivo per ritagliarsi un attimo tutto per sé nel tran tran della vita quotidiana.
Oltre ai quotidiani, secondo te, ci sono altri settori in cui la carta stampata vince sugli altri sistemi di comunicazione?
Sicuramente, ma si tratta di "nicchie" riservate agli appassionati. Penso, per esempio, ai fumetti o anche ad alcune riviste specializzate, per esempio quelle di uncinetto e lavori femminili. Gli schemi di uncinetto, maglia o punto a croce che si trovano sulle riviste, soprattutto su quelle storiche, sono di gran lunga più belli di quelli che si trovano gratuitamente su internet. Questo l'appassionata lo sa e per questo viene a comprare la rivista in edicola, si tratta però, come ho detto prima, di vendite sporadiche, di nicchia. Un altro settore che resiste ancora è quello dei bambini e non potrebbe essere altrimenti. Nell'immaginario collettivo l'edicola è il paradiso dei bimbi, anche se pure in questo caso le vendite si sono modificate parecchio.
In che modo?
Prima c'erano le videocassette e i dvd, ora i film e i cartoni si guardano in streaming. Anche di raccolte e collezioni se ne fanno molte di meno e comunque i genitori, e soprattutto i nonni, sono sempre alla ricerca dell'articolo meno costoso. Gli articoli più venduti sono, infatti, le varie bustine con i pupazzetti, che permettono di comprare un regalino al bimbo spendendo al massimo due o tre euro e poi, naturalmente, le figurine, che restano sempre un cavallo di battaglia. Anche in questo caso, però, le vendite sono scese parecchio. Ricordo che quando ero bambina, nell'edicola di mia madre, c'era gente che comprava dieci, quindici pacchetti di figurine alla volta. Ricordo che costavano dalle trecento alle cinquecento lire. Ora te ne chiedono due, tre, massimo cinque, al prezzo medio di 60 centesimi l'uno.
Cosa fai per "resistere" alla crisi?
Punto sul sorriso, sulla gentilezza e sulla disponibilità . Gli edicolanti non possono agire su prezzi o fare promozioni, né possono decidere cosa ordinare e cosa no. La merce che arriva in edicola è quella che viene mandata dall'agenzia di distribuzione e i prezzi degli articoli sono quelli e non si possono modificare, per di più un articolo che non si trova in un'edicola può essere facilmente reperito nell'edicola a cinquecento metri di distanza. Ecco perché cerco di mantenere sempre una buona fornitura di un gran numero di articoli e cerco sempre di accontentare i miei clienti nella ricerca, per esempio, degli arretrati o di copie "introvabili".
L'aspetto più bello di questo lavoro?
Sicuramente il contatto con il pubblico. E' da poco che gestisco l'edicola ma ho già tanti clienti che si sono affezionati a noi e alla nostra bimba, che sentono anche un po' "loro". Questa estate mi vedevano con il pancione e quando ho partorito in tanti mi hanno mandato dei pensierini. Anche adesso non fanno altro che chiedere di lei, vogliono sapere come sta e se cresce bene!
Ti senti una "giovane vincente"?
Non nego che punto di vista lavorativo la mia potrebbe essere considerata una "sconfitta" più che una vittoria. Dopo tanto impegno nello studio e nella qualificazione professionale mi trovo a fare un lavoro molto sacrificante e meno qualificato rispetto al mio percorso formativo e alle mie esperienze precedenti. La mia "vittoria", però, è stata il coraggio. Non è facile di questi tempi decidere di mettere su famiglia, io e il mio compagno l'abbiamo fatto e l'amore ci ripaga dei sacrifici, poi ovviamente speriamo sempre in un futuro migliore e di poter fare, un giorno, il nostro "vero" lavoro.
E quale sarebbe?
Io sono una Mediatrice Interculturale. Ho lavorato tanto, soprattutto nelle scuole, realizzando progetti per favorire l'incontro tra culture diverse e superare la "paura" e la diffidenza nei confronti dell'altro e di chi viene considerato diverso, ma che poi tanto diverso non è. Il mio compagno è musicista. In realtà siamo una famiglia di "musicanti", lui suona e io danzo. Ci occupiamo in particolare di musica e danze tradizionali e, nei pochi momenti liberi che abbiamo a disposizione, cerchiamo di mantenere viva questa passione, andando in giro per concerti. A breve ricomincerò anche con i laboratori di danza tradizionale. Certo non è facile gestirsi tra figlia, casa e lavoro, ma non vogliamo rinunciare alla nostra passione. Finché c'è musica c'è vita, e, come si dice, finché c'è vita c'è speranza.