Il principale riferimento è l'arrosticino. Ma non mancano richiami storici, ad esempio i Peligni. O geografici come il Gran Sasso. O animali tipici, come il camoscio. Benvenuti nelle insegne abruzzesi della ristorazione regionale della Capitale. L'offerta è ricca e include citazioni di ambasciate, cantine, giardini, grottini, nidi, osterie, tane, taverne, tinelli. Dove l'Abruzzo riveste un posto d'eccellenza quantitativa e qualitativa. Tra le più originali, "Il Signore degli Agnelli".
La cucina abruzzese è una presenza ormai radicata nella Città Eterna. Le maggiori aperture di ristoranti abruzzesi a Roma sono avvenute negli anni Cinquanta, conseguenti alla grande migrazione del dopoguerra. Allora è stato una sorta di monopolio, con la "amatriciana" quale piatto di bandiera e il paese di Schiavi d'Abruzzo diventato il luogo simbolo, avendo dato i natali a centinaia di ristoratori abruzzesi a Roma.
Oggi a molte di quelle trattorie si sono affiancati ristoranti di prestigio, come "Pastorie" al Pigneto, ed esercizi caratterizzati principalmente dall'arrosticino, che ha registrato un vero e proprio boom negli ultimi anni.
L'iniziativa "I territori nel piatto", lanciata dal sindacato datoriale Unsic a sostegno delle imprese del settore ristorazione, è caratterizzata proprio da un "censimento" della cucina tipica regionale a Roma, città simbolo di incontri e contaminazioni. In un periodo difficilissimo, il sindacato ha voluto valorizzare l'identità e la storia dei tanti ristoranti, offrendo una vetrina gratuita on-line a beneficio degli utenti e degli oltre tremila uffici – soprattutto Caf, Patronati e Caa – dello stesso sindacato sparsi per il territorio, una guida per le trasferte romane. Una cinquantina i ristoranti con proprietari abruzzesi inclusi nell'iniziativa. Ma l'elenco è in costante evoluzione.
"La difficile situazione del settore, specie in una città come Roma caratterizzata dal turismo internazionale, ci ha spinto a lanciare l'iniziativa 'I territori nel piatto' per valorizzare l'aspetto della cucina regionale dei circa 350 ristoranti censiti – spiega Domenico Mamone, presidente dell'Unsic. "Si tratta di un piccolo strumento di promozione gratuita che potrà essere utile soprattutto nella fase di ripresa. Come ricorda la Fipe, nel 2020 il settore ha perso 38 miliardi complessivi a causa di una chiusura media di 160 giorni, con un saldo negativo tra aperture e chiusure di 9.232 unità . I ristori hanno coperto molto parzialmente gli incassi perduti, più efficace è stato il credito d'imposta del 60 per cento per i canoni di locazione e del 30 per cento per l'affitto ramo di azienda. Ma occorrerà moltiplicare iniziative e sforzi, lavorando soprattutto d'ingegno, per rilanciare tutto il settore turistico."
Qui l'elenco dei ristoranti abruzzesi a Roma: https://unsic.it/news/r-estate-in-italia/