“Una nazione che ha bisogno di eroi vuol dire che non ha più nulla da dare. Falcone, Borsellino, così come i ragazzi che costituiscono il ‘Comitato 7 Agosto’ di Gioia Tauro, non sono eroi, sono cittadini. Quindi attenti a usare il termine ‘eroi’ che può diventare un alibi per la maggior parte dei cittadini per tacitare la propria coscienza e giustificare il proprio silenzio per paura di subire vendette. Ciascuno invece deve riscoprire il proprio ruolo sociale e la bellezza dell’essere cittadino, il senso civico, il senso della partecipazione”.
Sono le parole che Don Aniello Manganiello, il parroco di Scampia impegnato nella lotta contro la camorra, fondatore dell’Associazione ‘Ultimi’, ha rivolto agli studenti dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara che ha ospitato il penultimo appuntamento con la 21a edizione del Premio Nazionale ‘Paolo Borsellino’. A coordinare i lavori la dirigente dell’Istituto Alessandra Di Pietro, alla presenza delle personalità e Organizzazioni che già oggi sono state insignite del Premio Borsellino, ovvero i 10 rappresentanti del Comitato ‘7 Agosto’ con Vittoria Barbalace, un gruppo di cittadini di San Ferdinando che sta portando avanti la protesta per il disastro ambientale causato dallo sversamento in mare di sostanze ecotossiche e cancerogene nel porto di Gioia Tauro; lo scrittore Mario De Bonis; Michele Corradino, Commissario dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, autore del libro ‘E’ normale, lo fanno tutti’ sulla ‘normalizzazione’ dell’illegalità e sul costo sociale ed economico della corruzione. Presenti anche Francesco Forgione, calabrese di nascita, giornalista e scrittore impegnato contro la mafia, ex Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia nazionale e Direttore della Fondazione ‘Federico II’ istituita dall’Assemblea regionale siciliana per promuovere la cultura nell’isola; Serena Cecconi, curatrice della mostra fotografica nazionale ‘L’eredità di Falcone e Borsellino’, allestita nell’aula magna della scuola, promossa dal Miur e dall’Agenzia Ansa, e membro del Comitato Paritetico Csm-Miur; Leo Nodari e Gabriella Sperandio anima e cuore del Premio stesso.
“Oggi per l’Istituto ‘De Cecco’ – ha detto la dirigente Di Pietro aprendo i lavori della giornata – è il quarto appuntamento con il Premio Borsellino e possiamo dire con i nostri ragazzi, coinvolti in un’iniziativa straordinaria, che la legalità significa operare nel quotidiano, ovvero agire ogni giorno nel rispetto di se stessi e degli altri”. A introdurre le premiazioni è stato Leo Nodari che ha innanzitutto dato la parola alla piccola Alice, appena 4 anni, “che ha partecipato nella sua scuola a un progetto di educazione alla legalità che può cominciare già dalla primissima infanzia, per la formazione della nostra classe dirigente del futuro”.
E Alice è stata protagonista, con i suoi amici di classe, di un cortometraggio ‘Siamo tutti Supereroi’, sulla figura di Falcone e Borsellino. La parola è passata a Don Aniello Manganiello, che ha presentato i ragazzi del Comitato ‘7 Agosto’, “giovani che meritano vicinanza, attenzione, approvazione per il loro impegno nel difendere la terra di Gioia Tauro, perché quando si parla di inquinamento, di devastazione, di interramento dei rifiuti, non si può tacere sulla collusione, sulla presenza devastante della criminalità organizzata. Succede in Campania con i Casalesi, e anche con il silenzio di certe parrocchie. È quello che è accaduto nel ‘Triangolo della Morte’ o ‘Terra dei Fuochi’, un termine che ha dato il nome a una legge che non ha combinato nulla, non ha prodotto gli interventi promessi, non è partito uno screening sulla popolazione, tranne quello fatto dalle Associazioni private tra cui ‘Ultimi’, ma dal Governo non c’è nulla, non ha prodotto la mappatura dei siti contaminati né dei pozzi. Quando si parla di inquinamento a sud non si può tacere sulla presenza devastante della Criminalità Organizzata che opera perché ci sono dei politici corrotti, che rendono possibile l’inserimento della criminalità stessa nella gestione dei rifiuti come degli appalti. Personalmente ho sentito il bisogno di esprimere la mia solidarietà ai ragazzi del Comitato 7 Agosto, nella Piana di San Ferdinando a Gioia Tauro, perché le loro condizioni sono analoghe a ciò che c’è in Campania. C’è uno sversamento, una devastazione, una distruzione ambientale, in una situazione in cui la mafia, la ‘ndrangheta sono presenti, agiscono, ammorbano, impongono il silenzio con la violenza, incitano alla paura, e allora prendo atto dell’esistenza di un Comitato di giovani che parla e opera nonostante un territorio che è gestito e condizionato dalla presenza della criminalità. Il loro impegno è quello di non girare la testa dall’altra parte e dimostrare che la forza della mafia sta fuori dalla mafia, sta nell’assuefazione, nell’assenza di indignazione, nel tirarsi fuori dalla partecipazione attiva. E oggi la loro battaglia comincia a produrre frutti”.
