“La nostra vita oggi è interamente on line perché noi la mettiamo on line e ci esponiamo al rischio di diventare vittime di cyberbullismo. Per scongiurare quei rischi basta conoscere le regole di utilizzo della rete, che dev’essere uno strumento a nostro servizio. Compito delle famiglie è quello di vigilare, compito della scuola è supportare tale vigilanza e, quando si viene a conoscenza di un ‘caso’, denunciare”. Lo ha detto Manuela Carulli Commissario Capo – Centro Operativo per la sicurezza cibernetica-Pescara, protagonista oggi dell’ottava edizione del ‘Safer Internet day 2023 - Giornata Internazionale di sensibilizzazione sui rischi della rete’ promossa e organizzata dal Club Service Kiwanis Italia San Marino, coordinata da Modesto Lanci Chair distrettuale, ospitata dall’Istituto Alberghiero Ipsseoa ‘De Cecco’, e che ha visto la partecipazione di 45 scuole di tutta Italia, con un collegamento on line con 350 classi e oltre 7mila studenti. Presenti, tra gli altri, il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Abruzzo – Ufficio IV Ambito Territoriale di Chieti e Pescara Pierangelo Trippitelli; Elio Garozzo Coordinatore Service Kiwanis Scuola, Sport e Ambiente; Maria Concetta Falivene Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza; Loriano Lotti Chair del Service ‘Bullismo e Ciberbullismo’ del Kiwanis DISM; Modesto Lanci Conduttore – Chair della giornata ‘Safer Internet Day’ del Kiwanis DISM; Salvatore Chianello Governatore del Kiwanis – Distretto Italia San Marino; Daniela Puglisi e Tiziana Venditti dell’Ufficio Scolastico Provinciale.
“La giornata internazionale di sensibilizzazione sui rischi della rete si celebra oggi in 100 paesi del mondo – ha sottolineato la dirigente scolastica Alessandra Di Pietro – con l’obiettivo di dare ai ragazzi gli strumenti per difendersi dagli attacchi della rete, dunque promuovere un uso consapevole della rete stessa affinchè sia uno strumento utile, positivo, e prevenire i fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Oggi compito della scuola è quello di creare e crescere studenti che siano ‘cittadini digitali’, capaci di difendersi dalle bufale on line, dalle fake news, ma che al tempo stesso siano capaci di sfruttare i vantaggi del far parte di una web comunity”. “I nostri ragazzi devono imparare cosa significa ‘navigare in rete’ – ha sottolineato il Dirigente Pierangelo Trippitelli -, esattamente come fa un marinaio che deve imparare a riconoscere e a difendersi dai venti contrari e dai pericoli del mare aperto”. “I nostri figli – ha detto il Commissario Carulli – sono i veri nativi digitali, che non hanno problemi a fronteggiare le difficoltà on line, ma che oggi devono difendersi non solo dai fenomeni di bullismo, che sono sempre esistiti, ma anche dal cyberbullismo, che negli ultimi anni ha spesso avuto drammatiche conseguenze, inducendo molti ragazzi al suicidio o a tentativi di suicidio. Tanto che il legislatore ha compreso l’importanza di dare un’identità al fenomeno con la legge 71 a tutela dei minori e delle vittime. Una legge voluta con tanta determinazione dal papà di Carolina Picchio, una ragazzina vittima di cyberbullismo che non ha retto alla pressione psicologica e si è suicidata. E la legge 71 ha classificato il cyberbullismo come un reato che ha conseguenze chiare per il ‘carnefice’, ovvero per colui che divulga, diffonde, tramite la rete, un video di maltrattamento, abuso, o denigrazione di un altro soggetto, video che può avere un numero indefinito di visualizzazioni e può essere scaricato un milione di volte. Però oggi i ragazzi hanno uno strumento per difendersi da tali attacchi, ed è la conoscenza delle regole della rete che va usata con buon senso e cautela”. “Anche i genitori hanno una responsabilità – ha detto la Garante Regionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Falivene -, siamo noi adulti che carichiamo in rete contenuti discutibili, siamo noi genitori che abbiamo il dovere di sorvegliare su cosa i nostri figli guardano sulla rete”. “Il cyberbullismo – ha aggiunto lo psicoterapeuta Fabio Gardelli – nasce sempre da una discriminazione, dalla paura del diverso, per colore, razza, religione, nazionalità. A fronte di tali fenomeni vanno sempre ricercate le cause, cercando di lavorare con il bersaglio, ovvero il bullo, e sulla vittima, per aiutare quest’ultima a difendersi dalle conseguenze psicologiche che possono avere effetti drammatici”.