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Popoli, la fusione degli comuni non risolve i veri problemi

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Se la fusione convenisse, allora basterebbe fondersi in comuni sempre più grandi per ovviare alle varie problematiche esistenti. Chi ci guadagna davvero invece è lo Stato, che incentiva le fusioni perché i trasferimenti erogati fin da subito ai comuni risultanti da fusione sono decisamente minori rispetto a quelli complessivamente erogati quando le singole comunità erano autonome. Si incassano, quindi, dei milioni che una volta esauriti (e si sa quanto sia facile esaurirli, con i costi dei lavori pubblici) costringeranno le amministrazioni a mandare avanti un territorio ed una popolazione più grandi con meno fondi di oggi. Si tratta di una scelta, quindi, ben poco lungimirante e conveniente solo nell'immediato. Peraltro, sono già disponibili fondi regionali e statali, che il Comune già richiede ed utilizza attualmente per molti lavori, e sarebbe auspicabile che richiedesse, per gli stesso fini di rilancio economico e turistico citati,  su appositi ed idonei progetti, anche quelli disponibili per la riqualificazione e valorizzazione dei centri storici, cui già si attinse nel 2007 per le pavimentazioni di Corso Gramsci e via Mazzini, ottenendo alcuni milioni di euro.

Un altro elemento da considerare è il maggior lavoro per gli amministratori e i dipendenti comunali che si ritroverebbero a dover gestire un territorio ed una popolazione più grandi, a parità di organico, con ripercussioni sulla qualità e sui tempi di erogazione dei vari servizi. Realizzare un comune sparso, insomma, non è affatto una soluzione allo spopolamento, ma una scelta che, in cambio di una cifra più o meno sostanziosa e comunque effimera, non risulta affatto conveniente nel medio-lungo periodo. Al sindaco di Trecastelli vorrei chiedere come pensa di gestire, o come potrà gestire qualcun altro al suo posto il suo Comune fra 10 anni, quando gli incentivi finiranno ed i trasferimenti saranno notevolmente inferiori a quelli complessivi dei tre Comuni preesistenti.

È molto facile evidenziare i benefici della fusione nell'immediato, molto meno semplice (e probabilmente non conveniente) farlo una volta che gli incentivi sono usauriti.

Inoltre l'inconsistenza del progetto presentato rivela le sue falle con molta semplicità: i comuni sopraccitati per la fusione non hanno espresso finora alcun assenso che fa immaginare in una possibile volontà di intraprendere questo progetto.

Senza delle vere normative statali che permettano ai comuni fusi di poter effettivamente contare su un progetto di successo, il tutto è destinato a ridursi ad una mera giustificazione economica che d'altro canto fa presto ad esaurirsi.

Possiamo fondere tutti i comuni che vogliamo per combattere lo spopolamento, ma questo non cambierà le cose: i comuni continueranno a spopolarsi ed unire più problemi non è una risoluzione.

A questo proposito solo serie politiche progettuali in campo di sviluppo economico e conseguentemente demografico - messe in atto dalla regione e dallo stato - possono davvero varare il trend negativo.

Contestiamo inoltre una fusione dai caratteri unilaterali: a differenza di quanto detto, nessun comune limitrofo ha attualmente deciso di aderire a questo progetto.

Inoltre per poter ovviare ad una fusione con comuni di provincia diversa (come prospettato dai fautori) è necessario ricorrere ad una legge dello Stato, non di certo un iter così semplice come viene fatto credere.

Si può parlare di fusione quindi vagliando pro e contro solo quando ci sarà un comune disposto ad unirsi con noi altrimenti è solo propaganda e solo far credere ai cittadini cose che non potranno mai realizzarsi, un matrimonio si fa in due non da soli.

Il problema va combattuto alla radice: non possiamo riparare un tetto se sono rotte le fondamenta della casa.

Servono politiche di reindustrializzazione del territorio ai fini da garantire un lavoro agli abitanti; la capacità politica permette di intercettare fondi europei e regionali attraverso pianificazioni intelligenti.

Durante il consiglio comunale abbiamo espresso le nostre perplessità e traducendole nel voto contrario rispetto a quanto deliberato.

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