“Il Comitato – hanno detto i ragazzi di San Ferdinando cui è stato assegnato il Premio ‘Borsellino’ – nasce in una città che vive solo di turismo e in cui il turismo è stato cancellato perché qualcuno ha stuprato la nostra terra, gettando, in un canale di scolo che avrebbe dovuto raccogliere solo acqua piovana, sostanze chimiche e cancerogene, fogna e idrocarburi. Per questo abbiamo deciso di mobilitarci, pur sapendo di rischiare perché ci scontriamo con la ‘ndrangheta e con i ‘piani alti’”.
Premio ‘Borsellino’ anche a Michele Corradino, Magistrato del Consiglio di Stato, Commissario dell’Anac, autore del libro ‘E’ normale, lo fanno tutti’, “un libro che nasce da un dialogo tra due ragazzi, basandosi su intercettazioni telefoniche, un volume che rende palpabile un’amara considerazione, ovvero come oggi non si avverta più il danno sociale connesso alla corruzione: 6 ragazzi su 10 dicono che la corruzione è un normale scambio di favori, dunque c’è la normalizzazione, e si legge nei dialoghi intercettati tra imprenditori secondo i quali la corruzione è normale in tutti i paesi del mondo e in Italia qualcuno la vuole combattere. E allora il vero ruolo della scuola è spiegare ai ragazzi che la corruzione ruba il loro futuro perché annulla il merito come criterio di selezione dei migliori. E oggi è sconcertante il ruolo della famiglia nella corruzione, la famiglia che non sembra in grado di percepirne la gravità, ma piuttosto la considera ‘un giusto prezzo’. Ecco perché occorre ricordare gli eroi del nostro Paese, perché il loro sacrificio non sia stato inutile, ma ci hanno consentito di cambiare il Paese”.
Premio Borsellino allo scrittore Mario De Bonis, che ha proposto una riflessione sul tema della legalità con un monologo di Eduardo De Filippo.
“Chi si è sacrificato per noi sono persone che hanno affrontato la sfida alla mafia a viso aperto – ha sottolineato il magistrato Francesco Forgione – e allora anche noi diciamo che la maggior parte dell’inquinamento di Gioia Tauro deriva dall’azione delle cosche criminali, il porto di Gioia Tauro è nato da una maxi-tangente per ogni container che vi veniva depositato. Ognuno di noi faccia la sua parte per il ruolo pubblico o privato che ricopre. Il senso del Premio Borsellino è oggi quello di ricostruire la connessione tra la legalità e la democrazia e la partecipazione, e ricordiamo che non c’è riscatto dalla mafia senza uno Stato giusto, la corruzione sottrae diritti e futuro, e quando finalmente tutti avremo la percezione che accettare un favore è il primo passo verso la corruzione, quando ci ribelleremo, anche la politica dovrà cambiare”.
A quel punto Gabriella Sperandio ha consegnato il Premio ‘Borsellino’ anche alla dirigente Di Pietro per l’Istituto ‘De Cecco’, “per l’impegno e la collaborazione garantiti nell’organizzazione dell’evento”, e la parola è passata agli studenti del Laboratorio della Legalità che hanno rivolto le proprie domande a Don Aniello Manganiello, innanzitutto sulla paura che si prova nella lotta alla mafia o alla camorra: “Anch’io ho provato paura dinanzi alle minacce, ma ci vogliono motivazioni profonde, forti per sconfiggerla. Borsellino era un uomo profondamente cristiano, evangelico, un profeta, un innamorato di Cristo, e questo lo ha portato ad amare immensamente i suoi concittadini e quel vangelo per lui è diventato vita. Dunque coltiviamo le nostre motivazioni, i valori e gli ideali”.
E poi Scampia, “per la quale non accetto denigrazioni come ‘Gomorra’: pensiamo che Gomorra è sinonimo di irrecuperabilità – ha osservato Don Aniello -, Gomorra è stata distrutta perché non c’erano neanche 10 persone oneste, e mi auguro che Saviano abbia fatto questa riflessione quando ha scelto quel nome da cui io prendo le distanze. Perché oggi Scampia è un luogo in cui vive un esercito di persone oneste e di Associazioni che lavorano ogni giorno per affermare la legalità”.