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Via Marconi: distrazioni e incomprensioni!

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"I pedoni dovrebbero stare alla base alla piramide di attenzione che un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) dovrebbe riservare agli utenti della strada: poi le bici, il TPL, nelle varie formulazioni tra cui il BRT, poi le auto e in fondo i parcheggi".

Così si concludeva una nostra riflessione del 4 luglio scorso sullo strano rallentamento dei lavori su Via Marconi, poi rivelatosi essere di attesa per una molto discussa variante progettuale, ora in corso di realizzazione.
Adesso in via Marconi si rischia di mettere in atto un capovolgimento interpretativo del concetto di mobilità sostenibile, dando più spazio alle auto e meno ai pedoni!

Al di là delle procedure, delle sequenze autorizzative, degli accordi tra ente appaltante e impresa, quello su cui ci interessa indagare è quale sia il modello interpretativo della nuova mobilità che viene proposto e realizzato in Via Marconi (che potrebbe essere poi traslato su altre parti della città).
Perché quello che scaturisce dal progetto in corso di esecuzione, soprattutto a vedere i lavori di rifilatura e rifinitura dei marciapiedi, sembra essere ispirato ad un modello autostradale, oltre che ad una antica concezione della strada urbana. E non tanto per le generose dimensioni, supponiamo di 16 metri di larghezza per 1,6 km, quanto per la funzione che a tale modello viene attribuito, ovvero soprattutto di transito lungo una delle vie più commercialmente interessanti della città.
Già, perché Via Marconi, tralasciando le arterie laterali e considerando solo i negozi a vetrina, ospita ben 140 attività commerciali (una ogni 10 metri a dx e sx), di cui la maggior parte sono legati alla ristorazione (15 ristoranti, 12 alimentari e 8 bar), ben 14 alla cura della persona, 19 presidi sanitari, poi 7 all'arredamento e 7 all'abbigliamento, e poi a scendere tanti altri, come da grafico.
Sono tutte attività che hanno bisogno di una grande interrelazione con i clienti,  cosa possibile soprattutto quando questi sono pedoni, al massimo ciclisti, perché solo in quanto tali modo possono raggiungere e fruire agevolmente dell'offerta commerciale. 
Esistono numerosi studi che al riguardo segnalano quanto sia più fitta la rete dei rapporti tra clienti e negozi quanto maggiore è la  presenza dei primi, e quindi minore quella delle auto, e questo lo si capisce bene nelle zone pedonali e soprattutto, paradossalmente, nei centri commerciali dove è noto che si giri solo a piedi (anche se, ahimè bisogna arrivarci in auto).

Via Marconi, in cui verrà resa certamente disponibile, così sembra, la modalità di trasporto pubblico in sede riservata,  al contempo garantirà la concorrenza, quella privata con i relativi parcheggi, tutta a scapito della mobilità ciclistica e pedonale, ad oggi la prima esclusa e la seconda ridotta. 
Quanto spazio verrà riservato dal progetto quindi alle diverse utenze? Per una agevolmente  comprensione prendiamo a prestito questa infografica predisposta dal canadese Victoria Transport Policy Institute (pubblicato sul sito di SICURAUTO) che lascia poco spazio all'immaginazione. 
Ci chiediamo quanto dirigenti e amministratori abbiano intanto contezza di questo stato di cose, così come descritte, e abbiano riflettuto su una possibile dinamica evolutiva dell'intero asse viario, in senso di minore impatto ambientale e di migliore qualità della vita dei cittadini e dei commercianti, cioè su quanto la via, per come viene realizzata, sia più adatta alla mobilità sostenibile per eccellenza, cioè quella pedonale seguita da quella ciclistica, o resti ancora prigioniera di quella automobilistica, come lo sarà anche il TPL e BRT che dir si voglia. 

Guardiamo intanto con interesse, ma suggeriamo di farlo anche all'attuale amministrazione, a due esempi, di cui uno ci viene da Berlino, dove a breve, secondo gli esiti di un referendum, potrebbe vedere la luce la più grande area pedonale urbana del mondo, mentre l'altro arriva direttamente da Bari, dove sta prendendo corpo il "Nodo verde" firmato Fucsas, ovvero 16 ettari di parco lineare nel centro della città. 
A Pescara, invece, dopo il bisticcio sulla pista ciclabile di Via della Pineta, l'accanimento dentro la Riserva Dannunziana sul Pendolo di via Pàntini, e adesso la tela di Penelope di via Marconi, si va avanti a malintesi e incomprensioni.

https://www.coalizionecivicapescara.it/

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