La commissione Lavoro della Provincia di Pescara, presieduta da Antonio Di Marco, ha incontrato oggi il direttore dell'Api, Ernesto Petricca, per discutere della delicata situazione che stanno vivendo circa 25 aziende, rappresentate da questa associazione, nell'ambito dei rapporti con l'Azienda consortile acquedottistica, che ha accumulato un debito nei confronti di queste realtà per circa 105 milioni di euro.
Petricca ha spiegato tutte le conseguenze e i rischi connessi a questo stato di cose: le aziende, che prestano servizio per l'Aca, chiedono di essere pagate perché rischiano il fallimento, con ripercussioni negative su 200 dipendenti, e nello stesso tempo paventano l'interruzione dei servizi, non potendo andare avanti.
"Si deve tener conto del fatto, ha detto Petricca, che le aziende devono continuare ad espletare l'attività anche se non ricevono dall'Aca quanto dovuto ma in queste condizioni il clima che si vive è quello del fallimento. Basti pensare che un'azienda ha messo in mobilità dieci dipendenti".
Al centro della discussione, oggi, anche la questione del concordato preventivo. A questi proposito Petricca ha fatto notare che l'Aca è "un ente pubblico e deve rispondere come tale, non come privato, per cui non si può pensare di applicare il concordato". Su questo fronte bisogna attendere fino a maggio ma nel frattempo "le aziende non respirano, perché non hanno liquidità ".
Oggi è emerso il rischio che le aziende sospendano i servizi legati alla erogazione dell'acqua così come è stato evidenziato che le stesse potrebbero rivalersi sui Comuni, soci dell'Aca, e proprio per capire quali sviluppi ci saranno la commissione ha convocato l'amministratore unico dell'Aca, Vincenzo Di Baldassarre. Non è stato escluso il ricorso al prefetto, Vincenzo D'Antonuo, per illustrargli la situazione e chiedere di intervenire.