Non ha fondamento la notizia, che viene rilanciata in questi giorni dall’on. Gianni Melilla per un verso e da altri esponenti del dibattito pubblico regionale, secondo cui si starebbero perdendo 8,7 di euro di contributi previsti dallo Stato per la fusione, pari ad una quota annua del 20% dei trasferimenti erariali attribuiti ai comuni oggetto di fusione nell’anno 2010.
Tale tesi, che viene propagandata dai promotori del referendum e contenuta anche nello studio di fattibilità , è infatti smentita dal decreto del Ministero dell’Interno emanato il 21 gennaio 2015, che stabilisce che tali contributi vanno attribuiti ai Comuni nei limiti delle disponibilità del fondo appositamente istituito e con un tetto massimo di 1,5 milioni di euro l’anno per ciascuna singola fusione, indipendentemente dalla dimensione demografica dei comuni.
Ciò premesso, si ribadisce l’impegno del Presidente della Regione, che il 7 febbraio ha depositato le sue proposte di legge per l’istituzione della Nuova Pescara, per dare attuazione al referendum del 25 maggio 2014, avendo a cuore l’impatto positivo su cittadini e imprese, attraverso l’allineamento dei linguaggi giuscontabilistici, informatici e amministrativi, con decorrenza dal 1° gennaio 2019, prevedendo un tempo per l’integrazione dei comuni assolutamente ragionevole.
Oltre all'eventuale contributo nazionale, la cui entità è quella stabilita dal decreto del Ministero, va calcolato il costo in termini di appropriatezza, efficacia ed efficienza dei servizi erogati, e non è consentito agli amministratori scaricarlo sugli amministrati. Ed è per questo che il processo di fusione deve avvenire nei tempi adeguati e con il necessario coinvolgimento dei Comuni. Non un euro sarà perso a vantaggio delle comunità e non un costo sarà pagato dai cittadini. Fare bene è l'unico modo perché questo non accada.