Domani, giovedì 11 dicembre, il 24° Festival Internazionale Scrittura e Immagine al Supercinema di Chieti ricorderà William Shakespeare nel 450° della nascita e lo farà proiettando alle ore 20,00 "Il mercante di Venezia" di Michael Radford con Al Pacino: il giovane signore veneziano Bassanio chiede all’amico mercante Antonio un aiuto economico per poter conquistare la mano della bella nobildonna Portia. Antonio è costretto a rivolgersi all’usuraio ebreo Shylock, che chiede come garanzia una libbra della sua stessa carne se non riuscirà a pagare il debito. Fuori concorso alla sessantunesima Mostra del Cinema di Venezia, il film dell’inglese Michael Radford prova a portare sullo schermo un’opera shakespeariana tra le meno rappresentate. Il regista de Il postino si cimenta in un’impresa alquanto difficile tentando di mantenere la trama il più aderente possibile al testo originario. Tuttavia ne forza le maglie fin da subito, aprendo con una lunga didascalia che suona come una difesa preventiva del testo del Bardo contro le accuse di antisemitismo. La Venezia del Seicento, viziosa e bigotta (numerose le scene in cui compaiono prostitute che esibiscono le loro grazie, ma anche, in apertura, la sottolineatura della religiosità «penitenziale» e forse un po’ ipocrita di Antonio, evidentemente innamorato di Bassanio), perseguitò gli ebrei attraverso i tribunali dell’Inquisizione costringendoli a conversioni forzate e rinchiudendoli nel ghetto. Questa scelta di partenza è tuttavia abbastanza discutibile perché finisce per imprigionare il film in una lettura fin troppo limitata, centrata unicamente sul dramma del popolo ebraico e sulle persecuzioni perpetrate ai suoi danni, fin dalla notte dei tempi.
In questo modo, però, si perdono molti altri temi forti che Shakespeare aveva splendidamente messo in scena, cadendo in un trabocchetto buonista che il grande poeta aveva abilmente dribblato costringendo i suoi spettatori a empatizzare anche con il «cattivo» Shylock a cui, non a caso, è assegnato il monologo più famoso e bello di tutta la commedia. Nella pellicola rimangono fortunatamente però passaggi e dialoghi straordinari, che trovano in Al Pacino (Shylock) uno straordinario interprete. Si può dire, anzi, che il film si regge sulle spalle e sulle fatiche di questo attore, invecchiato ad arte. Gli occhi, le profonde rughe del suo volto, il suo incedere ricurvo, comunicano non solo una saggezza attoriale raramente vista sui grandi schermi, ma anche la fatica e il consumarsi di un uomo che vive della sua avidità e desiderio di possesso.
Alle ore 17,00 per la retrospettiva dedicata a Sergio Leone sarà presentato "Giù la testa": ribelle irlandese esperto di dinamite, emigra in Messico dove si allea con un rozzo e generoso bandito per svuotare una banca. Si ritrovano insieme a combattere con i peones di Pancho Villa e di Emiliano Zapata. Narratore di razza, Leone ha sfornato un melodramma antimperialista che non si prende troppo sul serio e che alterna il tono eroicomico con una liturgia solenne che qua e là si fa pesante. Steiger istrionico, Coburn sobrio, Valli delizioso. Leone alza il tiro. Scritto dal regista con Sergio Donati e Luciano Vincenzoni. Come nei 4 western precedenti di Leone e in C'era una volta in America, le musiche sono di Ennio Morricone e contribuirono al successo del film (quasi 2 miliardi d'incasso). Nel 1971 il musicista firmò le colonne di 20 film (di 24 nel 1972). L'edizione di lingua inglese (Duck! You Sucker e anche A Fistful of Dynamite) dura 138 minuti. Effetti speciali di Antonio Margheriti. Restaurato dal Laboratorio della Cineteca di Bologna. Aperto dalla frase: "La rivoluzione non è un pranzo di gala" (Mao Zedong).
Infine alle ore 22,15 la giornata si concluderà con "Tirate sul pianista" di Francois Truffaut: un tempo concertista di successo, dopo il suicidio della moglie Charlie si è ridotto a suonare il piano in una piccola bettola di Parigi. Un giorno incontra Chico, uno dei suoi fratelli, inseguito da due malviventi. Ben presto Charlie si ritroverà coinvolto in una resa di conti tra gangster e a farne le spese sarà Lena, la sua nuova compagna, cassiera del locale in cui si esibisce e l'unica a essere a conoscenza del passato di Charlie. Dopo l'inno alla libertà dell'infanzia messo in scena con I quattrocento colpi, con il suo secondo film Truffaut rilegge, in pieno stile Nouvelle Vague il genere noir. Fedele alla concezione secondo cui anche un film di Hitchcock poteva essere considerato un film d'autore indipendentemente dall'argomento trattato, il regista francese adatta per il grande schermo Non sparate sul pianista di David Goodis, autore americano di romanzi noir.
Il risultato finale è un film che stravolge i canoni del genere parodiando le figure dei gangster, ritratti come due "vecchi brontoloni" o le scene d'azione come i rapimenti e le sparatorie.
Anche il protagonista è una figura atipica per il genere: un personaggio buffo e timido le cui azioni, sempre in contrasto con i suoi pensieri, sono contraddistinte da un'esitazione che risulterà fatale per le donne che ama e che hanno dato la vita per lui, prima la moglie Theresa e poi Lena.
Ingresso libero a tutte le proiezioni. Gli inviti sono disponibili presso il botteghino del Supercinema.