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Quando a Pescara si produceva la calce

Ecco un anèddoto storico di fine Ottocento

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“C'è del magico nel raccogliere un sasso da terra, cuocerlo e demolirlo al fuoco, renderlo plastico con l'acqua, lavorarlo secondo volontà e riottenerlo solido grazie  all'influsso dell'aria”. Così descrive Empedocle il processo di produzione della calce, non altrettanto affascinate però devono essere state le due guardie municipali di Castellamare Adriatico (oggi Pescara) in servizio lungo le strade della città in quel pomeriggio di Novembre di fine '800.

Quando il fuoco camminava [1] si interessa prevalentemente della nascita e dello sviluppo delle fornaci che producono laterizi, questa volta però la protagonista è una piccola fornace per la produzione della calce.

Quando lo scalo ferroviario di Castellammare Adriatico inaugura la discesa dalle colline dello storico abitato sorto attorno alla Basilica della Madonna dei Sette Dolori verso la fascia costiera si vedono fiorire nuove attività commerciali e industriali, nuovo progetti residenziali e turistici. Il fervore edilizio non risparmia nemmeno Via Nicola Fabrizi dove nel 1884, in piena lottizzazione,  Brandimarte Evangelista e Lanaro Giovanni, le due Guardie Municipali rilevano che Domenicantonio Verrocchio, Sabatino Pattara e Alfonso D'Onofrio ‘tutti in società, si permettevano di edificare una fornace per uso di far calce per industria’ sul fondo del Verrocchio [2] a distanza di tre metri dal marciapiede stradale. Le guardie scorgono inoltre la presenza di un cumulo di pozzolana e pietre sul ciglio della strada che recano ‘guasto al marciapiede’.

Segue il Verbale di Contravvenzione in cui si accerta la violazione dell'articolo 8 del Regolamento Edilizio, ‘sovranamente approvato’ il quale prevede che nessuno possa intraprendere lavori murari senza averne fatta la preventiva dichiarazione e senza averne presentati i tipi all'Autorità Municipale.

In data 19 Novembre l'Assessore Francesco Micarelli, alla presenza delle due guardie che prestano giuramento sulla verità dei fatti annunciati, assevera il Verbale trovandolo esatto e fedele in ogni sua parte. Il  20 Novembre (due giorni dopo il Verbale) i tre soci pagano Lire 2 di contravvenzione e sottoscrivono l'obbligo di demolire entro un mese la fornace edificata. 

[1] Gruppo di studio aperto a tutti quelli che vogliono condividere studi, immagini e pubblicazioni sulle fornaci da laterizi abruzzesi. Il nome è tratto dall'omonimo libro di L. Rainaldi, Quando il fuoco camminava, Tinari Edizioni, Villamagna (Chieti), 2005.

[2] Vorrei ricordare che i Verrocchio erano una famiglia che da generazione si occupava della produzione di materiale laterizio in tutto l'Abruzzo e anche fuori regione. In particolare Domenicantonio era il padre di Raffaele Verrocchio proprietario di terreni e immobili  in tutta Pescara, tra cui l'hotel Palace (oggi hotel Esplanade), comproprietario di alcune fornaci e titolare di vari incarichi politici e sociali. Raffaele era il padre di Vittorio Verrocchio.

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