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Raffica di furti nell'area di Montesilvano

La redazione
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«Mi rivolgo ai ladri che sono venuti a rubare a casa mia: avete sottratto l’urna con le ceneri di mio marito, pensando forse che fosse una piccola cassaforte. Vi prego di farmela riavere, sono pronta anche a offrire una piccola ricompensa a chiunque me la riporterà».

È il sentito appello di M.S., 52 anni, che sei anni fa ha perso il marito per un malore improvviso e oggi lo piange per la seconda volta. «È come se ce lo hanno portato via  di nuovo, è stato terribile scoprire che l’urna non c’era più».

Si tratta di un’urna in legno a forma di parallelepipedo, lunga circa 25 centimetri e alta venti. «È di legno chiaro, giallino, martedì pomeriggio quando sono venuti i ladri stava sul comodino in camera da letto.», va avanti la professionista che si pente di non avere una foto dell’urna per arricchire l’appello che arriva da via Isonzo, una delle strade prese di mira dai ladri che martedì pomeriggio a Montesilvano hanno saccheggiato altre cinque abitazioni. Un assalto messo a punto evidentemente da una stessa banda divisa in batterie e specializzate in furti di soldi e oro. Via Isonzo, via Lama, via del Borgo, via Chiarini: è questa la mappa dei colpi messi a segno l’altro ieri più o meno con la stessa tecnica, come racconta un’altra vittima, F.T. a cui hanno portato via oro per un valore di oltre cinquantamila euro oltre a con tanti pari a 5mila euro.

«Erano gli incassi del negozio che ancora non versavamo», riferisce esasperato il padrone di casa, «mio figlio è usci to verso le 16,30 e quando mia moglie è tornata alle 19 ha trovato il macello. Ma probabilmente se sono poi scappati», ipotizza il residente di via Chiarini, «è perché in una stanza, dove non sono entrati, ho un pappagallo che con voce praticamente umana ripete “papà vienimi a prendere”. Probabilmente come ha sentito dei ru mori il papagallo ha parlato e loro sono scappati. Ma dopo che mi avevano ripulito la casa anche dei due orologi antichi, di oltre cento anni, che conservavo dei miei nonni».

 

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