Dopo svariati tentativi nel corso degli ultimi due anni, oggi gli esercenti di più di trenta attività della zona di piazza Muzii si sono riuniti per raccogliere ufficialmente le adesioni ad un provvedimento ormai ufficiale: sarà presentato a breve il ricorso al Tar contro le ordinanze del sindaco Carlo Masci sugli orari di apertura e chiusura dei locali adiacenti la zona del caffè delle Merci.
I titolari di ogni tipo di attività, dai ristoranti ai cocktail bar, sostengono di aver registrato perdite economiche notevoli a causa delle ultime ordinanze sui limiti agli orari di apertura che riguardano solo ed esclusivamente questa zona del centro, e non le vie adiacenti né tantomeno le altre zone di “movida” come il corso Manthonè e il lungomare, e creano pertanto un precedente di competizione sleale.
A detta dei commercianti le istituzioni si sono dimostrate sorde alle proposte e alle richieste, hanno anzi infierito sulla situazione già difficile dopo due anni di restrizioni limitando ulteriormente gli orari di apertura con l’intento ormai palese, affermano gli esercenti, di spostare la movida altrove.
La situazione si è infine aggravata con le continue lamentele dei residenti della zona per il rumore fuori orario, nonostante secondo le ultime rilevazioni dell’Arta il vociare dopo la chiusura dei locali sarebbe addirittura più intenso del rumore rilevato durante gli orari di effettiva apertura. I proprietari dei locali affermano di aver più volte tentato di arrivare ad un compromesso anche con i residenti, alcuni si sono addirittura proposti di pagare di propria tasca per soluzioni quali pannelli fonoassorbenti, ricevendo un secco rifiuto dagli interessati.
I commercianti fanno inoltre notare che ogni titolare contribuisce già da tempo di propria volontà al pagamento quotidiano di un servizio di Security che opera nella zona al fine di assicurare l’ordine ed evitare disagi ai residenti.
Il motivo del ricorso, affidato all’avvocato Andrea Lucchi, sarebbe dunque incentrato non soltanto sulle perdite economiche rilevate da ogni locale della zona a causa degli orari ristretti ma anche al numero inusuale di ordinanze del sindaco.
Il disegno politico pare prevedere uno spopolamento della zona, a scapito non solo di tutti i titolari e delle loro famiglie, ma anche di più di trecento dipendenti; oltre al danno economico, il danno sociale sarebbe poi immenso, e priverebbe Pescara di una parte caratteristica e necessaria in una città degna di tale nome.