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Italia Nostra presenta un documento dove evidenzia la cattiva gestione del verde urbano del comune di Pescara

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C’era una volta una città-giardino, si chiamava Pescara, aveva: una riserva regionale, lunghi viali alberati di lecci e tigli, un mitico viale dannunziano con piante monumentali di pino d’Aleppo, viali ombrosi con l’italico pino domestico e, anche, vie centrali con alberi esotici di grande bellezza come le Paulonie e le Catalpe. Tutto questo oggi non c’è più, perché i viali alberati sono stati destabilizzati da numerosi tagli e le piante rimaste, potate in modo deturpante ed esiziale. Non a caso la città è piena di piante secche, pericolose perché instabili, simbolo d’incuria e d’inciviltà. Una via per tutte, via Cavour con 52 alberi di cui 33 secchi e i rimanenti “seccaginosi” (foto 1, 2, 3).

La Riserva Dannunziana che annualmente riceve cospicui finanziamenti regionali non ha mai avuto il piano PAN (Piano di Assetto Naturalistico) e da anni è in attesa del suo Direttore. E così si perdono presenze di specie rare ed endemiche come accade al Verbascum niveum oppure alla delicata Clematis viticella, che stanno scomparendo a causa di ripuliture non necessarie e non eseguite a regola d’arte.

 

In conferenza stampa Sindaco e Assessore propongono di usare, finalmente, risorse per le piantumazioni piuttosto che per abbattimenti o discutibili potature.

E meno male! Ma intanto si continua a tagliare piante sane, come dimostrano le ceppaie di palma nana e di tamerice, sul lungomare di Pescara (foto 4, 5, 6) e si potano quelle rimaste con tecniche sbagliate che provocano delle “scorticature” sul fusto e sui rami, “utili” d’inverno solo a far seccare le piante, grazie alle conseguenti azioni di gelo e freddo (foto 7).

 

Non riusciamo, dunque, a comprendere una strana scelta di amministrare per pura apparenza, in modo contraddittorio e improvvisato, continuando a lavorare senza un programma, senza il dovuto rispetto della storia del “nostro” territorio e senza una visione del futuro assetto urbanistico della Città.

 

Chiediamo subito al Comune di

  • fermare qualsiasi attività sul verde cittadino

  • istituire subito una Commissione del Verde, come Assessore e Sindaco hanno più volte annunciato di voler fare

  • realizzare un Censimento e un Piano del Verde, attività multidisciplinare e propedeutica a qualsiasi intervento, considerando l’opportunità che il Piano del Verde si fondi sulla costituzione di una rete ecologica comunale, come avviene in molte città europee

  • prevedere un capitolo di bilancio per il Verde Pubblico

  • proteggere e valorizzare le aree cittadine ad “alta naturalità” che vanno dai popolamenti spontanei di Pinus halepensis alle formazioni relitte di macchia mediterranea

  • provvedere una volta per sempre alla piena funzionalità della Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana mediante la designazione del Direttore e l’approvazione del PAN

  • proporre una legge regionale che istituisca un albo di ditte preposte alla manutenzione del Verde con requisiti e professionalità specifiche

  • applicare e aggiornare il Regolamento del Verde comunale, e farsi promotori di un Regolamento del Verde a livello regionale, come avviene nelle altre regioni italiane.

 

E per ora ci fermiamo qui.

 

Annunciamo l’intenzione di avviare un ciclo d’incontri sul tema del Verde Pubblico cui saranno invitati cittadini, politici e tecnici.

 

Ci corre l’obbligo di ricordare sinteticamente (i lettori ci perdoneranno) l’importanza delle strutture verdi e le problematiche legate all’introduzione di alberi esotici:

 

  • le strutture arboree svolgono importanti “funzioni ecosistemiche” quali: riduzione dell’inquinamento atmosferico, riduzione delle escursioni termiche, migliore assorbimento delle acque piovane, aumento del valore degli immobili, aumento di habitat e nicchie ecologiche a beneficio della fauna, mitigazione del clima, induzione nella popolazione a comportamenti di vita salutare e sostenibile;

  • le piante esotiche non sono coevolute con l'ambiente naturale, ossia non sono in equilibrio con i fattori ambientali (clima, suolo, acqua, fauna) e hanno bisogno di una continua manutenzione, oltre al fatto che prima o poi mostrano problemi di sopravvivenza. L’inserimento di specie esotiche comporta l'introduzione di microrganismi estranei che al mutare delle condizioni ambientali possono diventare aggressivi/patologici in modo esponenziale (esempio il Punteruolo rosso). A questo proposito sono state emesse norme che vietano l’introduzione di alcuni legni esotici, responsabili di malattie, come la tracheomicosi (cancro del castagno, cipresso, platano e olmi). Nella gestione delle architetture verdi cittadine si parla di “foresta urbana” (Urban Forestry) a indicare la continuità ecologica che, grazie alle strutture arboree, si attua tra ambienti urbani (artificiali) e quelli semi-naturali e naturali. Il pensiero che la città sia un luogo avulso dagli equilibri naturali è una dicotomia tutta umana e culturale. Le piante e gli animali non conoscono i limiti amministrativi, entrano ed escono dalla città nei limiti imposti dai fattori naturali.

 

Le cause e gli effetti elencati sono indirettamente correlati al mercato in termini monetari perché strettamente connessi al benessere sociale e alla sostenibilità ambientale a lungo termine.

 

Per tali motivi la gestione del Verde Urbano richiede una corretta informazione dei cittadini e decisiva è la loro partecipazione.

 

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