1 giugno, presso la sala Tinozzi della Provincia di Pescara, importante manifestazione per celebrare i 70 anni dal primo voto che le donne potettero esprimere nel 1946.
Voto voluto con la forza della ragione e della consapevolezza che tutti, uomini e donne, dovevano essere protagonisti in tutti i campi della vita sociale e familiare.
Molte le donne abruzzesi, superando schieramenti politici e partitici, seppero portare avanti una giusta battaglia per l’emancipazione femminile.
Filomena Delli Castelli, insieme ad un'altra abruzzese Maria Federici parteciparono, con alle altre 19, democristiane, comuniste, socialiste e dell’Uomo qualunque, alla stesura della carta costituzionale che ha reso l’Italia Repubblica Democratica.
Queste 21 donne, pur provenendo da mondi diversi, per cultura politica, per estrazione sociale e studi, hanno contribuito a sancire i diritti fondamentali di parità per tutti, donne e uomini, di qualsiasi ceto sociale, nel lavoro, nella famiglia e nella società, sono state fondamentali, insieme alle altre sette che ne hanno fatto parte, nella Commissione Speciale dei 75 che elaborò il progetto di Costituzione
Progetto che fu, poi, discusso in aula dall’Assemblea ed approvato il 22 dicembre '47. La Costituzione Italiana fu poi promulgata il 27 dicembre dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Filomena Delli Castelli insieme a Maria Federici hanno segnato l’inizio della storia della nostra Repubblica, nell’Assemblea Costituente e alla Camera dei deputati nella prima Legislatura:
Maria Federici, che a Roma durante la Resistenza, aveva organizzato un centro d'assistenza per profughi e reduci nel 1944, è stata tra i fondatori delle ACLI, poi divenuto Centro Italiano Femminile (CIF) del quale ne fu Presidente, dal 1945 al '50.
Antonio Di Marco, Presidente della provincia di Pescara, ha chiamato affettuosamente “Le fanciulle del '46" le donne presenti nella sala Tinozzi, provenienti da cinque Comuni della Provincia, ed ha rivolto loro un augurio speciale: “A loro, che hanno lavorato al posto dei loro uomini, che hanno cresciuto da sole i loro figli negli anni della guerra, che sono state contadine, operaie, madri e mogli, e che simbolicamente rappresentano tutte le donne dell'epoca”.
Queste le “Ragazze”: Felicetta Petracca (Brittoli), Clara Savini (Cepagatti), Maria Felice Chiavaroli (Loreto Aprutino), Cristina Cavalieri (Popoli), Eugenia Di Giulio (Torre De' Passeri).
Enzo Fimiani, direttore della Biblioteca Provinciale ha parlato della storia dei 70 anni della Repubblica e del ruolo della donna negli anni che precedettero l’inizio della Repubblica Italiana.
Sara Follacchio, docente di storia e filosofia al liceo classico e storica di fama nazionale, ha raccontato del cammino delle donne verso l'emancipazione e del processo legislativo e culturale che portò al Decreto in favore del suffragio femminile.
La voce e il ricordo di Clara Perrotti Marzoli, di 106 anni, hanno emozionato i presenti che hanno potuto solo immaginare quanta forza e quanta devozione alla causa le nostre nonne hanno dovuto avere per poter votare la mattina del 10 marzo 1946.
Da alcune notizie di quel periodo, riportate su molti giornali odierni si legge:
…“le donne italiane vestirono l'abito nuovo dei giorni di festa e, per la prima volta, si misero in fila accanto agli uomini. Stringendo la scheda elettorale come un biglietto d’amore operaie e contadine, borghesi e proletarie, suore e impiegate, vissero con emozione un momento, per la prima volta nella storia del Paese, che oltre a rappresentare una conquista fu vissuto come una sperimentazione della propria autonomia”
Votarono le donne maggiorenni, che avevano compiuto 21, anni insieme agli uomini che non votavano dal 1924. Con quel voto raggiunsero anche un altro importante traguardo: essere elette alle cariche politiche amministrative.
Il 2 giugno 1946 tutti gli italiani, uomini e donne, furono chiamati ad esprime un voto importante per il referendum nazionale per poter scegliere tra Monarchia e Repubblica, le donne votarono anche per le elezioni della Assemblea Costituente ed eleggessero 21 parlamentari donne.
Oggi che cosa e qual è il ricordo di quelle donne che stringevano il certificato elettorale come un biglietto d’amore?
Molto, purtroppo, è stato dimenticato e molta distrazione porta oggi a non comprendere quanto sia importante che i cittadini, uomini e donne, partecipino compatti alla vita sociale.
Le donne, che lottarono per una giusta parità di voto, erano quelle che avevano continuato ad accudire la famiglia, lavorare i campi, andare nelle officine e fare, senza batter ciglio, tutti i lavori che fino a prima del conflitto era ad appannaggio degli uomini, e non solo, furono partigiane e lottarono per la libertà con un ingrediente che le ha sempre contraddistinte nella vita: l’amore.