AMMI Donne per la Salute, in collaborazione con l’Ordine dei Medici di Pescara riuniti in convegno, ha parlato del ruolo dei medici e di tutto il personale infermieristico nella cura del paziente che, troppo spesso, usa modi e metodi assalitori contro chi si prende cura di lui. Le cronache ci narrano di assalti, contrasti e addirittura delitti contro chi presta il proprio lavoro per la cura delle persone.
Il convegno dal titolo Ritroviamo il rispetto per chi ha cura di noi, ha avuto come lift Motiv il rapporto medici pazienti. La nostra società è passata dal medico di famiglia, che entrava nell’intimità delle famiglie, come il curatore dello spirito e del corpo, a medici, che per vari motivi, non riescono più a creare quell’intimità e simbiosi con il paziente.
Che cosa ha contribuito a cambiare il primitivo rapporto medico paziente? Certamente non il sistema sanitario italiano che ha dato la possibilità di curare tutti, ma sicuramente la mancanza di cultura del rispetto che esacerba gli animi creando situazioni difficili da gestire. È del rispetto che ha parlato la dott. Maria Assunta Ceccagnoli, Presidente dell’Ordine dei Medici di Pescara.
Ceccagnoli ha ripercorso lo scenario attuale di questa difficile situazione in cui gli organi di informazione, i giornali i quotidiani e le riviste di settore, con significativa frequenza, riferiscono episodi di violenza contro il personale sanitario. Ma la domanda principale è: noi oggi abbiamo il rispetto per chi cura?
Ma il rispetto quando si apprende e chi lo insegna? Il rispetto si impara in casa con l’esempio dei genitori che per prima cosa devono adottarlo verso i propri familiari. Dalla famiglia si esce consapevoli dell’altro e del lavoro che esso svolge.
Nel campo lavorativo della sanità , ha continuato la dott.ssa Ceccagnoli, sono stati evidenziati quattro tipi di violenza sul luogo di lavoro secondo la relazione tra il suo autore e il luogo di lavoro.
Quindi potrebbe essere un paziente, un visitatore, un fornitore o un lavoratore che hanno una relazione personale con chi presta la propria opera, ma nessun legame con il luogo di lavoro.
Ma la colpa della violenza è sempre da parte dell’utente oppure i medici e il personale sanitario tutto che non fanno la loro parte per mettere veramente al centro i Valori e il Senso della Professione?
La cronaca narra dei pronto soccorsi dove persone sostano anche per 24 ore prima di essere ricevuti da un medico che, troppo spesso, ha perso l’empatia con lui sia per stanchezza sia per una scarsa formazione sulla comunicazione personale. Colpite dalla violenza sono di più le donne, i più giovani e gli infermieri
Secondo quanto stabilito nel Dlgs 81/20008, testo unico sulla sicurezza, i datori di lavoro devono rispettare gli obblighi in materia di tutela e salute nei luoghi di lavoro e quindi, nello specifico, la salute dei lavoratori della sanità in relazione al rischio aggressione.
Considerando difficile la soluzione tout court del problema bisogna continuare con la formazione del personale medico e infermieristico non solo dal punto di vista professionale, ma anche con corsi di formazione sulla comunicazione verbale e non verbale mirati alla rivalutazione del ruolo che devono assolvere.
L’avvocata Stefania Trozzi ha parlato di quelli che possono essere gli interventi fattibili dal punto di vista legale
L’avvocata Trozzi ha parlato del vecchio codice Rocco, tuttora vigente, che negli anni e secondo le necessità , ha subito molti interventi da parte del legislazione, rendendo a volte difficile l’applicazione.
Vari interventi del legislatore fino a quello del 2024 che ha stabilito le pene per le lesioni gravissime che vanno fino a 16 anni di carcere con aggravanti per le sanzioni amministrative se perpetrate a danno dei professionisti socio sanitari.
L’importante sarebbe applicare in toto la legge istituendo presidi di polizia all’interno delle strutture sanitarie.
Anche il reato di danneggiamento delle strutture sanitarie comporta una pena carceraria o amministrativa con il risarcimento del danno o ancora con la prestazione di lavori socialmente utili.
Ma il problema più grande è proprio l’applicazione delle pene carcerarie, dato il sistema che vede un affollamento delle stesse, che non consente altri ospiti nelle strutture esistenti. Quindi, lo Stato italiano non può permettersi la detenzione per reati del genere scegliendo l’applicazione di pene alternative con i lavori socialmente utili o se previste pene pecuniarie.
Altro importante intervento della dott. Giuseppina D’Intino, Medico legale componente dell’osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie del Ministro della salute.
La dott. D’Intino ha illustrato i vari componenti della ONSEPS che,a vario titolo, tutelano e verificano i diritti e i doveri dei medici e degli operatori sanitari tutti, per la sicurezza personale durante l’espletamento del loro lavoro.
L’osservatorio si compone di strutture a grappolo di competenza territoriale con componenti che operano in tutti i campi lavoratici e sindacali.
Tutti gli interventi sono stati abilmente presentati e condotti dalla Presidente dell’AMMI, Donne per la salute, Gemma Andreini che ha voluto ricordare e narrare, anche con esperienze personali, quanto sia difficile, per chi si rivolge alle strutture sanitarie, avendo problemi di salute, mantenere un comportamento umile e remissivo. Che si rivolge ad una struttura sanitaria ha problemi che generano paure e ansie sia nella stessa persona ammalata sia nei familiari che la accompagnano. Non è sempre facile rimanere impassibili a lunghi tempi di attesa, a impossibilità di essere ascoltati e a sostare, anche in modo scomodo e poco igienico, in sale di attesa troppo affollate. Queste ansie e paure sono poi la base di azioni violente che danneggiano tutti: ammalati, medici e infermieri.
Molti gli interventi degli ospiti convenuti che hanno confermato con le loro esperienze quanto sia importante cambiare questa situazione di disagio prendendo anche ad esempio uguali strutture poste in altre regioni italiane che assolvano al meglio il loro obiettivo di tutela della salute sia degli utenti sia del personale sanitario.