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La Storia della Pescara commerciale dal 1870 al 1960

E' stato presentato all'Aurum l'atteso volume La Réclame a Pescara

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Suggestiva ed emozionante la presentazione del libro LA RÉCLAME A PESCARA, questo pomeriggio, presso l’Aurum. Il giornalista Pasquale Tritapepe ha presentato i tanti ospiti presenti all’evento, da lungo tempo atteso. Dopo aver precisato che la prefazione è stata curata dal recentemente scomparso Gabriele Pomilio, ha lasciato spazio all’amico, nonché vero e proprio deus ex machina del progetto, Antonio Di Loreto. Quest’ultimo ha narrato ai presenti l’intero iter che ha portato alla realizzazione di quest’opera, unica nel suo genere.

Dopo i doverosi ringraziamenti alla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell'Abruzzo e Molise, nella figura della sua direttrice, Elena Glielmo, il primo ricordo in assoluto è stato per l’avvocato Bruno Sulli, storico fondatore del Museo Genti d’Abruzzo. Quasi il 90% delle immagini che sono state riprodotte all’interno del libro proviene dalla collezione privata di questa immensa figura, scomparsa nel 2015. Fu proprio lui a mostrarle al Di Loreto, che immediatamente si rese conto di quanto potesse essere importante renderle, in qualche modo, di pubblico dominio. Le idee, però, prima di potersi realizzare, spesso si scontrano con tante difficoltà organizzative e, soprattutto, economiche. Fortunatamente, in suo aiuto, sopraggiunse Licio Di Biase, che grazie al coinvolgimento del presidente della Camera di Commercio, Daniele Becci, riuscì a far, finalmente, partire il progetto.

Proprio a Licio Di Biase è spettato il compito di ripercorrere la storia di Castellamare e Pescara e del loro sviluppo economico, iniziato nel 1870, grazie all’arrivo della ferrovia, che modificò il paesaggio urbano allora presente, consentendo l’apertura delle prime attività. Un anno fondamentale, ha proseguito Di Biase, fu certamente il 1910, ricco d’iniziative imprenditoriali, soprattutto delle tante distillerie, fra cui spiccava l’Aurum, appunto, della famiglia Pomilio. Non tutti sanno che erano utilizzati prodotti esclusivamente locali, per la produzione del celebre liquore, infatti, l’odierna Rancitelli era, all’epoca, terra di aranceti. Quell’anno s’iniziò, timidamente, perché le rivalità erano ancora molto accese, a parlare di fusione. Solo nel 1926, come sappiamo, Castellammare fu annessa a Pescara, seguita, un paio di anni dopo, anche da Spoltore, per necessità politiche dei gerarchi fascisti. In seguito, quest’ultima recuperò la sua autonomia. L’intervento di Di Biase è terminato con l’esaltazione del “prodotto libro” in forma cartacea, che a suo dire rappresenta il modo migliore per sfidare i tempi, piuttosto che il web … su questo punto non possiamo concordare, ma in fondo si tratta di punti di vista futuribili, pertanto non certi, in entrambi i casi.

Durante la presentazione sono state citate, ricordate e ringraziate, tantissime persone che, direttamente o meno, hanno contribuito alla realizzazione di questo tomo, destinato a fare la storia della città. Ne ricordiamo alcuni: Giuseppe Di Lisio, Maurizio Pace, Mario Massarotti (che ha avuto il compito di “plasmare” la materia grezza fornitagli, come rilevato dal Di Loreto), ancora Stefano Mucciante e la sua collezione privata, le tante associazioni, fra cui spicca l’A.L.Cu.A. del presidente Amedeo Polidoro, poi lo scrittore Marcello Benegiamo, che ha narrato, seppur in breve, la storia della famiglia Pomilio, la cui eccezionale dote di sapienti imprenditori, è stata da lui ultimamente raccontata anche agli studenti dell’Università Bocconi di Milano.

Prima della chiusura è stata chiamata al microfono anche la celebre scrittrice di gialli, Angela Capobianchi, la quale ha ricordato la figura del nonno, imprenditore, anche lui, con la sua réclame, presente nel libro. Infine Antonio Di Loreto, prima dei saluti finali, affidati a Pasquale Tritapepe, nel dare appuntamento al prossimo anno, per la presentazione di un altro volume, tutt’ora in lavorazione e di natura diversa, ma non per questo meno interessante, ha tenuto a precisare che: “questo libro è uno strumento di speranza, non solo di memoria”.

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