Tremila alpini abruzzesi da venerdì hanno raggiunto Asti per l’89esima Adunata Nazionale in programma dal 13 al 15 maggio. Il solito e preannunciato 'esodo' è di particolare importanza per gli stessi abruzzesi, quest’anno arricchito da un'ulteriore valenza: l’evento, infatti, segue lo straordinario successo dello scorso anno, quando circa 300mila persone riempirono L'Aquila.
Lo conferma il Presidente A.N.A. Abruzzi Giovanni Natale: "Una grande partecipazione di alpini. Dall'Abruzzo siamo sicuramente più di tremila: una bella carovana. Alcuni sono partiti giovedi notte, altri venerdi, per ritrovarci tutti qui ad Asti". Una manifestazione particolarmente sentita a cui tutti gli alpini tengono a partecipare: sui circa 11mila iscritti alla Sezione Abruzzi dell’A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini), i tremila sono giunti ad Asti dopo un estenuante viaggio di 700 km con pullman, camper, autobus, per quello che rappresenta il più importante appuntamento annuale per le penne nere di tutta Italia.
La Regione Abruzzo, anche per un simbolico passaggio di consegne, è presente in Piemonte in veste ufficiale con il Sottosegretario con delega alla Protezione Civile Mario Mazzocca, frequentatore delle adunate nazionali fin dal 1989 quando la scelta cadde su Pescara, invitato all’uopo dal Presidente Sergio Chiamparino.
"Un evento - interviene il Sottosegretario - a me particolarmente caro poichè denota ancora una estrema capacità di unire i cuori, gli animi e le menti e di elidere, almeno per tre giornate, le divisioni spesso laceranti a cui il popolo italiano è continuamente sottoposto". "In tali occasioni - continua Mazzocca - amo ricordare il lascito culturale di una figura storica come Cesare Battisti. Idealista, romantico, sempre coerente, abbracciò sin da giovane gli ideali patriottici che, affiancati ed integrati al suo credo socialista, lo portarono a battersi in prima persona per l’autonomia del Trentino, per la difesa delle rivendicazioni operaie, per i diritti della minoranza italiana trentina e giuliana. Espressione di un amore sconfinato, oggi forse poco comprensibile, per la propria terra e per la propria gente, di un senso del dovere estraneo all’odierno mondo edonista, una tensione ideale a quel necessario sacrificio per l’Italia. Un lascito che, più o meno consapevolmente, si ritrova in moltissimi alpini quantomeno per l’aspetto più propriamente umano, "una grande famiglia armoniosa dove la persona prevale sul militare, forgiata in un comune amore: la montagna"".