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“Fragili Assenze”: Marcello Specchio e Violetta Mastrodonato espongono all’Aurum

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Inaugurata giovedi 11 dicembre alle 18:30 all’Aurum di Pescara, si è chiusa ieri una interessante mostra d’Arte contemporanea degli artisti Marcello Specchio e Violetta Mastrodonato.

Il titolo della mostra, presentata da Massimo Pasqualone e Nicoletta Di Gregorio e documentata da un ottimo catalogo, è “Fragili Assenze”, che sintetizza anche nel titolo le due anime dello stesso evento.

Da una parte abbiamo le “Assenze” di Marcello Specchio, “profeta del sentimento della vigilia” (Massimo Pasqualone), che con le sue opere attrae l’attenzione su quello che appare all’interno dell’ ”area del non quotidiano”, e quindi dei sogni, dei ricordi, dei progetti, dove la donna è soggetto predominante della sua ricerca stilistica: donna “misteriosa”, che ricalca il “mistero della vita”, donna come mamma, come “mamma di latte”, come fidanzata, amante, compagna attuale, con la quale egli fa un percorso di vita e d’arte.

Dall’altra abbiamo Violetta Mastrodonato, la cui ultima produzione artistica si può sintetizzare nel titolo stesso che lei ha voluto dare alle opere esposte e cioè “Fragili pieghe di carta”. Non è tanto l’aver usato nei suoi lavori fragili mezzi come la carta velina o la foglia d’oro, quanto l’aver riproposto alle nostre coscienze la fragilità della condizione umana, con le sue brutture esistenziali, la sua precarietà sintetizzata in  una spietata installazione effetto mummia sulle “morti di Lampedusa”, che scuotono o dovrebbero scuotere le coscienze. Insomma, un’arte di denuncia sociale, com’è nello spirito di un’artista impegnata nel quotidiano a “sporcarsi le mani” affrontando le tematiche del male, della sofferenza, della disperazione, del dolore della condizione umana, anelando alla pace universale, alla condivisione, allo strare insieme. L’artista fa questo attraverso la via dell’arte, della bellezza, del convergere verso temi, messaggi, valori di riscatto rispetto alle attuali problematiche universali.

Marcello e Violetta hanno unito i loro saperi pittorici, di qui “Fragili Assenze”, con due anime di una stessa persona, come testimoniano i lavori realizzati a quattro-mani. “Ne nasce una alchimia strana, una osmosi che consente loro  di esprimere una cifra stilistica, indipendentemente l’una dall’altra, creando qualcosa di molto armonico, armonia che viene da un amore per l’arte, un amore per la vita. Essi rappresentano nell’arte ciò che provano quotidianamente: l’amore che è nella loro coppia. Tante le ansie, le negatività che hanno un riscatto nell’arte” (Nicoletta Di Gregorio).

La loro arte sembra dirci di “non abituarsi mai al male” perché il vero male è la disperazione, cioè il non confidare in Dio comunque lo possiamo concepire. E di qui la “farfalla” di Violetta nella sua installazione, che sembra non aspettare altro che librarsi in cielo e abbandonare il mare della disperazione.

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