C’era una volta il FLA (e c’è ancora). No, non è l’inizio di una favola post-moderna, ma una triste e sintetica analisi in merito al declino di un evento con enormi potenzialità, gestito probabilmente in maniera a dir poco provinciale.
Nata agli albori del nuovo millennio, precisamente nel 2002, da un’idea di Giovanni Di Iacovo, ex assessore alla cultura di Pescara, all’epoca giovane scrittore con la voglia di dare nuovi impulsi alla città, questa manifestazione è inizialmente cresciuta di anno in anno. Dopo aver creato anche degli interessanti spin-off, “maltrattati” e osteggiati da una politica becera e di stampo falsamente cattolico, negli ultimi tempi si è, come dire, bloccata, ridimensionata, ma soprattutto ha mostrato una totale incapacità di rinnovamento.
Dopo aver allargato la platea degli ospiti e dato spazio a tutti i luoghi riconducibili a un’identità culturale di Pescara, quando avrebbe dovuto spiccare il volo, alimentata dal sacro fuoco della passione di migliaia di cittadini, desiderosi di innalzare la propria città dannunziana ai medesimi livelli di altre note località italiane, ecco che la (probabile? certa?) scarsa propensione di chi ne gestisce le sorti, a quella che i francesi chiamano “grandeur”, l’ha ridimensionata a una sorta di fiera culturale nostrana e poco più.
Infarcita di ospiti locali (tutti bravi ci mancherebbe, ma ignoti, per lo più, alle grandi platee) e con un format sempre uguale al precedente, ormai non attira più nessuno, se non i soliti “ig”noti, amici degli amici o parenti dei parenti. Forse nella consapevolezza inconscia di ciò, in giro per la città non si notano particolari movimenti che pubblicizzino questa quattro giorni, che in sordina oggi, giovedì 18 novembre 2021, si “inaugura”.
Alessandro Haber, Luigi Di Maio, Andrea Scanzi, Tiromancino, Sabina Guzzanti, Nicola Gratteri, queste le punte di diamante dell’edizione in corso. Con tutto il rispetto per questi ed altri personaggi, sicuramente bravi nei loro rispettivi settori, ma non ci sembra di percepire stimoli particolari che possano provenire dalle loro performance. Eppure Pescara si è ufficialmente candidata a ricevere il titolo di capitale italiana della cultura nel 2026. Dopo le recenti inaugurazioni del Museo dell’800 con Vittorio Sgarbi e dell’Imago Museum, addirittura con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel tentativo di dare un impulso decisivo a questa candidatura, ci saremmo aspettati un’edizione del FLA di ben altro spessore, magari anche con ospiti di caratura internazionale. Al contrario sembra quasi che gli organizzatori, anziché provare a combattere il decadimento post-Covid, lo abbiano passivamente accettato, sconfitti mentalmente, prima ancora di provare a combatterlo. Fortunatamente la scienza e la medicina non hanno avuto gli stessi input, altrimenti ci troveremmo ancora in una fase di pieno lockdown.
A proposito di ciò, una considerazione finale che da sempre in tanti si sono chiesti: Festival di Libri e Altrecose, sì, ma quali sarebbero queste “altre cose”? Perché la Cultura, quella con la C maiuscola, quindi non esattamente la stessa proposta da chi detiene le redini di questa mancata occasione, non deve tenere conto anche di altre branche della stessa e precisamente quelle a carattere scientifico, come Fisica e Matematica, ad esempio? Non siamo forse il Paese che manda in orbita astronauti ingegneri? Che vince premi Nobel, appunto nella Fisica? Che vanta economisti come Federico Caffè e i suoi allievi (fra cui citiamo, guarda caso, l’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi)? Lo stesso Gabriele D’Annunzio, vanto e gloria riscoperta (finalmente) di Pescara, seguiva con passione e interesse ogni forma di arte e scienza, senza limitarsi agli scritti, alla musica e alla pittura.
Insomma c’è bisogno di aria nuova, ormai questa edizione è andata, ma la politica in particolare, se davvero ha a cuore le sorti future di questa città, deve necessariamente darsi da fare e aprirsi a nuove strade, menti e persone.
C’era una volta il FLA (e c’è ancora?).