Il presidente della Camera di Commercio di Pescara, Daniele Becci, rompe il silenzio di questi giorni e cerca di entrare nel mondo “ovattato” di Banca d’Italia per fare alcune semplici domande che necessitano, però, di immediate risposte in merito all’acquisizione del gruppo Tercas-Caripe da parte della Banca popolare di Bari.
Le questioni su cui lui e i rappresentanti delle associazioni di categoria presenti in Sala Camplone per la conferenza stampa convocata dalla Camera di Commercio di Pescara vogliono delle risposte sono: uno, la velocità con la quale è stata condotta questa operazione, passata in sordina e palesatasi solo negli ultimi giorni su alcune testate; due, la differenza con la quale è stata gestita la questione fondo di garanzia per la Banca popolare di Bari e la cordata abruzzese che si era offerta, per prima, di acquisire il Gruppo Tercas-Caripe.
“La rapidità con la quale è stata condotta questa operazione ci lascia perplessi - dichiara Becci - Vorremmo sapere, dai nostri rappresentanti al Governo (Legnini) e alla Regione (Chiodi), se ci sono ancora dei margini di trattativa per evitare di perdere il penultimo polo bancario abruzzese. E poi capire, nel caso di risposta negativa, da chi sarà composta la rappresentanza del nuovo polo bancario e se ci saranno uomini e manager che conoscono le peculiarità del nostro tessuto economico e creditizio e sappiano fare degli investimenti ad hoc sulla base delle nostre caratteristiche”. Riflessioni, queste, supportate anche dalla CNA di Pescara con il direttore Carmine Salce che ribadisce come questa rapidità abbia davvero spiazzato il mondo dell’associazionismo.
E poi c’è la questione del Fondo di Garanzia “pari a circa trecento milioni per il banco popolare di Bari, molto meno ingente per il il gruppo di fondazioni abruzzesi interessate all’acquisto: “A cosa si deve tutta questa differenza”, si chiede Salce, “solo alla grandezza del polo bancario barese?”.
Incalzanti le riflessioni di Marramiero, Presidente di Confindustria Pescara: “Due sono in questo momento i problemi che attanagliano l’economia abruzzese, la burocrazia e il credito. Non vogliamo campanilismi perché essi hanno il fiato corto e non portano all’efficientamento ma vogliamo un sistema che ci dia delle rassicurazioni ed è difficile per le imprese che rappresento avere piena fiducia in un’operazione condotta senza che ci sia a monte un piano industriale. Ci sarebbero altre strade da percorrere, cercando così di mantenere parte del sistema in Abruzzo: proporre una riacquisizione della Tercas da banca popolare di bari e quella della Caripe dalle Fondazioni oppure, ancora, proporre una fusione Caripe–Carichieti”.
“Diamo, comunque, un benvenuto al Gruppo”, conclude Becci, “al gruppo barese nell’attesa vigile, però, di vedere e valutare in che modo le operazioni di credito e di sviluppo del territorio che verranno condotte da qui in poi siano a beneficio delle imprese e delle famiglie abruzzesi”.