“I diciannove giovani italiani caduti a Nassiriya sono 19 ‘eroi della pace’, ragazzi che sino al sacrificio più estremo, erano impegnati in Iraq per garantire la democrazia in un paese devastato, giovani che avevano scelto la missione lontano da casa per contrastare il terrorismo. Mantenere viva la loro memoria è molto più che un dovere, ricordare i loro volti, i loro nomi, le loro famiglie, continuare, dopo dieci anni, a fare nostro il dolore di quelle mamme, quei papà, mogli, figli, significa sostenere le centinaia di migliaia di rappresentanti delle Forze dell’Ordine che ogni giorno mettono a repentaglio la propria vita per garantire la nostra sicurezza”.
Lo ha ricordato stamane il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia nel corso della Cerimonia di commemorazione della strage, nel decimo anniversario della tragedia, una Cerimonia rivoluzionata a causa dell’ondata di maltempo che ha flagellato la città e che ha imposto di annullare l’iniziativa prevista dinanzi al monumento dedicato a Nassirya e situato dinanzi all’ingresso del Palazzo di Giustizia.
La cerimonia odierna è quindi stata spostata presso la Cattedrale di San Cetteo per la celebrazione della Santa Messa dedicata ai 19 membri dell’Arma dei Carabinieri e dell’Esercito, tra cui due civili, uccisi in un drammatico attentato in Iraq alle 8.40 del 12 novembre del 2003. Presenti alla funzione religiosa, oltre al sindaco Albore Mascia, anche il Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, il Prefetto Vincenzo D’Antuono e tutte le Autorità militari cittadine, e gli studenti, oltre all’ex Senatore Andrea Pastore e a Ermanno Ricci, fautore della realizzazione del monumento dedicato alla tragedia. In apertura della Cerimonia sono stati letti i nomi dei 19 caduti, ossia i 12 carabinieri, il maresciallo Massimiliano Bruno, il sottotenente Giovanni Cavallaro, il brigadiere Giuseppe Coletta, l’appuntato Andrea Filippa, il maresciallo luogotenente Enzo Fregosi, il maresciallo capo Daniele Ghione, l’appuntato Horacio Majorana, il brigadiere Ivan Ghitti, il vicebrigadiere Domenico Intravaia, il sottotenente Filippo Merlino, il maresciallo Alfio Ragazzi, e il maresciallo Alfonso Trincone; le 5 unità dell’esercito, il capitano Massimo Ficuciello, il maresciallo capo Silvio Olla, il primo caporal maggiore Alessandro Carrisi, il caporal maggiore capo scelto Emanuele Ferraro e il caporal maggiore Pietro Petrucci; infine i due civili Marco Beci, cooperatore internazionale, e il regista Stefano Rolla che in quei giorni stavano girando uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya. A fine funzione ha preso la parola il sindaco Albore Mascia: “Dieci anni fa anche l’attuale generazione ha vissuto lo sgomento e l’orrore della follia umana, quando abbiamo appreso la notizia del devastante attentato del 12 novembre 2003. Sgomento e orrore, poi tristemente rinnovati dal successivo attentato del 27 aprile 2006, nel quale perse la vita anche un nostro conterraneo, il Maresciallo dei Carabinieri Franco Lattanzio. Anche la nostra generazione quindi è stata fortemente scossa da questi barbari attentati contro Militari e civili, tanto italiani quanto irakeni, che erano impegnati a costruire insieme un futuro migliore per le generazioni a venire. Nel 2003 anche l’Italia stava contribuendo con importanti interventi, finalizzati a costruire una cultura di comprensione, di accettazione reciproca e di crescita comune. Una delle numerose prove della vicinanza della popolazione, fu che i primi soccorsi dopo l’attentato di dieci anni fa furono prestati, oltre che dai Carabinieri stessi, anche dalla nuova polizia irachena, come dai civili del luogo. Nel gesto estremo di donare la propria vita, rischio permanente per chi segue la propria vocazione di servizio ai cittadini e alle Istituzioni vestendo la divisa, si è creato dunque un legame inscindibile fra noi e quei soldati uccisi, che ci fa essere qui oggi a commemorarli con profonda gratitudine e a indicarli come esempio di vita e di virtù da riportare e declinare nella vita di tutti noi, ciascuno nel proprio ambito lavorativo, di studio e familiare”.