Il Cenacolo Michettiano ancora una volta fa parlare dell’Abruzzo, oggi alla presenza di Vittorio Sgarbi.
Si apre oggi 8 dicembre la mostra dedicata a Costantino Barbella nelle sale di Villa Urania. Scultore di rilievo internazionale tra il 1800 e 1900, è ritenuto da Vittorio Sgarbi:
“interprete della dimensione poetica della scultura abruzzese. Un bravo artista del mondo antico, che tratta temi limitati ma ricchi di poesia, di richiamo al mondo delle piccole cose e ad un’epoca perduta”.
Espressione del territorio e figlio del suo tempo, Barbella insieme a D’Annunzio, Michetti e Tosti diventarono il volto dell’identità abruzzese, tanto che per celebrare questo connubio la Fondazione Paparella ha scelto come copertina della mostra, il ritratto di Barbella eseguito da Michetti nel 1888.
Secondo il critico Vittorio Sgarbi, a differenza di tutta la produzione scultorea barbelliana legata alle donne nei campi, ai canti d’amore del mondo contadino, alla dolcezza amorosa del mondo pastorale, due sculture staccano l’artista dal territorio: “La morte” del 1875 dalla drammaticità espressiva che richiama i suoi contemporanei europei ed “Ebrezza” del 1912, scultura dannunziana lontana dall’ingenuità pastorale.
È stata quindi una figura artistica di pregio oscurata dall’irrompere delle Avanguardie dopo la sua morte, sebbene alcune sue opere siano state acquistate da prestigiosi musei internazionali come il Louvre, l’Hermitage, il Reina Sofia, il Museo di Capodimonte e altri ancora.
Attraverso le opere esposte a Villa Urania è possibile oggi ripercorre l’evoluzione artistica di Barbella, dal Cenacolo Michettiano, al periodo ritrattistico fino a quello Liberty di fine ottocento parigino, da cui si evince come l’artista non scolpisse dal vero ma in studio, cogliendo prima la freschezza delle emozioni attraverso il disegno e fissandole dopo in un’immagine plastica.