Riceviamo e pubblichiamo:
Tre anni di colpevole e assoluto silenzio, la mancanza di un serio e organico dibattito tra le fila dei democratici e, adesso, addirittura il tentativo di capovolgere il regolare esercizio del voto democratico. In questa fase controversa siamo arrivati addirittura alla farsa, con esponenti del Partito democratico aquilano e di piccoli borghi alle pendici della Majella che si arrogano il diritto di chiedere le dimissioni, o peggio ancora l’espulsione dal partito, di un assessore tra l’altro membro dell’assemblea nazionale del Pd. Questo soltanto per aver appoggiato una proposta, peraltro legittima e non meno degna di considerazione e attenzione, in una fase storica in cui da più parti ci si interroga sul futuro economico e istituzionale delle grandi aree metropolitane italiane ed europee.
Il dibattito sulla Grande Pescara non può oggi risolversi in una mera guerra tra campanili, andando a sconfessare il pensiero dei 62.348 cittadini che nel maggio 2014 hanno votato sì al referendum per la fusione tra Pescara, Montesilvano e Spoltore, ma soprattutto non può dilaniare dall’interno il Partito democratico per colpa di una volontà accentratrice. La verità è che in tre anni, dal referendum ad oggi, la proposta della Nuova Pescara non è stata mai sviscerata fino in fondo, chiarendo gli effettivi vantaggi di questa fusione in termini economici e di servizi. Ad esempio non è stata mai valutata la possibilità di ampliarla ad altri Comuni, corrispondenti geograficamente alla vera area metropolitana Pescara – Chieti, trasformandola davvero in un’opportunità di rilancio in chiave regionale.
Oggi non possiamo esimerci dall’aprire una seria riflessione sul ruolo istituzionale che andrà a ricoprire la Nuova Pescara una volta riformata. Non possiamo ignorare o far finta di non vedere le inevitabili conseguenze di questo processo: non solo geograficamente, ma anche in termini di abitanti, attività economiche e servizi ospitati, Pescara diventerà la città leader dal punto di vista economico e commerciale non della sola Regione Abruzzo, ma dell’intera area adriatica. Tutto questo necessita di essere accompagnato da un serio, vivace e democratico dibattito e non da un angosciante e repressivo silenzio politico e istituzionale. Siamo di fronte a un cambiamento storico di proporzioni enormi e dobbiamo valutarne ogni singolo aspetto di natura pratica. Abbiamo l’obbligo di consegnare ai nostri cittadini un progetto di legge che abbia tempi certi e modalità chiare di attuazione. Non possiamo sottovalutarne i rischi, come quello di commissariare i territori per un tempo indefinito, condannandoli così alla paralisi.
Un altro aspetto sul quale finora non ci si è interrogati a sufficienza riguarda non i vantaggi o gli svantaggi di unire questi tre grandi comuni del pescarese, ma piuttosto le modalità con le quali si è arrivati a decretare questa fusione. Non dimentichiamoci che, dopo tre anni di assoluto e colpevole silenzio, la proposta di legge passata al vaglio del voto democratico è stata banalmente licenziata da una commissione regionale dopo appena venti minuti di discussione. Dal dibattito è stata esclusa completamente quella fetta di amministratori ed esponenti del Partito democratico dei territori direttamente interessati dal provvedimento. Non ci meravigliamo, quindi, se un segretario cittadino o un assessore possano esprimere un’idea fuori dal coro, quale quella del capoluogo di regione, ma piuttosto meravigliamoci del contrario: ossia dell’assoluto silenzio che finora ha contraddistinto il processo di nascita della Nuova Pescara. L’idea di Pescara capoluogo di regione merita attenzione e legittimazione e non può essere liquidata con una conferenza stampa o con richieste di mettere a tacere le anime interne ai democratici, giudicate addirittura “eretiche”.
Fabrizio Perfetto,
Consigliere comunale del Pd al Comune di Pescara
Presidente della Commissione comunale Ambiente