Aggiornamento ore 14.00
E’ attraverso il Dna estratto dalle armi rinvenute ai Colli che i Carabinieri della Compagnia di Pescara, coordinati dal capitano Claudio Scarponi, sono risaliti all’identità dell’uomo nei cui confronti oggi è stata eseguita la misura cautelare emessa dal gip. Si tratta di un 60enne pluripregiudicato di origini genovesi, G.M., responsabile, tra le altre cose, dell’omicidio di un brigadiere, nel 1977.
L’uomo era già noto alle forze dell’ordine pescaresi: era infatti a capo della banda dedita a rapine a portavalori, sgominata nell’ambito di un’indagine di Carabinieri e Polizia, che ad ottobre scorso avevano arrestato quattro suoi complici, mentre lui era riuscito a sfuggire alla cattura.
Si era rifugiato in Lombardia, proseguendo la sua attività criminale, ma è stato arrestato dai militari dell’Arma di Monza, insieme a sei complici con cui avrebbe messo a segno 14 assalti a portavalori, uffici postali, distributori e centri scommesse.
Tre i profili di Dna estrapolati dagli esperti dell’Arma sul materiale rinvenuto a Pescara. In tal senso sono in corso ulteriori accertamenti per individuare i complici del 60enne.
I Carabinieri di Pescara hanno notificato ad un pluripregiudicato, detenuto nel carcere di Busto Arsizio (Varese), un'ordinanza di custodia cautelare per i reati di concorso in detenzione illecita di armi e munizionamento da guerra e ricettazione.
La vicenda risale ad oltre un anno fa, a febbraio del 2014, quando in via Giovannucci, nella zona dei Colli, fu rinvenuto un furgone abbandonato in strada, con dentro quattro armi, tutte cariche e con la matricola abrasa: due kalashnikov, un fucile a pompa e una pistola. Nel mezzo, poi risultato rubato nel Teramano, c'erano anche giubbini antiproiettile, passamontagna ed una tanica contenente liquido infiammabile. E' possibile che il ritrovamento abbia consentito di sventare un assalto. (leggi qui l'articolo sul ritrovamento).
Tutti i dettagli verranno illustrati in conferenza stampa, alle 11.30, al Comando provinciale dell'Arma.