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Nuovi centri per migranti, due le ipotesi in Abruzzo

La mappa dei possibili luoghi pubblicata dal Corriere della Sera

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Ortona quest’anno è stato diverse volte il porto di sbarco di migranti arrivati a Lampedusa. Molti rimasti nelle attuali strutture in provincia di Chieti. Altre, tra cui Scerni, dovrebbero essere aperti a breve. 

L’altissimo numero di arrivi di migranti a Lampedusa, con l’isola che regge sempre più con difficoltà, sta riaprendo il dibattito sulla gestione dei flussi migratori e dei centri in Italia. Nei giorni scorsi dal governo Meloni è arrivata la proposta di costruire un Cpr (Centro per il rimpatrio) in ogni regione. Gli odierni Cpr sono l’attuale veste dei centri nati – allora si chiamavano Cpt, Centri di permanenza temporanea – con la legge Turco-Napolitano del 1998 e poi confermati con la legge Bossi-Fini. Inchieste giornalistiche e giudiziarie ed una commissione parlamentare portarono, nei primi anni duemila, all’emersione di criticità, e anche abusi, in questi centri la cui stagione si concluse negli anni a cavallo dell’ultimo governo Prodi e l’ultimo governo Berlusconi. 

Nel 2011 esplose la guerra in Libia e l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni dichiarò l’emergenza NordAfrica. Nacquero i CAS (Centri di accoglienza straordinaria) e i CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), il più famoso quello di Mineo finito varie volte nel mirino della magistratura e di inchieste giornalistiche e di associazioni per i diritti umani. A queste due tipologie, tra la reggenza del Ministero dell’Interno di Marco Minniti e quella di Matteo Salvini, si aggiunsero gli odierni Cpr. Su cui il governo Meloni sembra ora voler puntare. Il Corriere della Sera di oggi ha pubblicato la mappa dei possibili luoghi in cui verranno costruiti e su cui sta lavorando il Ministero dell’Interno, oggi guidato da Valditara. Per l’Abruzzo due sono le ipotesi in campo: provincia di Pescara o l’aeroporto di Preturo. 

 

 

 

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