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Lettera aperta per promuovere conoscenze e cultura e per sradicare oscurantismo e velleità discriminatorie

Agli Organi dell'informazione, agli Uffici territoriali dell'istruzione, all'intelligencija cittadina, al mondo accademico, alle Istituzioni pubbliche, all'associazionismo, alla “buona” politica di Pescara

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«La teoria del genere non descrive “la realtà” in cui viviamo, bensì le norme eterosessuali che pendono sulle nostre teste. Norme che ci vengono trasmesse quotidianamente dai media, dai film, così come dai nostri genitori, e noi le perpetuiamo nelle nostre fantasie e nelle nostre scelte di vita. Sono norme che prescrivono ciò che dobbiamo fare per essere un uomo o una donna. E noi dobbiamo incessantemente negoziare con esse. Alcuni tra noi sono appassionatamente attaccati a queste norme, e le incarnano con ardore; altri, invece, le rifiutano. Alcuni le detestano, ma si adeguano.

Altri ancora traggono giovamento dall’ambiguità…

Mi interessa dunque sondare gli scarti tra queste norme e i diversi modi di rispondervi»

Judith Butler


Il sonnolento, anacronistico dibattito culturale cittadino regista un sussulto in questi primi giorni di primavera, tale da impegnare la stampa locale nel rintracciare esperti da intervistare, sollecitati nell'offrire pareri e pillole di saggezza. L'aspetto negativo della vicenda è che l'ansia di “costruire” la notizia induce alcuni organi d'informazione ad esercitarsi nella comunicazione “paradossale” titolando, ad esempio citiamo il Centro di Giovedì 23 Marzo 2017 a pagina 8, in un modo tale (“E a Pescara è scontro sui trangender – La lezione organizzata dall'ARCIGAY apre il confronto sul tema della famiglia”) da contraddire non solo il contenuto dell'articolo, bensì il “fatto” stesso al quale l'articolo intende riferirsi: il “Progetto contro le discriminazioni, bullismo e cyberbullismo” (vedi Circ. del Liceo statale G. Marconi di Pescara n° 197 sul web site della scuola), realizzato il 6 Marzo 2017 e del quale la testata pescarese “racconta”, 1) non tratta specificamente la problematica transgeneder 2) la “lezione” non è stata organizzata dall'ARCIGAY. Due errori nell'intitolazione sono troppi; al Direttore, Dott. Primo Di Nicola, consigliamo sommessamente di intervenire.

Qualora la Redazione de il Centro non li ritenga errori, allora diventa evidente che si vuole orientare l'opinione pubblica – strumentalizzando tali iniziative formative e culturali (realizzate sotto l'egida del Ministero dell'Istruzione – Progetto di rete nazionale di scuole di cui all'Avviso pubblico MIUR-DPO del 25 Novembre 2014) che consentono agli studenti – in un periodo di sviluppo adolescenziale e di transizione identitaria – di avere consapevolezza dell’importanza delle conoscenze scientifiche anche quando ci si accosta a temi concernenti l'educazione alle diversità.

Infatti, il Liceo statale G. Marconi ha coinvolto tre Classi in un Laboratorio formativo (che avrà un follow up, regolarmente programmato, nel prossimo mese di Maggio) strutturato metodologicamente e rigorosamente, con finalità prioritaria di prevenire le discriminazioni attraverso lo sviluppo di un atteggiamento di rispetto per le persone dai differenti orientamenti sia sessuali sia affettivi e come di seguito indicato: • Attività seminariale sul tema del bullismo, cyberbullismo e bullismo omofobico, con l’ausilio di una presentazione in powerpoint e un video • Lavoro in due gruppi paralleli, gestiti dalle formatrici (psicologhe dell’Associazione nazionale ARCILesbica, Ente accreditato per interventi formativi nelle scuole): - Attività denominata: si alzi in piedi chi … - Circle time con brainstorming sui temi riguardanti omosessualità e omofobia • Restituzione in plenaria. Le metodologie adottate nell’intervento formativo completamente svolto si sono caratterizzate per modalità fortemente interattive, grazie anche all’utilizzo dell’educazione non formale, ovvero un’attività educativa individuale e di gruppo con l’obiettivo di migliorare capacità e competenze al di fuori del curriculum educativo formale (esempi: brainstorming, lavoro in piccolo gruppo, simulazioni, attività ludiche, racconti di vita e testimonianze dirette).

Come dimostrato, il resoconto sommario del giornale non intendeva corrispondere alla realtà d'attività didattiche effettivamente svolte con efficacia pedagogica, ma dare voce, tra gli altri, a chi è preoccupato della “famiglia tradizionale”, il Docente Ordinario di Genetica medica e Membro del Consiglio direttivo dell'Associazione Medici cattolici di Pescara, Chiar.mo Prof. Giandomenico Palka. Che il Prof. Palka possa difendere legittimamente i valori della “famiglia tradizionale”, nell'articolo chiamato a pronunciarsi in riferimento ad un evento formativo e culturale che non trattava la questione, fa pensare ad un tentativo di fuorviare rispetto all'interpretazione autentica dei contenuti dell'iniziativa del Liceo.

