Lo stupore che fin da bambino lo ha accompagnato, seduto su un prato a rimirare le incredibili bellezze naturali della nostra regione, con gli sfondi armonici e maestosi, ora del Gran Sasso, ora della Maiella, al cui interno l’uomo, nel corso dei secoli, aveva edificato granitiche opere architettoniche, sfruttandone i contesti idro-geologi, ha segnato per sempre la vita e la carriera lavorativa di Camillo Chiarieri. Perché tutto ciò che ai suoi occhi pareva meraviglioso, non era raccontato nelle scuole? Nei libri didattici non vi erano risposte alle mille e più domande che riempivano la sua mente, sembrava che il suo Abruzzo fosse volutamente occultato, non se ne dovesse conoscere la storia, la sua stessa esistenza.
Eppure, come lui stesso racconta, nell’introduzione del suo ultimo libro, la trasposizione su carta di alcune delle sue più belle STORIE DELLA STORIA D’ABRUZZO, che sarà ufficialmente presentato al pubblico il prossimo 10 luglio, alle ore 17:00, nella Sala Consiliare del Comune di Pescara, a ogni sua gita “fuori porta” poteva toccare con mano la realtà e la consistenza di tutte quelle magiche e favolose meraviglie che la sua amata terra sapeva mostrare a chi avesse occhi e cuore per apprezzarle.
L’anno in cui mi trasferii a Firenze per frequentare l’Università - racconta l'autore - inevitabilmente fui travolto dalla bellezza, la storia, l’arte e la poesia della Toscana, ma ciò mi fece intestardire ancora di più nel voler scoprire la mia terra, non potevamo essere considerati meno belli e meno ricchi di passato. Iniziai a esplorare l’Abruzzo ogni volta che ne capitava l’occasione, la Rocca di Calascio, i boschi della Laga, Castel Manfrino, il Monte Amaro, il mare Adriatico … la voglia di raccontarlo mi prese al punto da decidere di scegliere un lavoro molto complesso e difficile da svolgere in questa regione, ingiustamente povera di visitatori, la guida turistica!
Dopo tre stagioni di Conferenze – prosegue Camillo – è diventata impellente, soprattutto dopo la nascita di mia figlia Arianna, che volevo avesse, lei per prima, la possibilità di conoscere da subito le sue origini e il suo retaggio, l’urgenza di pubblicare questo libro. La differenza tra un discorso e un’opera scritta è immensa, per cui i testi sono stati completamente riscritti e adattati all’uopo, con arricchimenti e approfondimenti. Si tratta di un volume divulgativo, da leggere con semplicità, con un taglio narrativo vivace e adatto a un pubblico eterogeneo, tutti lo potranno comprendere. Gli splendidi disegni in bianco e nero di Valerio Perilli, nelle nostre intenzioni dovrebbero rievocare le incisioni dei volumi ottocenteschi che si leggevano in famiglia davanti a un camino, nelle lunghe sere d’inverno, o sulle amache immerse nei profumati giardini primaverili. Se vogliamo intraprendere il migliore dei cammini, bisogna prima sapere da dove veniamo, riannodando i legami recisi tra la gente e la sua storia; con queste pagine spero di aver intrapreso, a piccoli passi, quella strada che porti alla conquista di un nuovo senso di appartenenza e di orgoglio regionale, riscoprendo i nostri valori fondanti che potrebbero farci ritrovare quell’unità importante per superare questi anni, così difficili e confusi.
Un Abruzzo unito e solidale, che tragga forza e conoscenza dal suo passato per meglio affrontare il futuro, ma soprattutto che sia finalmente amato, tutelato e salvaguardato dai suoi stessi abitanti.