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No parking no business

I commercianti si riuniscono per protestare contro la soppressione dei parcheggi. Il nostro commento

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Niente parcheggi niente affari? La mancanza di parcheggi in un’area commerciale significa la completa decadenza della stessa? Domande che non trovano risposte in una città come Pescara che fa del commercio e il turismo le sue attività principali. La città di Pescara è sempre stata un polo attrattore per il consumo proprio per le sue qualità orografiche e il posizionamento tra la montagna e il mare. 

Venire a Pescara era per i visitatori importante per poter vivere momenti interessanti con locali bar e ristoranti, negozi commerciali sempre all’avanguardia. Queste attrattive della città si sono rarefatte con l’accerchiamento dei centri commerciali che di fatto hanno drenato i visitatori offrendo l’accoglienza, la sicurezza e i parcheggi.

L’area di risulta è stata una manna e tante idee e progetti sono stati fatti per rendere la zona un vero polmone verde per la città, un luogo ameno dove arrivare, lasciare la propria auto in sicurezza e raggiungere i negozi passeggiando. Ma l’area di risulta negli ultimi anni è stata oggetto di progetti di recupero contestati e contrastati dai cittadini e da molti politici locali. 

Molto verde, poco verde, molte costruzioni, poche costruzioni, terminal bus, nessun terminal, passeggiata tra il verde e l’ombra degli alberi, come in un vero bosco urbano e poi ancora parole, fino a giungere alla determinazione di costruire la sede della Regione con un edificio di 10 piani che occuperebbe un’area sostanziale.

Nessuna relazione geologica, allegata al vecchio progetto della giunta Alessandrini, ha fermato lavori di bonifica che, nella stessa relazione, venivano elencati come difficili sia per la presenza ad un solo metro e mezzo di acqua salata, sia per la stessa consistenza del terreno che per anni è stato utilizzato come percorso dei treni.

La bonifica dell’area, decisa senza nessuna comunicazione ai cittadini e agli operatori economici, ha creato un vero boomerang per il commercio. Le attività del centro sono mortificate dalla mancanza dei parcheggi dell’area di risulta e molti temono di non poter continuare l’attività.

Un folto gruppo di commercianti, il 29 luglio, si è riunito per parlare di quanto sta succedendo e della necessità di porre rimedio alla soppressione di moltissimi parcheggi che prima erano posizionati nell’area di risulta. Ma l’accoglienza della città è stata anche mortificata da lavori interminabili con progetti urbanistici fatui di cui non se ne conosce l’esito.

Molti lavori iniziati da lungo tempo dovrebbero essere già terminati, come piazza Sacro Cuore, che si presenta come una landa desolata che riflette il cocente sole di questa estate, con una pavimentazione a dir poco errata e con alberi che per loro natura impiegheranno anni per crescere e creare un po’ d’ombra. Questa piazza non è certamente un invito e una vera porta di accesso per i visitatori che vengono dalla stazione ferroviaria. 

L'ostinata e caparbia continuazione del progetto della filovia, con il divieto di transito nella Strada Parco, ha tolto a parte della popolazione la possibilità di vivere momenti tranquilli in un luogo che per moltissimi anni ha creato un valore aggiunto per tutta la città. A nulla vale aver avuto una bandiera blu se quest’anno il mare regala la mucillagine che impedisce i rigeneranti e rinfrescanti bagni di mare.

Chi fa maggiormente le spese di queste situazioni sono gli operatori economici che vivono del loro lavoro quotidiano alzando ogni giorno la serranda della loro attività. Molti commercianti, che hanno famiglie a carico proprie e dei propri collaboratori, non possono fare alcun progetto né a breve né a lungo termine. Molti commercianti prevedono addirittura di non arrivare a Natale e questo significherebbe spegnere tante insegne lasciando buia la città. 

I commercianti che hanno manifestato ieri hanno chiesto anche alla novella assessora Zaira Zamparelli di intervenire, trovare altre aree parcheggio, utilizzare strade ora interdette ai parcheggi per sopperire a quelli falcidiati da scelte politiche e amministrative poco sagge. Non bastano certo le promesse di impegnarsi a chiedere l’utilizzo del sottopasso e di altre piccole zone di proprietà delle ferrovie per risolvere la situazione, quando si fa un progetto si deve avere una visione complessiva degli obiettivi da perseguire e delle azioni da mettere in corso per non nuocere ai cittadini. 

Ai commercianti si sono uniti gestori di altre attività come laboratori, studi medici e professionisti in genere che hanno visto la loro clientela diminuire perché non sa come entrare in città. Tutte queste persone, che sono cittadini che contribuiscono al benessere dell’intera città, devono essere ascoltate e per loro è doveroso trovare soluzioni al più presto, non è lecito pensare di prevedere di costruire un pozzo se le persone sono adesso assetate.

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