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Acqua dall’Abruzzo alla Puglia, svelato lo studio universitario

Attivisti: "Proposta indifendibile, basta nuove costosissime captazioni che sottraggono acqua all'ambiente con impatti pesanti"

Redazione
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Lunedì 2 settembre alle ore 11, durante una conferenza stampa che sarà tenuta presso la sede della Cgil a Pescara, il Forum H2O rivelerà e commenterà la relazione tecnica finale dello studio svolto da Acquedotto Pugliese con l'Università di Chieti-Pescara e altri soggetti per valutare la possibilità di captare migliaia di litri al secondo del fiume Tirino appena a valle dell'abitato di Bussi per trasferirli con una condotta di centinaia di chilometri in Puglia. 

Lo studio, realizzato nei mesi scorsi con tanto di analisi della qualità delle acque, in realtà segue quanto era stato già preconizzato alcuni anni or sono, prima nel 2001-2003 con l'ipotesi di "vendita" dell'acqua abruzzese per rifornire la Puglia per il tramite della società Binnie Black and Veatch e poi con la riproposizione dell'idea nel 2020 nel Piano industriale della società pugliese. 

Anche allora il Forum H2O era intervenuto, da un lato promuovendo una grande iniziativa popolare che sconfisse la multinazionale statunitense e dall'altro sollevando il caso appunto delle mire contenute nel Piano economico di Acquedotto Pugliese.

Stavolta l'iniziativa appare molto concreta in quanto supportata da uno studio universitario che deriva da una convenzione onerosa sottoscritta nel 2022 del valore di 100.000 euro tra Acquedotto Pugliese e due atenei, Politecnico di Bari (cui è destinato il 60% della somma), e Chieti-Pescara (cui è destinato il 40% della somma).

Per il Forum H2O non è questione di solidarietà tra comunità: è del tutto inaccettabile e indifendibile la sottrazione di altra acqua dall'ambiente con gli ovvi impatti delle nuove captazioni su fiumi già pesantemente stressati quando esistono montagne di sprechi idrici lungo le tubature esistenti. Le perdite fisiologiche di acquedotti moderni sono al massimo del 10%; in Abruzzo arriviamo a punte del 60%; Acquedotto Pugliese dichiarava nel 2023 il 47%. 

Quale logica può avere immettere più acqua, con captazioni e operazioni costosissime, anche di tipo gestionale (basta pensare alla necessità di grandi quantità di energia elettrica per i sollevamenti) in reti di distribuzione colabrodo dove gran parte verrebbe persa invece di rifare le reti recuperando così la quota di acqua che manca nelle case e nelle aziende?

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