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I volti di Maia ed Ermete hanno forgiato le vette del Gran Sasso

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Il Gran Sasso, con il formidabile profilo donnesco stagliato verso il cielo, domina superbamente la città di Pescara e paesaggisticamente ne è la "Regina" incontrastata, con le sue forme dolci e affascinanti.  

L'immane figura femminile - chiamata "La Bella Addormentata" o "La Dormiente", nella fantasia popolare evoca una presenza sovrannaturale, identificata con Cibele, Maia, Venere, o qualsiasi altra splendida ninfa che ha lasciato un'impronta del suo passaggio, ispirando liriche e leggende che affondano le radici nella mitologia e nell'ancestrale personificazione delle montagne.

La leggenda della gigantesca Maia

"La leggenda della gigantesca Maia" scritta magistralmente da Mario Lolli, si svolge in gran parte sul Gran Sasso. La bellissima gigantessa Maia - figlia di giganti - fuggì dall'Anatolia con il figlio Ermete ferito in una battaglia e, inseguita dai nemici, attraversò il mare Mediterraneo su una zattera sdrucita. Dopo un tragico naufragio nei pressi di Ortona, Maia prese in braccio il figlio Ermete - anche lui era un gigante - e scalò l'impervio Gran Sasso, trovando rifugio in un'aspra caverna dove il giovane riuscì a sopravvivere soltanto pochi giorni.  Dopo la morte del figlio, la madre lo seppellì sulla vetta Orientale del Corno Grande che osservata dal versante orientale, raffigura chiaramente le sembianze di un "Gigante che dorme". Dopo qualche giorno, anche Maia, sconvolta e in preda alla disperazione per la perdita del figlio Ermete, morì di crepacuore sul Gran Sasso.

Osservando la catena montuosa dalla marina abruzzese, si nota che il formidabile profilo donnesco della dea Maia, si "fonde" con il volto del figlio Ermete: infatti, in alcune condizioni di luce, il volto dolce e delicato della "ninfa dormiente" s'identifica con quello maschile di un uomo assopito nel sonno eterno, del quale sono riconoscibili il pomo d'Adamo, la barba, la bocca, il naso, i capelli e addirittura la pupilla dell'occhio sbarrato.

La foto di copertina dell'articolo mostra chiaramente i profili dei volti delle due divinità che hanno foggiato la vetta Orientale del Corno Grande del Gran Sasso, insieme alle maggiori cime della catena montuosa.

Nei silenzi magici e divini delle sublimi cime del Gran Sasso, in uno scenario grandioso e fantastico, la ninfa Maia e l'adorato figlio si "fondono" in uno straordinario connubio affascinante e commovente di colossale magnificenza: senza più distinguersi, realtà e fantasia si amalgamano in una simbiosi incantevole che non ha eguali altrove.

La Maiella, invece, pur con le sue forme sinuose morbide, non presenta figuratività umane impresse dalla dea Maia, ma ne assorbe soltanto alcuni nomi, tra i quali la denominazione dell'intero massiccio sacro a Maia, i nomi del Vallone e del Lago effimero di "Femmina Morta" e la denominazione della vetta suprema "Monte Amaro", inserita magistralmente nella leggenda di Mario Lolli con un sapiente gioco di parole.

"La leggenda della gigantesca Maia" scritta dal Lolli e musicata da Camillo Berardi è incarnata perfettamente dalla figuratività del Gran Sasso che da alcuni è visto come "La Bella Addormentata" e da altri come "Il Gigante che dorme", entrambi riconoscibilissimi.

Questo magico e suggestivo spettacolo della natura, cullato dalle acque del mare e con colori continuamente cangianti dall'alba al tramonto e al variare delle stagioni, è un'attrattiva straordinaria della città di Pescara e dei suoi dintorni.

Il video

Di seguito è riportato il video sottotitolato che descrive con un'esecuzione corale della commovente leggenda abruzzese:

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