“Oggi più che mai le dimissioni del sindaco Alessandrini sono obbligatorie e necessarie per ristabilire un clima di sincerità e di serenità a Pescara. Sin dal primo giorno ho sollevato dubbi e sospetti su quell’ordinanza-fantasma di divieto di balneazione datata primo agosto; oggi si è scoperto che avevo ragione, l’ordinanza è stata scritta solo il 3 agosto. Dunque il sindaco Alessandrini ha mentito almeno due volte: la prima quando ha falsificato la data di quello che è un documento di legge ufficiale; la seconda quando ha vergognosamente tentato di infangare anche me, peraltro in mia assenza, attribuendomi comportamenti che mai ho osato neanche immaginare in tutta la mia vita di amministratore, oltre che nella vita personale. Oggi pretendo le scuse del sindaco Alessandrini, ma soprattutto l’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ pretende le dimissioni sue e di tutta quella maggioranza che continua a sostenerlo in un colpevole silenzio”. A dirlo è l’avvocato Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’, il primo che lo scorso 30 luglio ha sollevato l’emergenza inquinamento a fronte della rottura della condotta principale di via Raiale, fronteggiando le polemiche del vicesindaco Del Vecchio che, ha ricordato Fiorilli “ha subito tentato di gettare acqua sul fuoco e sminuire la portata di quello che si sta rivelando un ciclone che sta travolgendo l’intera amministrazione Alessandrini”.
“La notizia odierna non fa altro che confermare quei sospetti iniziali, presto divenuti una certezza, oggi asserita anche dai magistrati – ha affermato Fiorilli -. Di fronte all’emergenza balneazione il sindaco Alessandrini non ha fatto nulla: non ha allertato la popolazione, non ha fatto un’ordinanza per impedire alla gente di farsi bagno e tuffi, non ha fatto installare i cartelli di divieto sulle nostre spiagge e, cosa peggiore, ha mentito. Il 7 agosto in Commissione Vigilanza al Comune ha asserito di aver scritto il primo agosto, dunque quattro giorni dopo lo sversamento in mare di 30milioni di litri di liquami, l’ordinanza di divieto di balneazione, ma poi di aver deciso di non renderla pubblica, ossia non comunicarla alla popolazione, di non pubblicarla sull’albo pretorio, quindi di non dargli efficacia, tanto era sicuro che poi i livelli di feci nel mare sarebbero scesi, questo perché al corrente dell’uso dell’acido peracetico per disinfettare le acque. Subito abbiamo sollevato dubbi sull’autenticità di quell’ordinanza che non aveva senso né valore, un’ordinanza che ci è sembrata più una pezza a colori che altro. Il sequestro dei computer e dei cellulari di due dirigenti comunali ci ha fatto capire che i sospetti non erano solo i nostri. E oggi Alessandrini è stato costretto a confessare dinanzi al magistrato, dinanzi al quale ha pure tentato di continuare a mantenere il gioco, ma alla fine, dinanzi all’evidenza dei fatti, è crollato: Alessandrini non ha mai scritto l’ordinanza il primo agosto, ma l’ha fatta il 3 agosto, e solo per tentare di sopire il polverone sollevato da me e dalle altre forze politiche di opposizione, e poi si è inventato un bel castello di menzogne che dinanzi al magistrato si è miseramente frantumato. E tutto questo è doppiamente grave, primo perché chi amministra può sicuramente sbagliare, ma solo se lo fa in buona fede e chiede scusa alla città. E questo non è certamente il caso di Alessandrini che pure nell’aula consiliare del Comune ha accusato il centro-destra di volerlo spodestare da una carica conquistata a suon di voti, e di aver innescato la ‘macchina del fango’ contro la sua persona.
E mentre pronunciava quelle parole lui già sapeva di aver mentito alla città e di aver tradito quel patto di fiducia che è alla base di ogni buona amministrazione. Poi, peggio ancora, in mia assenza ha cercato di trascinare la mia persona nel suo fango, affermando che anch’io, nel 2012, avrei avuto il suo stesso comportamento, cosa smentita dai fatti: oggi chiedo al sindaco Alessandrini le sue scuse pubbliche. Ma non basta: credo che siano ancora tanti gli aspetti su cui investigare in questa torbida vicenda dell’emergenza balneazione – ha insistito l’avvocato Fiorilli -. Il sindaco Alessandrini dice di aver ‘condiviso le sue scelte sulla vicenda’: a questo punto chiediamo di sapere qual è stato nello specifico il ruolo del vicesindaco Del Vecchio in tutta la vicenda, lo stesso vicesindaco, anch’egli già indagato, che per giorni ha affermato che i cartelli di divieto di balneazione erano stati installati, ma erano stati rubati. Oggi sappiamo che anche questa è una menzogna: non esisteva un’ordinanza quindi perché avrebbero dovuto installare dei cartelli? Qual è stato poi il ruolo dell’Arta che, a mia precisa istanza di ripetere le analisi sulla qualità delle acque del mare a fronte della rottura della condotta di via Raiale del 28 luglio, ha screditato le mie parole, sostenendo che l’Arta può fare i prelievi solo nei giorni stabiliti nel calendario regionale. In realtà abbiamo poi scoperto che le analisi le aveva già ripetute il 29 luglio, che i risultati erano stati disastrosi, ma anche l’Arta ha taciuto. E qual è stato il ruolo di quella maggioranza Pd ciarliera che, nell’indifferenza più totale, ha permesso che accadesse una simile emergenza, anzi si è lanciata in una difesa sperticata del sindaco, a partire dal capogruppo Pd Presutti. E infine, perché il sindaco ha mentito? Quali interessi, e di chi, stava proteggendo? Nell’attesa di trovare le risposte alle nostre domande, l’Associazione ‘Pescara – Mi Piace’ chiede che oggi stesso una compagine di governo politicamente incapace, con il sindaco Alessandrini e la sua giunta, rassegni le proprie dimissioni”.