28 gennaio prima giornata del Premio Borsellino, a Pescara presso l’istituto Alberghiero, che quest’anno, visto la coincidenza delle date, ha avuto come argomento della giornata La Giornata della Memoria, la Shoah, argomento che non si distanzia dal tema consueto del premio Borsellino in quanto si parla di efferatezza, di esproprio di beni personali fatto con abuso e prepotenza, e nessun rispetto per le persone e le loro vite.
A parlare della Shoah la Dirigente scolastica Alessandra Di Pietro, la sociologa Eide Spedicato, il docente Marco Presutti e l’avvocato Luigi Guerriero. Inoltre, in rappresentanza dell’ufficio scolastico provinciale Daniela Puglisi, per il Comune il vicesindaco di Pescara Gianni Santilli, in sala l’ex Provveditore agli studi Nino Santilli, il Presidente del Tribunale Ecclesiastico regionale Don Antonio De Grandis, la Presidente dell’Associazione Genitori Claudia Di Pasquale e il comandante Gambardella in rappresentanza delle Forze dell’Ordine.
Prima dell’intervento dei relatori, alcuni ragazzi della 5^ sala B hanno letto pensieri di Primo Levi, Anna Frank e Liliana Segre, tutte persone che hanno pagato personalmente l’essere ebrei in un momento tragico della storia in cui l’esserlo equivaleva alla tortura e la morte.
Alessandra Di Pietro ha aperto i lavori parlando della Giornata della Memoria Dalle Leggi razziali alla Shoah:
“La Shoah è stata una lente di ingrandimento che ha permesso di mettere in evidenza, di far emergere l’orrore dei genocidi di massa perpetrati nei campi di sterminio. Uno sterminio cominciato dagli ebrei e proseguito con i Rom, i perseguitati politici, gli omosessuali e i disabili. Questo ci impone di avere una visione inclusiva della memoria, che dev’essere memoria dell’orrore, ma anche memoria del bene e dei giusti che in quella tragedia hanno avuto il coraggio di esporsi e di aiutare chi veniva perseguitato, concretizzando l’immagine dell’eroismo possibile”.
“La Shoah, -ha ricordato Alessandra Di Pietro, - è stata non solo una tragedia che determinato lo sterminio del popolo ebreo, ma anche dei Rom e Sinti, dei disabili, degli omosessuali dei politici scomodi e di tutte le persone che con le loro idee e ideologie ostacolavano la valanga nazista che voleva far emergere il popolo tedesco come la razza pura che avrebbe dovuto comandare il mondo”.
“Ma, -ha continuato la Di Pietro-, bisogna anche ricordare, in quei tempi tremendi, pieni di orrore, che c’è stato del bene da parte di alcuni giusti che con le loro azioni hanno sfidato il male mettendo in salvo migliaia di persone. Nel 2000 sono stati ufficialmente riconosciuti i giusti dell’umanità, che comprendono non solo chi ha aiutato, ma anche chi, in qualsiasi parte del mondo, ha subito la persecuzione. E la memoria del bene è importante perché presto o tardi perderemo gli ultimi testimoni diretti dell’orrore della Shoah, due anni fa è scomparso Parete ed un giorno non avremo più nemmeno Liliana Segre a raccontarci il vissuto nel campo di sterminio”.
Importante è analizzare e studiare da ogni punto di vista i fatti e come essi si sono svolti e perché un intero popolo ha abbracciato idee razziste e antisemite e odio verso i diversi cioè quelli che non rispondevano a stereotipate figure ideologizzate.
Marco Presutti, docente, nel suo intervento ha voluto proprio scandire come sia stato possibile che in quel determinato periodo e luogo si siano potute avere e fare scelte disumane. La presenza, ha detto Presutti, di scienziati, di ricercatori ha favorito la determinazione dello sterminio. Quasi una ubriacatura di pensieri perversi che si sono riconosciuti in personaggi anche di elevata cultura e conoscenza. La Shoah è stato un grande atto criminale all’interno della scienza che ad esempio ha travisato e ideologizzato la struttura ossea di un cranio europeo diverso da uno africano e da questo ha fatto derivare una superiorità della razza ariana.
Ma, come la storia ci insegna, non è stata solo l’ideologica fattura di un cranio a determinare l’obiettivo della distruzione di interi popoli, ma sicuramente il potere economico che gli ebrei detenevano con i loro commerci e il loro lavoro di banchieri. Il potere economico, ha detto l’avvocato Guerrieri, è stato senza dubbio la leva che ha fatto desiderare la distruzione di chi deteneva il potere con il danaro.
La Germania era in completo declino economico e un popolo che si riteneva eletto non poteva certo soggiacere ad un altro ritenuto inferiore, ma economicamente più potente. Si sa che per molti l’unico modo di prevalere, se non si riesce ad elevarsi con le proprie forze, è abbattere ed annientare quello che è diventato il diverso e quindi il nemico. E così l’unica soluzione era distruggere il popolo ebreo e con essi gli altri diversi intellettualmente e fisicamente.
A concludere gli interventi la sociologa Spedicato che, come sua abitudine, ha fatto un quadro preciso ed inconfutabile della situazione che si era creata e che, comunque, anche oggi è presente con la cultura di uno stereotipo che valuta l’altro sulla base di propri pregiudizi. Importante è la conoscenza e delle varie diversità per abbattere il muro dell’odio.
Coordinatrici e referenti del progetto sono state le docenti: Rossella Cioppi, docenti Rosa De Fabritiis e Renata Di Iorio.
In aula ad ascoltare e anche commentare con una domanda i ragazzi della scuola media Pascoli accompagnati da i loro docenti.