In secondo luogo, è della famiglia “contemporanea” che si vuole discutere con le nuove generazioni di studenti che hanno l'esigenza di apprenderne le dinamiche ristrutturative di natura storico-culturale; ciò che va tutelato, a rischio d'estinzione come i panda, merita d'essere salvaguardato; siamo certi che i musei nascono per conservare beni culturali del passato; ma è, altresì, stigmatizzabile affermare – come è stato attribuito al Prof. Palka – che “così come ha stabilito la natura, i sessi non possono essere cambiati se non chirurgicamente” per difendere la “tradizione” familiare; sembra un errore, escludendo a priori l'ipotesi di disonestà intellettuale.

Tutti gli scienziati naturali e tutti gli scienziati sociali sanno che 1) l'etnologia (rif. a C. Lévi-Strauss) ha mostrato che le variazioni genetiche dipendono da usanze e pratiche sociali 2) tutti i gruppi umani si organizzano a partire dalla distinzione di genere che va intesa esclusivamente costrutto culturale (rif. a M. Mead, F. Héritier) non essendo un'entità immutabile, stabilita dalla natura, ma è variabile spazio-temporalmente 3) il “genere” è un concetto variabile, dipendendo dal sistema valoriale dei popoli che lo trasmettono attraverso l'educazione e – come tale – suscettibile di revisioni antropologiche come, ad esempio, la cessazione della supremazia maschile attribuita secolarmente alla volontà di controllo della fecondità femminile 4) la sessualità umana è interpretabile come un continuum che si estende dall'eterosessualità esclusiva all'omosessualità, passando per tutti i gradi e combinazioni possibili (rif. Kinsey, Pomeroy, Martin); a queste ambiguità deve aggiungersi, per quanto riguarda gli adolescenti, la presenza di situazioni evolutive e conflittuali incrementando il numero di soggetti che possono provvisoriamente definirsi insicuri in merito al proprio orientamento sessuale.

La prevenzione e contrasto dell’omofobia e del bullismo omofobico nelle scuole prevede l'adozione di una prospettiva scientifica, non ideologica, in grado di non contemplare la “tradizione” per riaffermare ciò che non esiste già più nella realtà effettuale delle relazioni sociali. Come è stato affermato da molte open minds, rispettose della ricerca scientifica, la categoria di “genere” si trova a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta nella ricerca psichiatrica, sociologica e antropologica americana; con la parola “sesso” si inizia a riferirsi esclusivamente alla dimensione corporea di una persona (cioè alla sua anatomia); con quella “genere” si inizia a indicare sia la percezione che ciascuno e ciascuna ha di sé in quanto maschio o femmina (cioè l’identità di genere), ma anche il sistema socialmente costruito intorno a quelle stesse identità (cioè il ruolo di genere); la distinzione fra sesso anatomico e ruolo di genere sta alla base di un nuovo pensiero: e cioè che possa esserci una discontinuità tra il corpo con cui si nasce, l’immagine che si ha sé (come ci si sente) e i ruoli stabiliti da altri (gli stereotipi di genere).

L'omofobia, pertanto, si situa come evidenza di obsoleti pregiudizi che ritardano il cambiamento sociale, alla luce delle ricerche scientifiche che mettono in discussione lo stesso impianto curricolare delle “materie” oggetto d'apprendimento; le discipline andranno quindi insegnate come "metodologie di pensiero". Proprio a proposito di formazione dello spirito scientifico, giova ricordare ciò che G. Bachelard ha da tempo (1933) osservato: "In educazione, la nozione di ostacolo epistemologico è ugualmente misconosciuta. Sono rimasto spesso colpito dal fatto che i professori di scienze, più ancora degli altri se questo è possibile, non comprendono che non si comprenda ... I professori di scienze immaginano che lo spirito scientifico cominci come una lezione, che si possa far comprendere una dimostrazione ripetendolo punto per punto. Essi non hanno riflettuto al fatto che l'adolescente arriva alla classe di fisica con delle conoscenze empiriche già costituite: si tratta allora non di acquisire una cultura sperimentale, ma piuttosto di cambiare cultura sperimentale, di abbattere gli ostacoli già accumulati nella vita quotidiana" . E aggiunge: "Senza dubbio, sarebbe più semplice non insegnare che il risultato. Ma l'insegnamento dei risultati della scienza non è mai un insegnamento scientifico. Se non si esplicita la linea di produzione spirituale che ha condotto al risultato, si può essere sicuri che l'allievo assocerà il risultato con le immagini che gli sono più familiari. Occorre bene che "comprenda". Non si può ritenere che comprendendo. Poiché non gli sono date delle ragioni, egli aggiunge al risultato delle ragioni personali".

Mi spiace per il Direttore de il Centro e per il Prof. Palka, al quale, forse, sono state attribuite frasi acritiche, ma per ogni necessità informativa, d’approfondimento e di chiarificazione sulle tematiche del “genere” e/o di altro tipo, ci si rende disponibili – attivando risorse di competenza aggiornate (in particolare il Dipartimento di Filosofia e Scienze umane, composto attualmente da 12 Docenti del Liceo statale G. Marconi di Pescara) - ad incontri, seminari, lezioni nella dimensione di school open to all.

La prospettiva della conoscenza, contro ogni delirio informativo e manipolazione politica, nella società cosiddetta post-fordista è tracciata: “un’educazione è veramente adatta alla libertà” – afferma Martha Nussbaum – “solo se è tale da formare cittadini liberi, cittadini che sono liberi non grazie alla loro ricchezza o alla loro nascita, ma perché sono in grado di orientare autonomamente la propria razionalità”.

Prof. Giovanni Dursi

Docente M. I. U. R. di Filosofia e Scienze umane

 

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