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Il sedicente Sig. Rossi difende l'indifendibile: xenofobia, razzismo e malaffare

Si cerca di impedire l'ironia socratica che fa da specchio agli ignoranti

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Il sedicente Sig. Marco Rossi continua a tenere "lezioni" pubbliche di retorica e diritto - non avendo argomenti, tra l'altro - occultando la verità (sembra quasi omertoso rispetto alla "trave nell'occhio" della democrazia rappresentata dall'agire politico della Lega Nord) del Suo palese parteggiare per una parte politica, la Lega Nord appunto (sdoganata, a suo tempo, da un miliardario condannato per gravi reati ...) che si è distinta per xenofobia, razzismo e malaffare (voglio qui ricordare al sedicente Sig. Rossi, "distratto" dal mio eloquio, la sentenza storica della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che condanna l'Italia all'unanimità; nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel 2009, il Ministro dell'Interno – Maroni - ha violato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura; Sig. Rossi molte associazioni si sono distinte per aver combattuto quella scellerata politica governativa; la Sua Associazione di cosa si occupava all'epoca ?) e che ha inaugurato la versione più volgare del linguaggio politico (do you remeber Bossi, Salvini e company ?) degli ultimi 25 anni.

Ebbene, Sig. Rossi, non sarà certo Lei ad impedirmi quell'ironia socratica che fa da specchio agli ignoranti. L'ironia di Socrate diventa arma di “attacco” per correggere e schernire gli oratori che lo hanno preceduto; essa è il mezzo per porre in discussione le conoscenze dell'uomo e svelarne l'ignoranza della quale la consapevolezza è la via per la ricerca attraverso il dubbio.

Si ponga qualche domanda sedicente Sig. Rossi, piuttosto che dare pagelle ai dipendenti dello Stato che hanno a che fare da decenni con la formazione culturale e con il pensiero critico; non sputi sentenze e rifletta prima di scrivere; eviterà di confondere comunicati stampa e dichiarazioni personali alzando polveroni. Le verità sono una cosa seria. Rispettando le intenzioni degli altri non si commette l'errore di diffamare.

Da ultimo (in tutti i sensi), se vuole chiarirsi le idee su comunicazione pubblica ed istituzionale, su ricerca delle verità ed obiettività, sul linguaggio dei social network, mi dichiaro disponibile a dibattere pubblicamente con Lei, ma certo non seguirò più questa triste introspettiva, noiosa polemica scaturita da quando mi è stato segnalato il Suo "articolo" ... Auspico possa comprendere.

Prof. Giovanni Dursi

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