8 marzo 2016, ancora una volta ricorre la FESTA DELLA DONNA e ancora una volta alle donne sorgono dubbi sul significato che oggi ha tale festa.
Molti hanno dimenticato il vero motivo che ha questa data per la ricorrenza, non è legata certamente all’incendio nella fabbrica Cotton o la Triangle, ma ad una vera rivoluzione fatta dalle donne nel 1917 chiamata appunto “rivoluzione russa di febbraio”
Fu proprio questo evento che spinse le delegate alla Seconda Conferenza Internazionale delle donne Comuniste a Mosca a ricordare l’8 marzo come la Giornata Internazionale dell’Operaia.
In Italia la “Giornata della Donna”, cominciò nel 1922, ma effettivamente ebbe inizio dopo la guerra nel 1945 nelle zone liberate dal fascismo.
L’Unione delle Donne Italiane era formata da donne di vari partiti quali PCI, PSI, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del lavoro.
Dal 1946 ad oggi l’8 marzo è dedicato alla Festa delle Donne e, a parte i riferimenti storici che hanno portato a stabilire per l’8 marzo la Festa della Donna, il simbolo della rinascita, come il fiore che sboccia ai primi soli primaverili, fu ed è la mimosa.
Oggi come è vista questa ricorrenza?.
Dal 1946 ad oggi molte cose sono cambiate sia in positivo sia in negativo.
Positivo perché sempre di più si è presa coscienza del ruolo che la donna ha nella società, negativo è perché per un piccolo passo in avanti molti passi indietro si fanno non realizzando quanto stabilito dalle regole e dalle leggi.
Basti pensare dell’uso che oggi si fa di questa ricorrenza, dimenticando di quanto le nostre nonne e le nostre mamme hanno sofferto per realizzare piccoli passi di civiltà e di progresso nella società, facendo valere diritti a loro sconosciuti.
Uno di questi fu il diritto al voto che già le suffragette in Inghilterra e in America rivendicavano facendosi anche arrestare.
Le donne italiane hanno lottato e combattuto e nella Costituente sono state presenti per redigere la grande carta della Costituzione.
Ma perché in questi ultimi anni la ricorrenza è stata svilita? Come mai molte hanno pensato che la festa si poteva godere solo con scorrazzate serali e tristi spogliarelli maschili?.
Perché si è persa la memoria della lotta e della speranza?
Difficile rispondere a questa domanda, troppe cose sono intervenute dal dopoguerra ad oggi.
Le donne si sono assuefatte, perlopiù ad una vita “femminile” da Angelo del Focolare con un marito da sposare per sistemarsi.
Fortunatamente uno scossone è stato dato dal femminismo e dal ‘68.
Ma questi eventi sono stati ben presto demonizzati anche per la nascita del terrorismo di vari colori politici.
Le femministe sono state demonizzate così come lo erano state le streghe.
Si è perso il vero credo del femminismo: la liberazione della donna che si basava sulla rideterminazione dei diritti civili di tutti e della rivendicazione dell’essere donna con tutto il diritto del riconoscimento del proprio sesso naturale.
Tutto fu frainteso e sovvertito dando informazioni non sempre vere e ripristinando un “ordine” molto comodo per mettere a tacere le donne che “ chi credono di essere e poi che cosa vogliono?
Oggi fortunatamente, un po’ di ordine nei diritti è stato fatto e le giovani donne comprendono che bisogna uscire da una gabbia che ha la porta aperta, ma che non si riesce ancora ad imboccare.
Perché una gabbia con la porta aperta? Perché le leggi ci sono, prima fra tutte la Costituzione che recita nell’art. 3:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Quindi parità di genere, uomini e donne di qualsiasi estrazione sociale, cultura e religione devono essere uguali davanti alla legge.
E allora perché continuiamo a dire che le donne devono rivendicare i loro diritti? Se questi sono costituzionalmente sanciti non vanno rivendicati vanno affermati.
Si rivendica quello che non è stato dato si afferma quello che già esiste.
Ma la parità di genere è ancora un’illusione, nelle Giunte Comunali e Regionali non esiste.
Anche il triste regolamento delle quote rosa, che non viene comunque rispettato, non porta a questa affermazione.
Perché regolare l’ingresso nella politica delle donne?
Si è pensato, a livello governativo, che forzare l’ingresso con quote e percentuali potesse favorire le donne per essere elette.
Non è così, molte donne non si propongono politicamente perché pensano di non averne le possibilità sia economicamente sia per l’organizzazione della famiglia.
Quello che manca è la coscienza da parte degli uomini, che fino ad oggi hanno comandato politicamente e dentro la famiglia, di capire che la donna che si impegna fuori dalla famiglia non la abbandona ma porta nella società la propria esperienza facendola progredire.
E, come un boomerang, se la società progredisce ne beneficia anche la famiglia.
Oggi le donne sono impiegate nel lavoro per il 48% del totale, ma la Comunità Europea ha fatto una proiezione di aumento al 70% per il 2020. Ma come potrà essere possibile arrivare a tale percentuale se le donne non riescono, pur avendone le competenze, a lavorare?.
In tutto il Paese e n tutto il mondo è sempre più forte la consapevolezza del ruolo delle donne che debbono avere in tutti i campi dello sviluppo.
La rabbia e la cattiveria, che molti uomini manifestano, con varie scuse religiose o di strane e desuete tradizioni, uccidendo, stuprando e schiavizzando le donne, hanno creato un fenomeno chiamato femminicidio.
Il termine è forte e, anche se non proprio corretto per la nostra lingua, ben chiarisce il fenomeno e in tutto il mondo ,dall’Europa, dall’Africa e dall’America Latina, donne di tutte le estrazioni sociali rischiano la loro vita per rivendicare una condizione di vita dignitosa un lavoro e soprattutto la libertà.
La libertà ed il libero arbitrio sono alla base della lotta per l’affermazione dei diritti dovuti alle donne.
Malana, la giovane donna pakistana insignita con il premio Nobel per la pace, in un’intervista ha dichiarato: ”Gli estremisti hanno paura dell’istruzione, dei libri e delle penne. Hanno paura del potere dell’istruzione. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa, ma i loro proiettili non mi ridurranno al silenzio. L’istruzione è un diritto di tutti, anche per i figli e le figlie dei talebani”.
Malana è una delle tante guerriere che hanno infranto il soffitto di cristallo.
Anche la grande donna scienziata Rita Levi Montalcini ha dichiarato che le donne, che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla, se non la loro intelligenza.
La Carta delle donne del Mondo, coinvolge le donne di tutto il mondo, e gli Stati Generali delle Donne hanno prodotto tale documento che in 16 punti definisce e codifica tutti i diritti che le donne devono affermare.
Molti Comuni italiani lo hanno sottoscritto e tanti altri ancora lo faranno.
Le donne vogliono l’amore, la carriera, la bellezza, la felicità delle propria famiglia e di tutta la società.
Le donne sono portatrici di vita e danno la vita anche solo con l’amore verso gli altri.