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Il Mare nel Piatto: usi e tradizioni della marineria di Borgo marino Sud

Il ruolo della donna nella famiglia dei pescatori, le tradizioni marinare e la stagionalità del pescato

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Ieri sera, presso il ristorante La Figlia di Attilio, la Delegazione dell’Accademia della Cucina Italiana Pescara Aternum si è riunita in una conviviale che vuole essere il proseguo di tematiche già affrontate: la cultura e le tradizioni dei marinai di Borgo Marino.

Questo incontro con l’aiuto del prof Giacomo Fanese e la competenza scientifica del dott. Marino Giorgetti affronta un tema specifico: Le tradizioni marinare con particolare riguardo alla stagionalità del pescato e il ruolo della donna nella famiglia dei pescatori.

Il titolo della conviviale Il Mare nel Piatto è il sunto di quanto il prof. Fanese, relatore della conviviale, ha narrato specificando che cosa nel piatto veniva servito e soprattutto chi lo serviva e con quali alimenti.

Ad aprire la conviviale il dott. Giuseppe Di Giovacchino, Delegato, che ha parlato della cultura del cibo in Italia e dei principi ispiratori dell’Accademia Italiana della Cucina

“In Italia la cultura del cibo si è costruita all’insegna della varietà, delle specificità e delle tipicità territoriali, su spazi ristrettissimi e a distanze minime.

Micro ed eco-ambienti così come geografia, storia e cultura caratterizzano da sempre la cucina della nostra Nazione. Ogni territorio sa esprimere le sue ricette, con un medesimo sentimento dei luoghi e del cibo: tutti elementi che vanno a formare una comunità culturale.

Per consumare cibo sostenibile è fondamentale saper scegliere i pesci giusti. Evitare i pesci a rischio estinzione. Gli stock ittici del Mar Mediterraneo sono sfruttati più di quanto dovrebbero e la conseguenza è che specie più note, dalle alici alle sogliole passando per naselli e merluzzi, stanno progressivamente riducendosi.

Alimentazione sostenibile e fatta in casa vanno di pari passo evitando cibi troppo elaborati. La preferenza per i prodotti locali suggerisce anche la rinuncia ai piatti pronti, ovvero a quegli alimenti (surgelati, sughi, …) che hanno un elevato impatto ambientale legato alle ingenti richieste di energia nella fase produttiva e di conservazione.

Preferire i prodotti a km zero: negli ultimi anni questo mantra ha attecchito nelle scelte degli italiani e condizionato le nostre abitudini di consumo.

Inoltre, con questa scelta di consumo e la stagionalità, si valorizza la produzione locale, una maggior freschezza e migliori caratteristiche organolettiche e si recuperano i legami con il territorio, con il ciclo della natura e con la produzione, imparando a conoscere sapori tipici e tradizioni gastronomiche.

Oltre a far bene alla nostra salute è anche un modo per risparmiare. Ovviamente un motivo importante per seguire la stagionalità riguarda il gusto senza abusare di condimenti come sale, olio o altro.

Infine, un altro motivo è il rispetto dell’ambiente.

La biodiversità del patrimonio agroalimentare ha costruito, nel tempo, il carattere originario della cultura italiana, fatta di condivisione di espressioni territoriali differenti; la cultura italiana esiste grazie alla circolazione di saperi, esperienze e idee diverse.

In conclusione, possiamo affermare che la cucina sia davvero una delle espressioni più profonde della cultura di un Paese, il frutto della storia e della vita dei suoi abitanti, uno dei nostri valori identitari più grandi e l’enorme variabilità che abbiamo, la rende davvero speciale ed unica. Gli ingredienti non rappresentano solo materia elaborata, bensì esprimono un condensato di civiltà, cultura, genialità, laboriosità. In sintesi la vita della persona, letta attraverso un patrimonio culinario, materiale e immateriale, unico ed ineguagliabile”.

Simposiarca della conviviale l’Accademico Marino Giorgetti, esperto in analisi sensoriale, competente Cultore della materia, che ha descritto in maniera completa e ragionata il gustosissimo menu, da lui elaborato, coerentemente con il tema dell’evento e con la migliore tradizione del Ristorante.

Relatore della conviviale il Prof. Giacomo Fanesi, già docente di discipline nautiche, autore del libro “ci vo’ la cucina marinara”, con riferimenti e riflessioni storico-culturali sulla nostra Marineria, ha parlato sul tema Le tradizioni marinare:

  • la stagionalità del pescato
  • Il ruolo della donna nella famiglia di pescatori
  • le tradizioni della Marineria Sud, dove ancora oggi si trovano le antiche costruzioni delle famiglie dei Marinai e anche tante storie umane. 

“Quando nasceva un bambino - ha detto Fanese – la speranza della famiglia è che fosse un maschio perché potesse continuare la professione marinara del padre. Un figlio maschio, allora, dava la possibilità alla famiglia di perpetrare la specie marinara con tutte le sue attività indispensabili per la vita dell’intera famiglia. La donna non era semplicemente relegata in casa, ma assolveva un ruolo imprescindibile e gestiva la vita della famiglia in tutte le fasi della vita”.

Era lei che decideva che cosa dovessero fare i figli fino al matrimonio dove era la madre che parlava con l’altra madre sulle scelte e i desideri dei figli che si volevano sposare. Era lei che faceva la fortuna della famiglia lavorando e gestendola economicamente per dare a tutti la possibilità di vivere. I figli maschi già dagli otto anni andavano sulla barca e facevano i mestieri più umili necessari alla gestione della pesca. Anche il cibo era poco perché diviso gerarchicamente tra i vari marinari secondo l’importanza del ruolo. I bambini, alla fine, portavano anche un po’ di cibo in casa per dare una mano a sfamare gli altri rimasti a terra.

La pesca era l’unica rendita che molte famiglie della marineria avevano e alle donne a volte veniva concessa la “scafetta” che conteneva il pesce meno pregiato, rimasto del pescato del giorno, che veniva venduto nel pomeriggio al porto. Quando il mare non consentiva la pesca i marinai andavano sulla riva a prendere quello che trovavano per portarlo a casa per far cucinare un sugo dove immergere la pasta per sfamare tutti. A volte, quando il mare in tempesta non dava nemmeno una piccola conchiglia anche le pietre erano buone per insaporire un sughetto per condire la pasta. 

La povertà era enorme e le case dei marinai mostravano tutta la miseria esistente della zona. La conviviale dal titolo il Mare nel piatto, con le dovute ed ovvie differenze economiche odierne, ha proprio voluto ricordare quello che si metteva nel piatto e quando fosse importante per la vita delle famiglie dei marinai.

Il menu della giornata è stato vario e ricco e cucinato egregiamente dalla chef Stefania Cellini con la sua brigata di cucina. La chef Stefania Cellini è la Figlia di Attilio (da cui il nome del ristorante) che era un ottimo cuoco di pesce, vera istituzione fra i balneatori e ristoratori, chiamato affettuosamente “Ciuciù”. In sala il Direttore Andrea Marano che si è avvalso da personale attento e preparato.

Durante la conviviale sono entrati a far parte dell’Accademia Italiana della Cucina l’ing. Davide Savini e l’avvocata Lorena Marmottini.

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